Pasqua in solitudine per un italiano su dieci: ma c'è anche chi brinda nel rispetto delle regole

Un brindisi condominiale
Un brindisi condominiale
di Francesco Padoa
Domenica 12 Aprile 2020, 14:28 - Ultimo agg. 15:52
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«E' una Pasqua diversa. Per tutti. E' una giornata di festa, che quest'anno viviamo con uno spirito particolare». Inizia così il messaggio di auguri agli italiani da parte del presidente della Camera, Roberto Fico che su facebook abbraccia virtualmente tutti «in un frangente così difficile per la nostra Repubblica. In tanti, troppi», conclude Fico, vivono questa Pasqua «con il dolore nel cuore per aver perso i propri cari. C'è il lavoro instancabile di tanti medici, infermieri e di tante altre persone in prima linea in questo momento. C'è l'apprensione per il futuro. E c'è la preoccupazione per chi sta affrontando la malattia, per chi è costretto a stare lontano dai propri affetti».

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E si, una Pasqua in isolamento, è questa, una Pasqua in solitudine per quasi un italiano su dieci (il 9%) costretto a consumare da solo il tradizionale pranzo, magari collegandosi in videochiamata con parenti o amici. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè dalla quale si evidenzia che l'emergenza pandemia ha ristretto le tavole e impoverito i menu della festa ma anche contagiato la solidarietà. Il distanziamento sociale - evidenzia la Coldiretti - ha ridotto il numero delle persone a tavola per la festa con una media di poco superiore alle 3 per ogni casa al contrario degli anni passati. Il taglio dei posti a tavola ha portato il 40% degli italiani a organizzare un menù più povero anche per le preoccupazioni e i rischi per l'economia reale che il Paese deve affrontare. Il costo medio del pranzo di Pasqua è sceso - continua la Coldiretti - a 41 euro con un taglio del 27% rispetto allo scorso anno anche per la chiusura forzata al pubblico di ristoranti, trattorie e agriturismi. Il 91% degli italiani - precisa la Coldiretti - ha scelto di consumare prodotti Made in Italy perché ritiene che i questa fase sia importante aiutare l'economia e l'occupazione nel Paese.

A preoccupare però è soprattutto il fatto che sono saliti a 3,2 milioni i poveri che hanno bisogno di aiuto per mangiare per effetto delle limitazioni imposte per contenere il contagio. In una sola settimana sono stati raccolti quasi duecentomila chili di cibo di qualità, e a chilometro zero, consegnati a quasi 30mila tra famiglie e persone più bisognose direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica nell'ambito dell'iniziativa sulla «spesa sospesa». «Si tratta di un risultato - sottolinea la Coldiretti - ottenuto grazie alla generosità degli agricoltori e dei frequentatori e sostenitori delle fattorie e dei mercati di Campagna Amica che continuano dove possibile a lavorare, anche con consegne a domicilio». Una Pasqua - conclude la Coldiretti - all'insegna della solidarietà con quasi 4 italiani su 10 (39%) che hanno deciso di partecipare a iniziative per sostenere la lotta al virus o per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari.

E' comunque una domenica di Pasqua di super lavoro per i rider: in molti, infatti, a Bologna, hanno deciso di regalarsi un pranzo speciale per Pasqua, ordinandolo nei ristoranti che hanno ottenuto l'autorizzazione a rimanere aperti per preparare le porzioni da asporto. Molte sono state le richieste arrivate sia direttamente ai locali, che alle varie piattaforme di delivery e di fronte ad alcuni ristoranti (ma anche gelaterie e pasticcerie) ci sono state delle vere code, con diversi rider in attesa di ritirare il pranzo pasquale per andarlo a consegnare in bicicletta o in motorino.

