Coronavirus, ansiosi e depressi: dalla farina alla carta igienica, ecco cosa mettiamo nel carrello della spesa

Coronavirus, ansiosi e depressi: dalla farina alla carta igienica, ecco cosa mettiamo nel carrello della spesa
Coronavirus, ansiosi e depressi: dalla farina alla carta igienica, ecco cosa mettiamo nel carrello della spesa
di Alessandra Spinelli
Giovedì 9 Aprile 2020, 16:11 - Ultimo agg. 16:59
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L’oggetto del desiderio è sempre lei: bianca e purissima. Nell’immaginario collettivo di questi giorni di coronavirus non è certo la cocaina, che ora in tempi di lockdown per il coronavirus anche per gli spacciatori è stata superata dalla 00. Ovvero della farina, (+213% rispetto allo scorso anno) introvabile ormai negli scaffali tanto che nei supermercati si è sparsa la voce che prima di Pasqua non sarà più venduta già impacchettata ma sarà dosata al banco del pane e venduta sfusa. Come in tempo di guerra. E tempi di guerra sono davvero questi contro un virus difficile da battere.
IL SEGNO PIÙ
Il “tutti a casa” ha modificato radicalmente la nostra vita- addio aperitivi e cenette - e le nostre abitudini alimentari. E se a fine febbraio c’è stato un vero effetto accaparramento di scorte, ora ad aprile si fanno i conti con il mondo che è cambiato. E noi, no, non eravamo proprio pronti. Così gli istituti di rilevazione e i centro studi delle diverse categorie commerciali ci hanno restituito una fotografia di noi diversa da quello che pensavamo di essere diventati. Certo ora su Instagram e Facebook facciamo a gara di pane e pizze, noi che mai avevamo avuto tra le mani un po’ di lievito di birra e che ora lo compriamo come fosse gomma da masticare tanto che è schizzato a +226% rispetto allo scorso anno. Ma non è solo questo. Pensavamo di essere forti e imbattibili, smart e decisamente in forma. Questo però prima del coronavirus perché in isolamento a casa ci siamo scoperti fragili, impauriti.

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Decisamente desiderosi di comfort food. Lo certifica il carrello della spesa dove, secondo il report dell’Ismea, volano le patatine (+31% in un mese rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Impennata anche per le birre (+13,8%), i dolci spalmabili (+57,7%) e la pizza surgelata (+54,3%). E se gli affettati mettono a segno un aumento del 39%, le mozzarelle salgono del 43,4%, mentre tra tavolette e barrette di cioccolato si registra +21,9%. Molto gettonati anche i derivati dei cereali che rappresentando oltre il 17% del valore dello scontrino, con un incremento del +24% del valore acquistato. Non è un caso poi che in assenza di riti conviviali anche certi grandi marchi come Rana stiano proponendo prodotti per riprodurre ad esempio l’aperitivo anche a casa. Diminuiscono invece gli acquisti di ortaggi in busta pronti all’uso, probabilmente per la maggior disponibilità di tempo e la minor conservabilità rispetto ai prodotti freschi. D’altra parte stando a casa e potendo uscire per fare la spesa e poco altro, gli alimentari hanno avuto un balzo in avanti nelle vendite. Lo certifica l’Istat con i dati di febbraio: +’1,1% rispetto a gennaio e dell’8,2% rispetto a un anno prima. A fare da traino è soprattutto la grande distribuzione (+9,9%) - e le file chilometriche lo testimoniano - ma si rivitalizzano anche i negozi sotto casa (+5,3%). Scelte frutto «di un atteggiamento prudenziale perché stiamo vivendo un clima diverso dal solito - ha spiegato il sociologo Domenico De Masi - Questa che attraversiamo è una situazione di cui non si percepisce la fine, e ciò induce alla prudenza. Sono forti i timori di non tornare facilmente alla normalità e quindi ecco che si fa la scorta di prodotti che consentono a chi deve pensare alla cucina di avere quella scorta che metta al riparo dall’uscire o comunque riduca le necessità di dover andare in giro».

