«Sono un vigliacco, mi vergogno per ciò che ho fatto e per non avervi chiamato subito». Davide Fontana, l'uomo che ha ammesso l'omicidio di Carol Maltesi a Rescaldina (Milano), parla con il Procuratore di Busto Arsizio nel carcere di Brescia e fornisce nuovi risvolti al caso. Lo ha rivelato il suo avvocato difensore Stefano Paloschi. Fontana, ascoltato per oltre cinque ore, «ha risposto a tutte le domande degli inquirenti e si è detto assolutamente pentito», ha detto il legale. Durante l'interrogatorio «ha avuto un crollo emotivo», ha aggiunto Paloschi, «si è dato più volte del vigliacco per non aver avuto il coraggio di chiamare subito le forze dell'ordine».
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Il fidanzato: «Fontana era morboso e ossessionato»
«Io non ero geloso, ma l'amavo e per questo le dicevo che doveva allontanarsi da quel Davide che non mi piaceva, era morboso, era ossessionato da lei, le stava attaccato 24 ore al giorno e l'aveva convinta che lei avesse bisogno di lui».
«Io e lei - dice - eravamo fidanzati, siamo stati fidanzati fino all'ultimo momento della sua vita perché non è vero che lei mi aveva lasciato. Lui dopo che l'ha uccisa mi ha scritto fingendosi lei». «Eravamo simili, eravamo fatti l'uno per l'altra. Io volevo sposarla, le ho regalato un anello di fidanzamento che lei ha giurato di non togliersi mai più ed eravamo felici». Il giovane racconta anche che, dopo giorni dalla morte di Carol, ha ricevuto una chiamata dal suo profilo, ma non è riuscito a rispondere in tempo. Ha cercato, invano, di richiamarla più volte finché disperato ha scritto a Fontana, chiedendogli di farlo contattare da Carol: «Dorme sempre» la risposta.