Quella stanza, al sesto piano dell'ospedale Regina Margherita di Torino, dove c'è il reparto di Cardiochirurgia pediatrica, era diventata la sua casa. Con una cicogna sulla porta, i disegni appesi alle pareti e le macchinine ordinate sotto il letto. Giacomo, tre anni, ha trascorso lì 520 giorni. Affetto da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa, viveva attaccato a un piccolo cuore artificiale. Sino all'altro giorno quando la donazione di un organo compatibile e il trapianto gli hanno restituito una vita normale. «In un bimbo di pochi anni, con il torace molto piccolo, il cuore artificiale viene posizionato all'esterno.
LEGGI ANCHE....> Una protesi all'aorta da sveglio: il primo intervento a Torino
E dev'essere monitorato quotidianamente - spiega il professor Carlo Pace Napoleone, direttore della Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita - Ecco perché Giacomo ha vissuto da noi. Festeggiando compleanni, indossando buffi occhiali da sole gialli e scorrazzando per il reparto con una moto elettrica. Medici e infermieri hanno fatto in modo che la sua degenza fosse serena, come se fosse figlio loro». Quanto possa resistere un cuore artificiale su un bambino di quella età, nessuno lo sa. Le complicazioni e i rischi sono elevati. Nei giorni scorsi, però, per Giacomo è arrivato un cuore nuovo da Bergamo.
Donna operata al cuore a Salerno: i medici trovano una valvola impiantata da Christiaan Barnard 50 anni fa
Trapianti, scoperto il gene che provoca il rigetto: si potranno ridurre i casi di incompatibilità
«Grazie a quei genitori altruisti e generosi che, in un momento drammatico come la morte di un figlio, hanno deciso di donare gli organi e di dare un'opportunità ad altri bambini». Mamma Maria continua a ripeterlo. E un appello lo lancia anche il dottor Pace Napoleone: «La cultura della donazione è cultura di vita. In Italia ci sono 70 bambini all'anno in lista d'attesa per un trapianto: per loro la donazione è l'unica opzione».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout