Coronavirus, a Milano il docente cita Manzoni e la peste: «Cari studenti, non rinunciate alla vita sociale»

Coronavirus, a Milano il docente cita Manzoni e la peste: «Non rinunciate alla vita sociale»
Coronavirus, a Milano il docente cita Manzoni e la peste: «Non rinunciate alla vita sociale»
di Lorena Loiacono
Mercoledì 26 Febbraio 2020, 11:16 - Ultimo agg. 2 Marzo, 11:31
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«Non lasciatevi trascinare dal delirio collettivo»: è questa la lezione accorata che un preside di Milano ha voluto dare ai suoi studenti. E, per farlo, il dirigente scolastico Domenico Squillace del liceo Volta di Milano cita Manzoni, pubblicando online il 31esimo capitolo di quei Promessi Sposi che mai come oggi suonano tanto attuali in una Milano sotto choc per il coronavirus: «La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..». Si tratta dell'epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630, a cui Manzoni dedica due capitoli.

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Gli studenti conoscono bene l'opera dell'autore e, d'ora in poi, potranno comprenderne ancora meglio il messaggio ritrovando in quelle righe la loro stravolta quotidianità:
«Dentro quelle pagine – spiega il Prof. Squillace - c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi».

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Ma il messaggio che sta più a cuore al dirigente riguarda la vita sociale dei suoi ragazzi:
«Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore». E allora, con l'augurio di rivedere presto gli studenti tra i banchi, Squillace invita tutti a fidarsi della scienza per non farsi battere dalla “peste”: «Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola».
 

 

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