Carabinieri arrestati, le intercettazioni: «Ogni mezzo chilo di droga mi danno 700 euro»

Carabinieri arrestati, le intercettazioni: «Ogni mezzo chilo di droga mi danno 700 euro»
Carabinieri arrestati, le intercettazioni: «Ogni mezzo chilo di droga mi danno 700 euro»
di Valentina Errante
Sabato 25 Luglio 2020, 00:12 - Ultimo agg. 13:39
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Mentre il Comando generale dell’Arma azzera i vertici di Piacenza, emergono altri dettagli sulle sciagurate attività di Giuseppe Montella. L’appuntato non pestava soltanto i pusher per ottenere le informazioni che gli garantivano arresti certi ed encomi, come quello ricevuto nel 2018. Oltre alle torture, ai verbali falsi e alle detenzioni illegali, il militare gestiva un business di spaccio. Si riforniva dal “grossista” Daniele Giardino, che a sua volta comprava dai calabresi, poi, vendeva attraverso un pusher magrebino.

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Lo racconta lo stesso appuntato, in una delle migliaia di intercettazioni dell’inchiesta che ha coinvolto dieci carabinieri. E si vantava di guadagnare 700 euro per ogni mezzo chilo piazzato. Durante il lockdown, per non interrompere gli affari del fornitore (e quindi i suoi) era anche pronto a ritirare personalmente un carico di 200 chili di hashish. Intanto la procura di Piacenza ha affidato al Ris dei carabinieri una perizia all’interno della caserma Levante, finita sotto sequestro. Ieri i primi due militari arrestati, Angelo Esposito e Daniele Spagnolo, sono stati interrogati. Hanno pianto davanti al gip. Dicono di avere eseguito degli ordini. 
 



LE CIFRE
È il primo marzo quando Montella, in auto, spiega alla sua compagna, Maria Luisa Cattaneo, finita ai domiciliari, come funzionino gli affari: «Daniele (Giardino) non ti vende mezzo chilo, ne compra cinquanta, lui guadagna su cinquanta chili, però, il guadagno che io faccio su mezzo chilo, lui non lo fa su cinquanta, lui guadagna su cinquanta chili, cento euro al chilo, per cinquanta so cinquemila euro, però ne deve vendere cinquanta, giusto? Io ogni mezzo chilo, mi porto a casa settecento euro».
 


I DUECENTO CHILI
Il 9 marzo grossista è preoccupato per un carico di hashish e si rivolge all’appuntato: «Ce l’ho già il camion, è già per strada, però, con sto coronavirus non è che non lo fanno passare? Ottomila euro abbiamo speso per farlo partire. Sono de pesi grossi questi di 200 chili». Montella è pronto a entrare direttamente in gioco: «Tu mercoledì come fai, devo venire io mercoledì?». E Giardino: «Per forza, io come faccio?».Il problema è organizzativo. «Pomeriggio o giovedì mattina?», chiede Montella. E Giardino: «Meglio giovedì secondo me». E l’appuntato: «Io giovedì per l’una devo stare a casa». 

TERREMOTO NELL’ARMA
Il primo segnale dal comando generale è già arrivato: ieri hanno lasciato l’incarico il comandante provinciale Stefano Savo, il comandante del reparto operativo Marco Iannucci e quello del nucleo investigativo Giuseppe Pischedda. I tre non sono coinvolti nell’inchiesta, ma la decisione è stata presa per recuperare rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’Arma. Il colonnello Paolo Abrate prende il posto di Savo, il tenente colonnello Alfredo Beveroni di Iannucci e il maggiore Lorenzo Provenzano di Pischedda. Lo scossone deciso da viale Romania è però legato a doppio filo alla fase due dell’inchiesta dei pm piacentini e della Finanza: stabilire ruoli ed eventuali responsabilità nella catena di comando. I finanzieri hanno già cominciato ad analizzare tutti gli ordini di servizio. Anche l’encomio solenne che, nel 2018, venne dato dal comandante della Legione Emilia Romagna proprio alla stazione dei militari infedeli. «Per essersi distinti per il ragguardevole impegno operativo ed istituzionale e per i risultati conseguiti, soprattutto nell’attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti».

Le Fiamme Gialle acquisiranno anche ulteriori atti conservati negli altri uffici dell’Arma in città. Tutte mosse che, nella strategia del procuratore, Grazia Pradella hanno un motivo specifico: avere ogni documento utile prima di procedere con la convocazione degli ufficiali. Sei sono quelli sui quali al momento si concentra l’attenzione: oltre ai tre trasferiti, i due comandanti provinciali che hanno preceduto Savo, Corrado Scarretico e Michele Piras. A loro si aggiungerà il maggiore Rocco Papaleo, ora comandante a Cremona, fino al 2013 alla guida del nucleo investigativo di Piacenza, che riferendo alla municipale ha fatto partire l’inchiesta. 
 

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