Assegno per i figli fino a 21 anni ridotto a 200 euro: il nodo delle risorse

Assegno per i figli fino a 21 anni ridotto a 200 euro: il nodo delle risorse
Assegno per i figli fino a 21 anni ridotto a 200 euro: il nodo delle risorse
di Giusy Franzese
Venerdì 3 Luglio 2020, 00:01 - Ultimo agg. 11:13
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Un sostegno economico che andrà a tutte le famiglie per ogni figlio dalla nascita, anzi ancora prima ovvero dal settimo mese di gravidanza, fino al compimento del 21esimo anno d’età, al di là della situazione economica. Un sussidio che potrebbe arrivare a diverse centinaia di euro al mese. Naturalmente i nuclei più poveri avranno di più. Con l’approdo all’aula della Camera della proposta di legge delega a firma Delrio e Lepri inizia a prendere corpo l’assegno unico e universale: uno dei pilastri del Family Act approvato dal governo lo scorso 11 giugno, che punta a dare sostegno alle famiglie, alla natalità, e al lavoro femminile.

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I REQUISITI - L’assegno unico mette ordine nella giungla di sussidi attuali, accorpandoli. Spetterà per ogni figlio fino al compimento del 21esimo anno d’età. E potranno richiederlo non solo i cittadini italiani, ma anche gli stranieri Ue ed extra Ue purché rispettino cumulativamente quattro condizioni: avere il permesso di soggiorno (per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale); pagare l’Irpef in Italia, senza limitazioni; vivere con i figli a carico in Italia; essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale.

L’ENTITÀ - Nel passaggio dalle commissioni all’aula, il testo della norma ha però “perso” un’indicazione rilevante: l’entità dell’assegno, che nella versione originaria arrivava fino a 240 euro a figlio. Stavolta invece non ci sono cifre. «Stiamo facendo i conteggi anche in base alla riforma fiscale. In una prima simulazione si era fatta l‘ipotesi di una cifra tra i 200 e i 250 euro, ma bisogna avere la certezza che sia una cifra che non faccia perdere denaro a nessuna famiglia». Su questo punto anche il relatore Stefano Lepri è netto: «L’obiettivo finale è quello di ampliare la portata e gli interventi a sostegno delle famiglie con figli a carico. Nessuno degli attuali beneficiari riceverà meno di oggi». Nessuna cifra ufficiale quindi, che arriverà con i decreti attuativi (da emanare entro 12 mesi) una volta individuate le risorse finanziarie da dare in dote alla misura. Accorpando gli attuali sostegni, infatti - dalle detrazioni per i figli a carico al bonus bebè agli assegni per i nuclei familiari fino ai contributi per gli asili nido - sono a disposizione 15,5 miliardi di euro. Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, per fare in modo che nessuna ci perda e che magari qualcuno ci guadagni ci vorrebbe un terzo in più rispetto alla spesa storica, ovvero tra i 6 i 7 miliardi. In attesa di trovare le coperture finanziarie, anche per evitare rilievi della Ragioneria dello Stato, si è scelto di non indicare la cifra dell’assegno nella legge delega. Le intenzioni però sarebbero quelle di avvicinarsi al modello tedesco che fissa l’asticella a 200 euro per le famiglie con l’Isee più basso, con una seconda fascia intorno ai 180 euro e una terza fascia più bassa. Sarà comunque prevista una clausola di salvaguardia: se qualche famiglia a conti fatti ci perde, continuerà a prendere quanto ottiene oggi con il cumulo dei vari sussidi.

LE MAGGIORAZIONI - A ogni modo i decreti attuativi dovranno prevedere due maggiorazioni: una dal terzo figlio in poi (non ancora quantificata); l’altra, tra il 30 e il 50%, per i figli disabili a carico per i quali è previsto anche il mantenimento dell’assegno dopo il 21esimo anno d’età. Per i maggiorenni under 21 (ancora a carico dei genitori) la cifra base sarà comunque più bassa rispetto a quella per i minorenni e si prevede possa essere corrisposta direttamente al ragazzo «per favorirne l’autonomia». L’assegno unico è cumulabile con il reddito di cittadinanza. In caso di separazione l’assegno spetta al genitore affidatario e, in caso di affidamento congiunto o condiviso l’assegno è ripartito, in mancanza di accordo, al 50% tra i genitori.

Il nuovo testo infine chiarisce che l’erogazione potrà essere cash (per gli incapienti) o come credito d’imposta.

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