Battisti confessa, mossa per evitare l'ergastolo: tra 12 anni potrebbe uscire

Battisti confessa, mossa per evitare l'ergastolo: tra 12 anni potrebbe uscire
Battisti confessa, mossa per evitare l'ergastolo: tra 12 anni potrebbe uscire
di Cristiana Mangani
Martedì 26 Marzo 2019, 08:35 - Ultimo agg. 14:34
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Ha barato per 37 anni, professandosi innocente. E ora, davanti all'eventualità di passare il resto della vita dietro le sbarre, Cesare Battisti ha adottato un'altra strategia. Ha confessato, e ha allontanato così tutti quei pregiudizi e quelle condizioni imposte dalla legge che rendono impossibile la concessione di qualche beneficio. Ammettere di aver commesso delitti e rapine non cambierà la sorte dell'ex terrorista dei Pac: la pena all'ergastolo potrebbe rimanere tale. Ma quello che potrebbe cambiare è la tipologia di ergastolo. Nei suoi confronti è di tipo ostativo, ovvero quello che impedisce ai condannati per mafia e terrorismo di accedere a qualunque vantaggio previsto dall'ordinamento penitenziario.

L'articolo 4bis che lo disciplina, prevede che «i permessi premio e l'assegnazione al lavoro esterno possano essere concessi ai detenuti purché siano stati acquisiti elementi tali da escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva e anche nei casi che l'integrale accertamento dei fatti e delle responsabilità, operato con sentenza irrevocabile, renda comunque impossibile un'utile collaborazione con la giustizia». Il ragionamento, quindi, sembra chiaro: se tra dieci, dodici anni, Battisti vuole immaginare di ottenere la libertà vigilata e la possibilità di lavorare fuori dal carcere deve mostrare alla giustizia un ravvedimento. E probabilmente è questa la ragione per la quale ha deciso di confessare. Lo ha fatto, ma senza pentimento. Con una sorta di presa di coscienza che aveva già annunciato scendendo dall'aereo che lo ha riportato in Italia: «Non sono più quello di prima, sono un uomo nuovo».




LE DICHIARAZIONI
Così davanti al capo dell'antiterrorismo di Milano e al pm ha parlato delle sue colpe, ha dato una lettura politica del periodo, degli anni di piombo e delle ripercussione sul 68, ma si è ben guardato dal coinvolgere possibili complici. Quasi un messaggio a chi è fuori. Perché se è vero quanto ha dichiarato il fratello Vincenzo dopo l'arresto: «Se Cesare parlasse farebbe crollare la politica». Insomma, qualunque sia la ragione delle ammissioni, la finalità è di far crollare il muro di diffidenza che lo circonda, dopo anni di fughe e di prese in giro. Per questa ragione ha scelto un avvocato che conosce bene il mestiere, che ha difeso anche Renato Vallanzasca. E il legale, Davide Steccanella, ha tenuto a dire: «Non è stato fatto per i benefici eventuali, la speranza è di restituire un'immagine giusta del mio assistito, che non è quel mostro che può colpire ancora come è stato descritto».

L'avvocato punta anche a ottenere che l'ergastolo venga commutato in 30 anni. Ne discuterà nuovamente il 17 maggio davanti ai giudici, quando verrà valutata la possibilità di togliere i sei mesi di isolamento diurno. La difesa ribadirà che l'estradizione dal Brasile prevede anche il rispetto delle condizioni imposte da quel paese. E visto che lì non esiste l'ergastolo, gli accordi vanno rispettati. Con buona probabilità, poi, Steccanella tenterà di ottenere che nel calcolo della pena vengano computati i circa sette anni di carcere già scontati.

IL RISARCIMENTO
L'ex terrorista dei Pac si trova rinchiuso nel carcere di Oristano, ma non in regime di 41 bis, perché i reati sono stati commessi tra il 78 e il 79, quando ancora non esisteva il regime di restrizione e l'ergastolo ostativo. E non può essere retroattivo. Tutte le istanze dovranno essere valutate dal tribunale di Sorveglianza. Resta, comunque, un nodo: il risarcimento alle famiglie. Battisti non ha mai pagato neppure economicamente il conto con i parenti delle vittime. Ma ora che ha confessato, cosa accadrà?

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