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Omicidio Ciatti, il ceceno in fuga: corsa per arrestarlo ma nessuno sa dov'è

di Valentina Errante
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 31 Dicembre 2021, 08:35 - Ultimo agg. : 1 Gennaio, 15:27
4 Minuti di Lettura

Non si sa dove si trovi adesso Rassoul Bissoultanov, il ceceno di 31 anni accusato dell'omicidio del giovanissimo Niccolò Ciatti, pestato senza alcun motivo in una discoteca Lloret de Mar nell'agosto del 2017. Ed è improbabile che sia ancora in Italia anche se i carabinieri del Ros, ma non solo, lo stanno cercando, dopo la scarcerazione disposta lo scorso 22 dicembre, per un vizio procedurale, dalla terza Corte d'Assise di Roma. Se riuscissero a rintracciarlo, il fermo di polizia giudiziaria scatterebbe immediatamente: a carico dell'imputato, accusato di omicidio volontario, ci sono concreti indizi, come il video del pestaggio di Niccolò, ed è concreto il pericolo che l'uomo, arrestato in Germania ed estradato in Italia, lasci il Paese e non si presenti al processo che comincerà lo scorso 18 gennaio. La procura, intanto ha presentato un ricorso contro la decisione della Corte d'Assise che ha annullato la misura cautelare a carico del ceceno.

APPROFONDIMENTI
Foto
Scarcerato uno dei due accusati 
Omicidio Ciatti, processo in Italia per il giovane ucciso in discoteca. La famiglia: «Giustizia fino in fondo»

Il ricorso

La scarcerazione di Bissoultanov, impugnata dal pm Erminio Amelio davanti alla Cassazione, si basa sull'interpretazione dell'articolo 10 del codice penale che, stabilisce le condizioni di procedibilità e di arresto per i reati commessi all'estero ai danni di italiani. Il codice prevede che affinché la procura possa arrestare o chiedere il processo di un cittadino straniero, questi debba trovarsi sul nostro territorio. Pertanto un nuovo provvedimento cautelare, oggi sarebbe valido, così come lo è il giudizio immediato disposto quando l'uomo era già detenuto a Rebibbia. Una circostanza che non si è verificata per il caso Regeni, in quanto per la morte del ricercatore, avvenuta in Egitto, si contesta la tortura, un reato oggetto della convenzione di New York dell'84. L'articolo 10 del codice è datato 1930, un'altra era, in cui gli italiani residenti all'estero erano pochissimi. Recentemente è stata proprio la commissione parlamentare Regeni a sollecitare il governo a una modificare della norma oramai obsoleta che non consente all'Italia di procedere nei confronti degli stranieri, neppure in caso di omicidio.

 

La vicenda

Bissoultanov, esperto di arti marziali, è accusato di aver sferrato un calcio in testa a Niccolò Ciatti lasciandolo esanime sulla pista da ballo. L'uomo dopo essere uscito per scadenza dei termini di carcerazione preventiva dalla prigione spagnola dove era detenuto, il ceceno era comunque sottoposto all'obbligo di firma settimanale presso il tribunale di Girona (Spagna), in attesa del processo che doveva aprirsi lo scorso il 26 novembre, la scorsa estate aveva però ottenuto un permesso di 15 giorni per recarsi a Strasburgo, dove vive la famiglia ma, dopo avere raggiunto la Francia, aveva attraversato il confine per arrivare a Kehl, città che, seppur tedesca, fa parte dell'area metropolitana di Strasburgo, da cui è divisa dal fiume Reno. Dopo l'arresto e l'estradizione in Italia il processo spagnolo era stato sospeso. Per l'altro aggressore di Niccolò, Movsar Magomadov, arrestato lo scorso febbraio e imputato insieme a Bissoultanov nel processo spagnolo, la Francia ha invece negato l'estradizione proprio Magomedov, arrestato lo scorso febbraio a Strasburgo sulla base di un mandato di arresto europeo frutto delle indagini dei carabinieri del Ros e della procura di Roma. Ma pochi giorni dopo, il ceceno era stato liberato dai giudici francesi. Il no all'estradizione del 24enne è motivato dal fatto che Magomedov «risulta indagato per lo stesso delitto in Spagna, dove è stato commesso il reato e dove, per le leggi internazionali, dovrà celebrarsi il processo».

La famiglia

Si disperano intano il papà e la mamma di Niccolò. «Ti chiedo perdono Niccolò per averti messo al mondo, in un mondo così marcio, in cui nessuno ha rispetto per la vita», ha scritto su Facebook la mamma Cinzia Azzolina. E papà Luigi, sul suo profilo, zeppo di foto del figlio ha aggiunto: «Non riusciamo Niccolò a darti quella giustizia che ti spetta di diritto. Perdonaci Niccolò, posso solo darti il calore delle mie lacrime niente più», conclude Luigi Ciatti.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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