Coronavirus, in Lombardia check sulle celle telefoniche: nonostante i divieti, il 40% non resta a casa

Coronavirus, in Lombardia check sulle celle telefoniche: nonostante i divieti, il 40% non resta a casa
Coronavirus, in Lombardia check sulle celle telefoniche: nonostante i divieti, il 40% non resta a casa
di Claudia Guasco
Mercoledì 18 Marzo 2020, 07:08 - Ultimo agg. 07:25
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Se il modello è Wuhan, che è riuscita a bloccare undici milioni di abitanti, allora che lo sia davvero. «Vi controlliamo attraverso le celle telefoniche. Non uscite di casa, è assolutamente importante perché questa battaglia la vinciamo noi», avverte l'assessore al Welfare Giulio Gallera. Messaggio rivolto ai milanesi sprezzanti dell'obbligo di restare a casa, anche se il lavoro permette la modalità smart e i negozi di alimentari sono nel raggio di 500 metri. Eppure, con oltre 200 morti ogni giorno nella regione, il coprifuoco in città non è ancora totale: negli ultimi 26 giorni i movimenti si sono ridotti del 60%, ma ciò significa che il 40% delle persone continua circolare.

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RETE MOBILE
Troppe, sono convinti in Regione, perché si tratti solo di lavoro. Per sconfiggere il Covid-19 ogni arma è concessa e così la Lombardia si è trasformata in un Grande fratello. «Abbiamo attivato una tecnologia in collaborazione con le compagnie telefoniche di rete mobile. Fatto cento la movimentazione della popolazione il 20 di febbraio, quando non c'era l'emergenza, a oggi siamo purtroppo solo al 40% e dall'altro ieri a ieri siamo anche aumentati. E' necessario stare a casa il più possibile, il 40% non è un dato sufficiente per dirci che possiamo contenere nel miglior modo possibile il virus», afferma il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala. Che mostra un grafico con l'andamento degli spostamenti della popolazione: «Questi movimenti, tra l'altro, sono di persone che hanno cambiato cella telefonica, ovvero che si sono spostati per più di 300-500 metri», osserva Sala. Insomma, «c'è chi lavora e li ringraziamo», dice rivolgendosi a «chi sta svolgendo pulizie o chi si occupa di alimentari», persone «obbligate a lavorare per garantire ai cittadini che sono a casa di continuare a vivere bene». Costrette a prendere la metropolitana che ieri, alle sei di mattina e alla sera, era gremita causa taglio delle corse senza alcun rispetto della distanza di sicurezza. «Ma a chi si muove per motivi superflui chiediamo di stare a casa, perché il dato non è sufficientemente basso».

PIÙ RIGORE
Un'ulteriore stretta è in vista, preannuncia il governatore Attilio Fontana: «Non si può tornare alla vita normale, Milano ha bisogno di ancor più rigore». I comportamenti dei cittadini «sono cambiati ma in maniera non ancora sufficiente. Mi lascia perplesso che per uno, due giorni si rispettino rigorosamente le norme e poi diventa tutto un po' più lasco. Non si può mollare l'attenzione, né tornare a una vita normale, dobbiamo essere sempre più rigorosi. La fermezza va implementata, non bisogna fare i furbi andando a fare la passeggiata senza motivo. E questo - conclude - vale per tutta la Lombardia e ancora un po' di più per Milano». Un richiamo all'ordine arriva anche dal sindaco Giuseppe Sala, viste le scene di metro milanese piena come in un giorno qualsiasi: «Il fronte Milano tiene ed è importante che qui si resista alla diffusione del virus». Per due motivi: «Il primo per il nostro bene e la nostra salute, ma ce n'è un secondo, che resistendo diamo tempo al servizio sanitario e agli ospedali al fine di incrementare l'offerta di posti letto e in particolare di terapia intensiva. Per cui ognuno continui a fare la sua parte. Chi deve stare a casa stia in casa, chi deve lavorare per gli altri continui a farlo». E promette che sui mezzi pubblici non ci sarà più ressa: «In base alle indicazioni ricevute, Atm ha abbassato il livello di servizio, ma ci siamo accorti che in alcuni casi si stava troppo vicini sui mezzi e ho chiesto rapidamente di rimodulare il servizio. Cerchiamo ogni giorno di fare il meglio possibile».
 

 
 

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