Coronavirus in Campania, vietato cibo d'asporto e consegne a domicilio. Arriva l'ordinanza: «Troppi contatti, rischio contagio»

Coronavirus, la Campania pronta a vietare cibo da asporto e consegne a domicilio
Coronavirus, la Campania pronta a vietare cibo da asporto e consegne a domicilio
Mercoledì 11 Marzo 2020, 12:26 - Ultimo agg. 13:33
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Per sopperire alla chiusura serale di bar, ristoranti e altri esercizi commerciali gastronomici come le pizzerie, l'ultimo decreto del Governo aveva previsto un rafforzamento delle consegne a domicilio in piena emergenza Coronavirus. La Campania, però, si prepara a varare una misura ancora più stringente, vietando totalmente il cibo d'asporto e le consegne a domicilio: lo ha annunciato il presidente, Vincenzo De Luca.

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L'ordinanza, come ha spiegato il presidente della Regione Campania, sarà firmata nelle prossime ore. Vincenzo De Luca, a Radio Crc e alla trasmissione di RaiTre "CartaBianca", ha annunciato: «Se abbiamo 100 pizzerie che ogni sera fanno almeno dieci consegne a domicilio, diventano mille contatti in dieci giorni, con la consegna di pizze a meno di un metro dal cliente. È una piccola cosa che rischia di creare migliaia di contatti personali e moltiplicare il contagio. Mettere in campo misure rigorose significa questo, le mezze misure non servono. Se non siamo rigorosi oggi, rischiamo di trascinarci questo problema per mesi e mesi, con una crisi economica drammatica. Tante lamentazioni sono superflue, facciamo due settimane di sacrificio, così che dopo ci sarà una ripresa economica inimmaginabile, perché la gente avrà voglia di vivere».



Vincenzo De Luca ha poi spiegato di preferire misure drastiche nell'immediato, se questo può garantire una limitazione dei contagi: «Il dopo non mi preoccupa ma dobbiamo avere un rigore spartano, non deve esserci nemmeno una sbavatura nei comportamenti. Io ripeto sempre a chi me lo chiede: se tra un mese, tua madre, tuo padre, tuo nonno, ha una difficoltà respiratoria drammatica e deve andare in ospedale, ma non ci sono posti in terapia intensiva, che si fa? A Bergamo questa situazione già accade, e i medici devono fare una scelta su chi ricoverare in terapia intensiva, se ricoverare uno che ha il coronavirus o magari uno che ha avuto un trauma cranico in incidente stradale. Decidono chi deve vivere e chi deve morire».

«Stiamo lavorando anche al piano B, nel caso ci fosse un'esplosione del contagio. Lavoriamo per raddoppiare i posti letto in terapia intensiva. Oggi abbiamo 320 posti ma abbiamo intenzione di aggiungerne altri 590», ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a Radio Crc. «Ho chiesto alle Asl - ha detto il governatore - di ragionare su un contagio venti volte maggiore di oggi, dobbiamo pensare alla situazione più grave che può capitare, lavoriamo sulla situazione della Lombardia. Quindi c'è bisogno di 1600 unità di nuovo personale tra medici, infermieri, collaboratori tecnici, e poi servono letti attrezzati e le macchine che servono per la terapia intensiva. Il governo sta facendo un acquisto di 2mila ventilatori a livello nazionale, noi intanto cerchiamo di acquistare tutto quello che possiamo in maniera diretta, abbiamo già acquistato una cinquantina di strutture di ventilazione e ossigeno, poi attendiamo le forniture nazionali. Vorrei avere 500-590 posti letto nell'arco di una settimana, non immaginiamo di usarli tutti ma preferisco essere prudente piuttosto che scontare situazioni drammatiche». «Non chiudiamo i centri di riabilitazione - ha aggiunto De Luca - ma tutte le visite rinviabili si rimandino. I B&B? Possono restare aperti se hanno una sala per la colazione abbastanza grande per rispettare la distanza tra i clienti».

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