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Ma oltre agli alimentari, gli aumenti maggiori riguardano i generi casalinghi durevoli e non durevoli (+7,6%). E qui regna incontrastata un’altra regina bianca: la carta igienica. Secondo il professor Andreas Kappes, titolare della cattedra di psicologia di massa alla City University of London: «La carta igienica è un simbolo di sicurezza. In un momento di forte stress, le persone desiderano ardentemente fare cose che le facciano sentire sicure per superare una incompletezza o vulnerabilità percepita. Più spesso, questi atti hanno un valore simbolico e potrebbero non avere senso dall’esterno. Nel Regno Unito, per una minoranza di persone, la carta igienica sembra simboleggiare la sicurezza, potenzialmente per la sua associazione con il concetto di pulizia e igiene». Justin Wolfers, economista dell’Università del Michigan, lo ha spiegato in maniera molto chiara su Twitter: si corre a comprare carta igienica, non perché si pensa che la società stia per implodere, ma perché si teme che gli altri temano che la società stia per implodere. Più o meno anche per l’Italia dove però va forte anche l’utensileria per la casa e la ferramenta (+6,3%). Vi ritrovate? Avete anche voi messo a posto il rubinetto che perdeva da tempo immemore?


OGNI 72 ORE
Tra i generi casalinghi durevoli c’è da registrare la fotografia di Coldiretti/Ixé. Così in quasi 4 case su 10 (38%) gli italiani hanno accaparrato scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore di non trovali più disponibili. Nonostante l’emergenza coronavirus e gli inviti a restare a casa, segnala la Coldiretti, quasi 1 italiano su 3 (30%) non resiste nemmeno 72 ore prima di dover uscire per fare la spesa in negozi, supermercati e alimentari. Il risultato è che nelle dispense sono stati accumulati tanti prodotti, che nell’ordine sono pasta, riso e cereali (26%), poi latte, formaggi, frutta e verdura (17%), quindi prodotti in scatola (15%), carne e pesce (14%), salumi e insaccati (7%) e vino e birra (5%). E addirittura in questa settimana di Pasqua c’è stato un balzo record negli acquisti degli ingredienti base dalla farina (+213%) al lievito di birra (+226), dal mascarpone (+100%) al miele (+68%), dal burro (+86%) allo zucchero (+55%) fino alle uova (+54%), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Nielsen rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre si segnala un calo tra il 30 e il 40% dei ricavi della vendita di uova di cioccolato e colombe.
IL GIALLO DEL LIMONE
Corre invece la spesa per i limoni, altro oggetto del desiderio. Lo testimonia sempre la Coldiretti da cui emerge che a spingere le quotazioni è l’incremento della domanda mondiale come disinfettante naturale. Le esportazioni di limoni sono sottoposte a controllo preventivo al pari di mascherine, ventilatori polmonari e altro materiale sanitario in Turchia, dove l’agrume è impiegato in modo massiccio nella produzione di disinfettanti a base alcolica nelle abitazioni private e nei locali pubblici, con una conseguente impennata dei prezzi. Anche in Spagna, che è il primo produttore di limoni dell’Unione Europa, la domanda è aumentata enormemente mentre la produzione - precisa la Coldiretti - è risultata limitata per motivi climatici ed i prezzi sono schizzati. L’Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna, con una superficie coltivata di poco più di 25mila ettari, dalla quale si sono ottenuti circa 3,8 milioni di quintali nel 2019, in calo del 14%. «La prima ondata emotiva di acquisti nei supermercati a seguito del diffondersi dei casi iniziali di Coronavirus in Italia, un fenomeno che è poi rientrato nel tempo riportando le vendite su trend consolidati e con segnali di ulteriore rallentamento - spiega il Presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara - ma attenzione ai facili entusiasmi perché i successivi provvedimenti hanno imposto la chiusura di molte attività o indotto le imprese a chiudere i propri negozi per mancanza di clienti, gettando il comparto in una vera e propria situazione di crisi».

DELIVERY, MON AMOUR
Chi invece ha il segno più - e crede che l’incremento sarà ancora più corposo in questa settimana di Pasqua - è il food delivery.

Secondo il Centro studi della Fipe, secondo il quale il 24% tra gli utilizzatori saltuari del periodo pre Covid-19 ha fatto ordini almeno 1 o 2 volte alla settimana da quando è iniziata la crisi, così come il 53% di coloro lo aveva utilizzato solo poche volte. Per quanto riguarda le preferenze sui piatti, tra chi utilizza ancora oggi il food delivery, il 68% ordina soprattutto pizze, il 26% preferisce piatti tipici della cucina italiana e il 22% va sul classico hamburger con patatine. Sul fronte dei ristoratori, secondo il Centro Studi, il 40% segnala una buona crescita della domanda di cibo a domicilio, che non è ancora un business per tutti ma ha le potenzialità per diventarlo. A oggi quasi il 16% dei locali si è attivato per sviluppare il delivery e tra questi anche qualche ristorante stellato come Niko Romito Niko Romito, Aimo e Nadia, Heinz Beck tramite la piattaforma di lusso “Cosaporto”. Pere anche in questo vogliamo essere coccolati.

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