Coprifuoco dopo Lombardia e Campania, anche Lazio e Sardegna verso la stretta

Stretta inevitabile dopo l'aumento dei contagi
Stretta inevitabile dopo l'aumento dei contagi
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 18:30 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 13:29
9 Minuti di Lettura

Dopo Lombardia e Campania, anche la Regione Lazio e la Sardegna hanno preso in considerazione il coprifuoco da mezzanotte. «Misure pesanti ma necessarie», commenta laconico il governatore lombardo Attilio Fontana.

Coprifuoco, Lazio verso lo stop a mezzanotte: ordinanza in arrivo 

Lazio «Coprifuoco dalle 24 alle 5 di mattina per non danneggiare le attività che fanno servizio al tavolo e limitare al massimo quegli assembramenti che tanto hanno preoccupato nelle ultime settimane. Didattica a distanza nelle scuole superiori e nelle università: DAD al 75% per le università garantendo il 25% in presenza con autonomia organizzativa da parte delle università. Scuole superiori al 50% in DAD, con autonomia organizzativa. Questo provvedimento partirà da lunedì; Nessuna chiusura di esercizi commerciali nel fine settimana, individuazione di strutture interamente dedicate ai positivi da COVID-19 così da portare il numero dei posti letto dedicati a quasi 3000 di cui 530 tra terapie intensive e subintensive. In questo momento l'indice RT a Roma è a 1,2 e nel resto della regione a 1,5, dobbiamo fare in modo di abbassarlo perché i numeri che stiamo affrontando in queste ultime settimane parlano di 1200 positivi in tutto il Lazio, quando a marzo/aprile ne avevamo appena 232. Anche in questa situazione, sono sicuro che insieme, riusciremo ad uscirne. Dobbiamo stare attenti e resistere.» Così Riccardo Varone, presidente di ANCI Lazio dopo una riunione tra i Sindaci dei comuni del Lazio e la Regione Lazio in cui si è discusso della nuova evoluzione della curva della pandemia da coronavirus «che richiede una ripresa di consapevolezza della situazione, e che vede proprio i Comuni protagonisti di un rinnovato impegno, in stretta connessione con la Regione.

«Il sacrificio del coprifuoco credo che sia fondamentale soprattutto per contenere i movimenti nel fine settimana. Vorrei esprimere una riflessione sugli aspetti più immediati dello smartworking, una soluzione che al 50% va benissimo ma che deve essere analizzata con la massima attenzione perché, soprattutto nei piccoli Comuni, si rischia di bloccare totalmente i lavori dell'amministrazione e dunque i servizi al cittadino. Inoltre - ha concluso Varone - dobbiamo cercare di avere un maggiore attenzione nelle comunicazioni delle ASL soprattutto rispetto alle segnalazioni dei nuovi positivi e per il ritiro dei rifiuti: un aspetto difficile da gestire se non c'è rapidità di comunicazione. Se la Regione Lazio oggi è quella con il più alto numero di tamponi effettuati in Italia, risolvere queste problematiche renderebbe il processo ancora più efficace». Alla riunione hanno partecipato, oltre al Presidente di ANCI Lazio, Riccardo Varone, anche il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Mauro Buschini e il Segretario Generale della Regione Lazio, Andrea Tardiola. «Dobbiamo porre rimedio a una situazione preoccupante, stiamo preparando un'ordinanza che sarà firmata stasera o al più tardi domani in cui abbiamo raccolto alcuni provvedimenti ma volevamo prima confrontarci con voi per capire se possono esserci ulteriori possibilità di manovra. Vogliamo essere assolutamente chiari sul fatto che tutte le nuove norme sono state pensate per non pesare ulteriormente sulle attività commerciali, già duramente colpite dal primo lockdown», ha spiegato il vicepresidente Leodori.

Oltre 15mila contagi. Un'escalation che preoccupa ma, apprende l'Adnkronos da autorevoli fonti di governo, al momento non si starebbe ragionando su nuove misure, rispetto a quelle del Dpcm di domenica sera, ma «è chiaro -si sottolinea- che c'è una costante attenzione e monitoraggio della situazione».

