Bimbo segregato in casa dai genitori chiama il 112: «Sono andati a una festa, aiutatemi»

Figlio 11enne segregato nella “casa degli orrori”: arrestati i genitori
Figlio 11enne segregato nella “casa degli orrori”: arrestati i genitori
Lunedì 1 Luglio 2019, 10:58 - Ultimo agg. 20:03
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Vista dall'esterno era una normale villetta di una zona residenziale della Costa Smeralda, vicino ad Arzachena, abitata da una famiglia come le altre. All'interno, però, si nascondeva una vera e propria «casa degli orrori»: un bambino di 11 anni tenuto segregato nella sua stanzetta, chiuso a chiave, al buio, con la finestra sigillata, senza un letto e con un bidone dove fare i bisogni. Tutto questo per permettere ai genitori di trascorrere senza pensieri le loro serate di festa con gli amici.

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Un incubo spezzato dallo stesso undicenne, che sabato notte ha fatto una chiamata di emergenza ai carabinieri con un cellulare privo di carta sim, e ha chiesto aiuto: «Vi ho chiamato perché volevo parlare con mia zia. I miei sono andati a una festa e mi hanno rinchiuso nella mia cameretta, come fanno di solito», ha detto all'operatore del 112. Una pattuglia dei carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, guidati dal colonnello Alberto Cicognani, si è precipitata sul posto, ha liberato il bambino, che soffre di qualche disturbo psicologico, e ha convocato i genitori: poco dopo, su disposizione della Procura di Tempio Pausania, la coppia è stata arrestata per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. 

Quarantasette anni lui, 43 lei, sono stati già trasferiti nel carcere di Bancali, a Sassari, dove sono in attesa dell'udienza di convalida dei provvedimenti restrittivi. Il bambino, nel frattempo, è stato accompagnato in una comunità protetta dove avrà l'adeguato supporto. Ai carabinieri che lo hanno tirato fuori dalla stanza-prigione, l'undicenne ha consegnato anche il suo diario personale. Ed è qui che ha annotato con lucidità e dovizia di particolari il suo inferno: maltrattamenti, umiliazioni, botte da mamma e papà. Non solo. Ha anche mostrato ai militari un tubo di gomma, lungo circa un metro e mezzo, che i genitori tenevano nascosto sotto i cuscini del divano e che usavano per picchiarlo. 

​Gli inquirenti in queste ore stanno sentendo le testimonianze di parenti e conoscenti della famiglia, compresi gli operatori scolastici, per cercare di ricostruire tutti i contorni della vicenda e verificare la versione fornita dal bambino. Di sicuro c'è lo scenario che i carabinieri si sono trovati davanti quando sono arrivati nella villetta: la vita dell'undicenne era tutta in quella cameretta buia e sigillata. Il mondo reale stava fuori, lontano da lui, pressochè irraggiungibile.

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