Coronavirus Italia, 97689 casi (+5217), 10779 morti (+756) e 13030 guariti (+646)

Coronavirus Italia, 97.689 casi (+5.217), 10.779 morti (+756) e 13.030 guariti (+646)
Coronavirus Italia, 97.689 casi (+5.217), 10.779 morti (+756) e 13.030 guariti (+646)
Domenica 29 Marzo 2020, 18:08 - Ultimo agg. 30 Marzo, 06:42
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Diffuso il bollettino della situazione Coronavirus in Italia aggiornata al 29 marzo 2020. I casi totali (compresi guariti e deceduti) sono 97.689, con un incremento in un giorno di 5.217 unità (una crescita dei casi inferiore rispetto a quella registrata ieri, pari a 5.974 nuovi positivi). I morti salgono a 10.779, 756 più di ieri. I guariti nelle ultime 24 ore sono invece 646, per un totale dall'inizio della pandemia di 13.030 persone che hanno sconfitto il Covid-19. Gli attualmente positivi in Italia sono 73.880, 3.815 in più di ieri (ieri l'incremento era stato di 3.651 casi).

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Sono 3.906 i malati ricoverati in terapia intensiva, 50 in più rispetto a ieri. Di questi, 1.328 sono in Lombardia. Dei 73.880 malati complessivi, 27.386 sono poi ricoverati con sintomi e 42.588 sono quelli in isolamento domiciliare. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile.

 


«In calo vittime e ricoveri in terapia intensiva»​
Negli ultimi 3 giorni si è verificato un calo sia del numero delle vittime sia dei ricoveri in terapia intensiva, «grandi cambiamenti nell'ordine del 10-15%» che dipendono dalle «misure messe in atto» e da un «sistema sanitario che sta rispondendo», ha detto il pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi in conferenza stampa. «Non dobbiamo fermarci ai numeri - aggiunge - ma sono dati che devono far riflettere e ci incoraggiano nel messaggio che con i nostri comportamenti salviamo delle vite».
 


«Mi associo all'importante messaggio del ministro Speranza, i dati sono un motivo per continuare a comportarci così, ma anche ad essere più stretti. Visti risultati dobbiamo essere ancora più convinti nel rispetto delle misure. Non dobbiamo abbassare la guardia», ha aggiunto. 

Sul coronavirus in Italia «c'è stata una impreparazione inevitabile iniziale: i primi dati molecolari ci dicono che circolasse in Italia i primi giorni di gennaio e il primo caso diagnosticato è del 20 febbraio. Eravamo impreparati, non è colpa di nessuno ed è inutile recriminare». Secondo lo pneumologo «ci siamo trovati di fronte a una situazione senza precedenti, a un virus sconosciuto fino a 3 mesi fa».

«I dispositivi di protezione individuale - ha proseguito - sono una base indispensabile per la protezione degli operatori, ma nelle ultime settimane gli ospedali si sono dotati anche di percorsi dedicati. Non ci aspettavamo così tanti malati e il virus ci ha trovato sguarniti negli ospedali, ora ci sono percorsi pre definiti per i pazienti Covid. Percorsi e procedure sono importanti quanto i dispositivi».

«Con la chiusura tempestiva delle scuole abbiamo salvato tre quarti dell'Italia», in particolare il centro Sud, da una diffusione del coronavirus analoga a quella delle regioni più colpite del Nord, ha aggiunto Richeldi, conversando con i giornalisti dopo la conferenza stampa alla Protezione civile. «I bambini sono un notevole vettore di contagio».

 
 
«In arrivo le mascherine»​
Da domani parte una prima importante quota di produzione italiana di mascherine: lo ha detto Domenico Arcuri, Commissario straordinario all'emergenza Covid-19, al termine di una riunione con il gruppo di lavoro. 25 aziende della moda produrranno 200.000 mascherine chirurgiche al giorno, 500.000 dalla prossima settimana e 700.000 al giorno dalla successiva. Poi ci sono le aziende del settore dell'igiene personale, a partire dalla Fater di Pescara: da domani, produrranno 150.000 mascherine al giorno, 400.000 dalla prossima e 750.000 al giorno in quella successiva«.

«Queste produzioni verranno esclusivamente destinate a coprire, per il tramite della Protezione Civile, il fabbisogno delle Regioni italiane», ha detto Arcuri. «Ô un risultato rilevante - ha anche sottolineato - raggiunto in tempi brevi, grazie alla collaborazione di tante aziende, dell'Istituto Superiore di Sanità, di alcune importanti università italiane e grazie alle nuove norme decise dal Governo con il decreto legge del 17 marzo. Continuiamo a lavorare, senza sosta, per rendere l'Italia sempre meno dipendente dalle importazioni di mascherine da altri paesi».

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