Con quasi 1.800 nuovi contagiati, il Piemonte è la seconda regione più colpita dal Coronavirus dopo la Lombardia ma il governatore Alberto Cirio, per il momento, sta rinunciando a misure come il coprifuoco. L'impennata dell'epidemia coincide però con il maggior numero di tamponi mai effettuati, quasi 1.400. Protestano i centri commerciali, chiusi nel fine settimana. A rischio - dicono - l'occupazione di migliaia di lavoratori. Lo stop riguarda tutti i beni cosiddetti non necessari, esclusi quindi gli alimentari e le farmacie. Il governatore Cirio ha precisato oggi che, in vista della festa di Ognissanti, fanno eccezione anche i fiorai. «Eventuali altre restrizioni verranno prese in considerazione in base all'evoluzione del quadro epidemiologico», conclude una nota della giunta piemontese.

Il governatore della Sardegna Christian Solinas ha proposto un lockdown di 15 giorni. «Se nelle prossime ore il numero dei contagi aumenterà ancora e quello dei ricoveri continuerà a salire con il trend attuale, saremo pronti a intervenire in maniera radicale.

Ciò significa - spiega ancora - applicare in Sardegna uno 'Stop&Go di 15 giorni per le principali attività, con contestuale chiusura di porti e aeroporti per limitare in modo rapido ed incisivo la circolazione delle persone e, con esse, del virus».

Oltre al record della Lombardia con oltre 4 mila nuovi casi, sono 4 le regioni con oltre mille contagiati in 24 ore: Piemonte e Campania (ambedue oltre i 1.700), poi Veneto e Lazio. Tutte le regioni stanno aumentando i posti letto covid e le terapie intensive: in Lombardia, in particolare, stanno riaprendo le strutture temporanee delle Fiera di Milano e di Bergamo, con 200 posti di cure intensive in più.

Covid, focolaio all'ospedale Sacco di Milano: infettati 20 infermieri e alcuni pazienti, chiuso il reparto di cardiologia

Nelle Marche, poi, ritorna «l'ospedale di Bertolaso», con 14 posti di terapie semintensiva a Civitanova Marche. Tra le restrizioni ( coprifuoco alle 23, aumento della Dad, chiusure di centri commerciali) un caso particolare è quello della Campania: fino alla mezzanotte di giovedì sarà possibile spostarsi senza motivo da una provincia all'altra della Campania. Poi scatterà il blocco e occorrerà una valida motivazione per poterlo infrangere.

In Sicilia l'emergenza è vicina. «Non siamo in una condizione di emergenza ma ci stiamo avvicinando lentamente. Abbiamo operato 7.412 tamponi oggi, in media sono oltre i 6.000-6.500 al giorno e più tamponi si fanno più si individuano i positivi». Lo ha detto il governatore siciliano, Nello Musumeci, intervenendo a Tgcom 24.

Covid Campania, nuova ordinanza De Luca: coprifuoco, stop agli spostamenti. Arzano «zona rossa». Curva contagio verticale, riapertura scuole a rischio

Intanto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, come ieri anche oggi è in contatto con i governatori per raccordare possibili nuove strette. Lo stesso premier Conte oggi in Senato ha specificato che dopo Lombardia e Campania non possiamo escludere «misure restrittive» in altre regioni. Fonti di maggioranza confermano che «altri governatori» stanno valutando la misura. Tra queste, il Piemonte. E anche nel Lazio non è escluso che scatti il coprifuoco. «Le altri regioni - si spiega - si stanno raccordando con il governo sulla base della condizione epidemiologica».

