Coronavirus, Lombardia chiede il blocco per 15 giorni: stop anche ai trasporti

Coronavirus, Lombardia chiede il blocco per 15 giorni: stop anche ai trasporti
di Simone Canettieri e Cristiana Mangani
Mercoledì 11 Marzo 2020, 08:45 - Ultimo agg. 08:58
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Il pressing della Lombardia, e del suo governatore Attilio Fontana, rimbalza nei palazzi del governo con preoccupazione. Per il premier Conte che «non esclude ulteriori norme restrittive», ci sono le frenate del resto dei governatori. Ma soprattutto del Pd. La linea del Nazareno in queste ore drammatiche è chiara: aspettiamo il comitato scientifico, ma evitiamo nuovi provvedimenti a macchia di leopardo e soprattutto un nuovo cambio di linea in nemmeno 72 ore. «Se i dati delle morti dovessero crescere - ragiona un ministro importante del M5S - a quel punto non potremmo sottrarci alle richieste di Fontana».
La situazione rimane in continua evoluzione. Come sempre sono i bollettini della Protezione civile, e in questo caso dell'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera a dare la spinta. L'ipotesi che si arrivi a una scelta condivisa e onnicomprensiva per tutta Italia al momento appare lontana: al Sud, i governatori del centrodestra (Calabria, Sicilia) sono contrari. Al centro Nicola Zingaretti, positivo al coronavirus, fa trapelare di non essere contrario a ulteriori restrizioni purché si arrivi a una situazione omogenea in tutto il Paese. Ancora una volta, la salute e i danni economici di questa emergenza giocano a braccio di ferro. Fuori da Palazzo Chigi, i big del centrodestra (Salvini, Meloni, Tajani) spingono affinché si arrivi a una zona rossa: serrata totale. Ma poi, appunto le posizioni dei presidenti di regione anche nel centrodestra, iniziano a sfumare. Al contrario il Governo fa uscire una nota in cui il premier non chiude a misure più d'impatto, perché quello che si vuole cercare di capire, prima di ogni possibile intervento, è se il giro di vite già imposto al paese dia qualche frutto in tempi rapidi.

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LA MOBILITÀ
Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, ieri, ha chiarito che bisognerà aspettare prima di vedere risultati concreti. Ma intanto il vero nodo di tutta la questione è spostato tutto su un altro binario ed è quello della mobilità. Infatti se i governatori dovessero decidere di intervenire con una propria ordinanza, bypassando Palazzo Chigi, lo farebbero quasi certamente per i soli esercizi commerciali. Perché il blocco dei mezzi pubblici e quindi, a cascata, delle fabbriche, entra in un rango costituzionale sul quale difficilmente la decisione potrebbe essere presa senza il consenso del governo.
A questo si aggiunge che non conviene più di tanto alle amministrazioni regionali agire autonomamente dal governo centrale, perché poi spetterebbe a loro supportare economicamente chi è stato messo nelle condizioni di non lavorare, visto soprattutto che, già da sole, ormai le grandi catene commerciali stanno decidendo di chiudere i negozi, sperando così di risparmiare almeno sulle spese di gestione. Quindi si prende tempo, e se Roma non decidesse di andare avanti con le restrizioni, l'ordinanza regionale potrebbe arrivare comunque. Un po' come era accaduto con le Marche dove il presidente della regione aveva deciso autonomamente di chiudere le scuole. Un ricorso al Tar ha poi sospeso il provvedimento non in linea con il resto del paese, ma intanto sono passati diversi giorni e l'ordinanza è andato avanti. E lo stesso potrebbe accadere per Lombardia e Veneto.

LE REGOLE
«Vi assicuro che il Governo continuerà a rimanere disponibile e risoluto ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio», ha preso tempo il premier Giuseppe Conte con i leader dell'opposizione che hanno chiesto a gran voce la serrata. Sono tanti gli interessi in gioco da valutare e quindi, per il momento, le misure in vigore restano quelle previste dal Dpcm annunciato nella serata di lunedì: tutta Italia è zona protetta, con restrizioni agli spostamenti possibili solo per motivi di salute, lavoro e necessità.
A rassicurare sul fatto che nessuno perderà il lavoro è il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia: «Gli ammortizzatori sociali ci saranno per tutti - dice -, da chi ha un solo dipendente a chi ne ha migliaia», aggiungendo che dai parrucchieri o dai dentisti si potrà entrare solo uno alla volta, «con prenotazioni uno ad uno» e che saranno obbligatori l'uso di guanti e mascherine.

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