In ogni regione, in ogni città, in ogni condominio, si cerca di far fronte all'isolamento, per la maggior parte sempre nel rispetto delle regole: in alcuni condomini la gente si è affacciata sul pianerottolo, ognuno sul suo, con un bicchiere in mano per brindare alla Pasqua, in un abbraccio virtuale. E c'è chi, chiuso in casa, ma con una bella terrazza esposta al sole, approfitta della temperatura per prendersi la prima tintarella di stagione. Ma poi ci sono i bambini, che non capiscono, e soffronno più degli adulti questa "prigionia". «È Pasqua e voglio pranzare coi nonni, altrimenti non mangio».
Il bambino dell'ultimo piano piange e non si dà pace di dover restare ancora chiuso in casa. Dall'ultima volta che è uscito è passato più di un mese, i compagni di scuola sono diventati un video sul tablet e anche oggi che è festa, e c'è il sole, il suo cielo è il soffitto. «Vedrai che quest'estate faremo tante cose belle», prova a rassicurarlo il padre. Ma non c'è niente da fare: seduto sulle scale del condominio, in una zona popolare di Torino, stringe le scarpe da ginnastica in mano e minaccia di andare. «Io esco, adesso basta...». La Pasqua dei bambini è questa, sigillata dal coronavirus come i giochi dei giardini che nessuno più frequenta. «Io vado», ripete il bimbo dell'ultimo piano e non c'è nulla da fare per consolarlo. «Quest'estate? Quest'estate non faremo nulla, non andremo in vacanza e non ci sarà più nessuna persona», urla e piange, piange e urla e hai un bel da dirgli che «la salute è la prima cosa, che l'importante in questo momento è star bene e che per riuscirci non bisogna muoversi», come gli ripete il padre. «Lo dicono anche alla televisione, devi avere pazienza», prova a fargli notare anche la mamma. Niente da fare, il bimbo continua a piangere e urlare, a urlare e a piangere. Il coronavirus è anche la lontananza dei propri cari, i posti vuoti attorno alla tavola apparecchiata e quegli abbracci che nessuna tecnologia può sostituire. «Io vado», ripete il bambino...


Poi c'è chi dopo secoli, come a Paganica, in Abruzzo, dovrà rinunciare alla tradizione e ai festeggiamenti. È stata da sempre la Festa degli aquilani e del circondario che dopo Pasqua richiamava migliaia di fedeli per gli eventi religiosi, e la sera, tanta gente, per esibizioni e concerti in piazza: per la prima volta dopo due secoli, si interrompe per la emergenza coronavirus la tradizione, che cade il lunedì e il martedì di Pasqua, di quella che è conosciuta da sempre come la Festa di Paganica, la frazione più popolosa del comune dell'Aquila che prima del sisma del 6 aprile 2009 ha toccato gli 8mila abitanti.  

Sulmona e il rito della "Madonna che scappa". Doveva essere una Pasqua senza la corsa ma alla fine la sorpresa è arrivata. Il rito della «Madonna che scappa» si è rinnovato all'interno della Chiesa di Santa Maria della Tomba, fra palpitanti emozioni e forte pathos, per lanciare un messaggio di grande umanità dalla città di Sulmona. Si tratta di un ritorno all'antico che è stato voluto dai laureatani pur di non interrompere la tradizione. La Madonna con il manto nero è stata portata all'ingresso della Chiesa della Tomba ed è stata portata in spalle da quattro laureatani esperti e da un quinto uomo dietro. E' poi iniziata la corsa, dopo l'appello e i comandi di rito, durata una manciata di secondi e per una decina di metri. I lauretani hanno quindi trattenuto l'emozione fra lacrime e goia. Posta su un piedistallo è stata condotta di nuovo davanti la porta della Chiesa per l'esposizione alla piazza, la benedizione del vescovo e il volo di due colombe. Un rito che si è svolto rigorosamente a porte chiuse per volere dei laureatani che hanno scritto una pagina di storia.

A Milano le ceste sospese con i doni che vanno a ruba. Libri e giochi, caramelle e haiku: per Pasqua le "ceste sospese", nate per ospitare cibo e prodotti di igiene per chi in questo momento fatica a fare la spesa, si riempiono di poesia. E si svuotano in un baleno. «Non facciamo in tempo a riempirle che il contenuto si svuota in un istante» racconta Ilaria Bartolozzi, una delle donne del quartiere milanese di Dergano-Bovisa che ha dato il via a questo bel progetto solidale. In pochi giorni, le ceste nel quartiere sono diventate più di 30, mentre a Milano sono oltre 50 le cassette delle frutta o i panieri appesi alle grate o calati dai balconi per venire incontro alle esigenze di tanti. Nei giorni scorsi c'erano prodotti alimentari di ogni tipo, dalla farina alla pasta, dalle mele ai pelati, ma per Pasqua le donne della Bovisa hanno deciso di mandare un messaggio diverso: «il pane, ma anche le rose» chiosa Ilaria, che insieme alle figlie ha scritto poesie, disinfettato bambole, fatto tanti pacchetti colorati.



 
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