Conte al Senato: «A cittadini dobbiamo chiedere ancora sacrifici e rinunce»

 

Le Regioni che resistono 

Covid Italia, bollettino oggi 21 ottobre: 15.199 nuovi casi, 127 morti, record di tamponi. Boom Lombardia e Campania

L'Emilia Romagna, il coprifuoco, lo mette in conto. «Dobbiamo stare molto attenti, il virus sta crescendo, in tutta Europa, dove va peggio che da noi. Bisognerà vedere tra qualche giorno se la mascherina all'aperto e l'ultimo Dpcm porteranno risultati. E essere assolutamente pronti a prendere misure restrittive mirate, perché un nuovo lockdown generalizzato non se lo può permettere nessuno». Così il presidente dell'Emilia-Romagna e della Regioni, Stefano Bonaccini, a Tg2 Post. «Bisogna contenere la crescita» del virus «dividendo le cose indispensabili, come scuola e lavoro, dalle altre, valutando giorno per giorno con il governo», ha aggiunto.

In Toscana, al momento, nessun lockdown locale. Lo ha detto il governatore Eugenio Giani spiegando che «in questo momento possiamo gestire la situazione senza arrivare al lockdown» precisando però «che faccio un ragionamento che è quello del breve periodo. Stiamo invece raccogliendo i dati per fare un ragionamento sul medio periodo, e su quello che ci può aspettare nei prossimi mesi». Giani ha anche affermato di condividere «la necessità di trovare delle misure mirate che possano evitare il più possibile contatti non necessari, stabiliamo poi quali sono». 

Nessun coprifuoco Covid per ora in Veneto, anche se da domani a Padova non sarà più possibile dopo le 21 bere spritz o altre bevande per strada e nelle piazze, ma solo nei bar e nelle abitazioni private. Lo prevede una nuova ordinanza emessa dal sindaco Sergio Giordani. Decisione presa per evitare qualsiasi assembramento o capannello incontrollato nel perimetro del centro, e quindi di dover nel caso chiudere le piazze. Anche a Verona sono previsti controlli anti-assembramento, senza chiusura totale che «potrebbe penalizzare le attività economiche». In Veneto c'è stata una nuova fiammata - 1.422 positivi in un giorno, seppur con un fuori busta di 500 casi vecchi su Venezia - che fa alzare il livello di allarme. Il target per la Regione resta il livello di occupazione delle terapie intensive, ancora basso (66 pazienti). Mentre in altre regioni scattano 'zone rossè e chiusure, Luca Zaia consiglia sangue freddo, e si affida ai 'semaforì - i 5 livelli di allerta - del piano di sanità pubblica nuovo di zecca. «In questo momento il tema del lockdown assolutamente non c'è - dice il governatore - non lo prendiamo in considerazione». 

«Nessuno può sapere se basteranno le misure attualmente in campo per proteggere Milano e altre città a rischio. Gli interventi che in qualche modo diminuiscono i contatti», dal coprifuoco alle regole in chiave restrittiva per la movida, dall'alleggerimento sui mezzi pubblici allo stop agli sport di contatto, «possono rallentare il contagio. Se funzioneranno, non lo so. Non si può dire. Bisognerà aspettare un paio di settimane per vedere eventuali effetti. Se i casi positivi non decelerano è perché non sono efficaci». Così la pensa il virologo Andrea Crisanti, che all'Adnkronos Salute commenta i dati sull'andamento dei contagi in particolare nella provincia di Milano, che oggi vedono un ulteriore aumento rispetto ai giorni scorsi, con 1.858 casi, di cui 753 concentrati nella città meneghina.

«Il tracciamento dei contatti è ormai stato perso da quel dì», ragiona. «L'avevo fatto presente anch'io quando avevo presentato il mio piano al Governo: a duemila casi salta tutto. Anche il coordinatore del Cts lo ha detto: forse non abbiamo fatto tutto quello che avremmo dovuto fare. Forse dovevano prendere sul serio quello che gli ho proposto», sottolinea il direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova e del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedale università di Padova. L'App Immuni può aiutare in questa situazione? «È potenzialmente uno strumento molto utile». Rispetto alle difficoltà di generare un circolo virtuoso che permetta di valorizzarne le potenzialità, «sicuramente questi fallimenti non aiutano a generare fiducia. Io suggerirei di scaricarla, certo. Penso che il Governo abbia tutta la motivazione per riparare e mettere a posto le cose», conclude.

© RIPRODUZIONE RISERVATA