Coronavirus, per la Fase 2 nei luoghi di lavoro arrivano i medici-sentinella

Coronavirus, per la Fase 2 nei luoghi di lavoro arrivano i medici-sentinella
di Cristiana Mangani e Diodato Pirone
Venerdì 17 Aprile 2020, 09:08 - Ultimo agg. 10:33
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ROMA Si chiameranno medici competenti, o sentinella, e saranno fondamentali per la ripresa delle attività. A loro spetterà il compito di monitorare e assistere i lavoratori di imprese, negozi e aziende di ogni tipo. E ognuno di questi dovrà garantirne la presenza. Ma non sarà il medico di base, bensì una figura dedicata, da poter consultare davanti a emergenze, chiarimenti. Il ministero della Salute sta mettendo a punto le linee guida da presentare alle Asl, affinché si occupino di far rispettare questo tipo di disposizioni. La questione non è da poco, perché prevede l'impegno concreto di un grosso numero di medici, ma anche l'attenzione di chi è titolare delle attività che vogliano tornare operative.

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I RISCHI
Il grosso rischio, infatti, è che il ritardo della diagnosi possa voler dire il contagio per tanti dipendenti e, quindi, la possibilità di dover chiudere nuovamente. Escluse le grandi aziende che hanno già un sanitario tra il loro personale, tutte le altre dovranno adeguarsi. Naturalmente non spetterà a questo medico sottoporre a termoscanner chiunque entri in una fabbrica o anche in un negozio. Sarà lui, però, a intervenire qualora un operaio, un impiegato, manifesti dei sintomi sospetti. E l'intervento dovrà essere immediato. Prima di tutto per evitare che possano ripetersi episodi come quelli avvenuti nella prima emergenza, e cioè di persone abbandonate in casa in attesa che gli venisse fatto il tampone. E poi perché, senza un riscontro rapido, i contagio avrebbe vita più facile tra il personale.

Dal canto loro, comunque, anche gli altri medici, quelli di base hanno sollecitato al ministro della Salute di poter gestire la fase 2 e il passaggio dalla pandemia all'endemia con un chiaro protocollo terapeutico per i pazienti Covid a casa e più poteri per gestire la prescrizione di farmaci e il monitoraggio. La proposta è arrivata della Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) ed è contenuta in un documento che sarà inviato al ministro Speranza.

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«Vogliamo poter chiedere alle farmacie ospedaliere antivirali e idrossiclorochina per i malati in isolamento domiciliare - spiegano -, indicare i controlli dei malati alle unità speciali Usca quando serve, l'uso dell'app messa a punto in Israele e già all'attenzione dell'Oms che con un video-selfie fornisce in tempo reale al medico la saturazione, la frequenza cardiaca e respiratoria del paziente a casa». Un cambio di passo insomma che consenta realmente ai 43 mila medici di base italiani di svolgere al meglio la professione. E con un vantaggio in più, perché conoscono personalmente i singoli pazienti. Intanto, in assenza di un piano nazionale specifico per la cura dei pazienti a casa, ogni regione si è organizzata da sola. L'Emilia Romagna ha allestito degli ambulatori Covid dove si prendono in carico i sospetti contagiati. A Napoli l'Asl di Pozzuoli ha recuperato una scorta di idrossiclorochina e l'ha destinata ai medici di famiglia che hanno in cura positivi al Covid. «Ma è evidente la necessità di un Piano nazionale - aggiunge il segretario nazionale della Federazione, Silvestro Scotti - non possiamo affrontare un'epidemia con iniziative locali».

LE FASCE D'ETÀ
Regole più chiare sono attese anche per le ripartenze scaglionate per fasce di età. Non solo maggiore protezione e attenzione nei confronti di chi ha superato i settanta anni, ma anche raccomandazioni negli spostamenti per quelli che ne hanno meno di 18. I primi, infatti, rischiano la vita perché più fragili, i secondi potrebbero contagiare in quanto più robusti ma potenzialmente anche asintomatici. Riaprire, poi, negozi e fabbriche (e in seguito bar e ristoranti) non significherà tornare al mondo pre-Covid. Per qualche mese, almeno fino all'arrivo del vaccino, bisognerà imparare a convivere con il virus senza finire nelle sue fauci. Per questo molte abitudini lavorative dovranno cambiare. Chi in questi giorni ha continuato a lavorare lo ha già imparato sulla propria pelle. Non si tratta solo di mascherine e gel. Il punto è che il Covid 19 è destinato a modificare l'organizzazione del lavoro a partire dal suo cardine essenziale: l'orario.

ORARI
Le città saranno chiamate a scaglionare l'apertura degli uffici e (forse da settembre) delle scuole con l'obiettivo di evitare che le persone si affollino su autobus e metropolitane. Alcuni uffici potrebbero essere chiamati a lavorare su 7 giorni (ovviamente riducendo il numero di sportelli aperti ogni giorno) in modo da evitare assembramenti sui mezzi pubblici ma anche le file chilometriche che spesso si vedono davanti agli uffici postali o alle banche. In ogni caso per gli uffici lo smart working, il lavoro da remoto via computer, è destinato a rimanere come canale principale di produzione.

 

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