Coronavirus Fase 2, nelle Regioni chiusure mirate se il contagio risale

Coronavirus Fase 2, nelle Regioni chiusure mirate se sale il contagio
Coronavirus Fase 2, nelle Regioni chiusure mirate se sale il contagio
di Rosario Dimito e Alberto Gentili
Venerdì 24 Aprile 2020, 06:16 - Ultimo agg. 25 Aprile, 10:45
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La riapertura richiede «l'adozione di rigorosi protocolli di sicurezza in ambito lavorativo, condivisi con le parti sociali, in linea con le indicazioni del Comitato tecnico scientifico» che deve «essere pre-condizione per la ripartenza delle singole imprese/attività economiche e sociali». Al punto 3 della relazione della task force guidata da Vittorio Colao, che Il Messaggero ha visionato, vengono poste le basi oltre per la ripartenza delle singole attività adottando come «criterio base quello della rischiosità di un'attività e rischio di aggregazione che essa comporta, come definiti da Inail: i comparti minerario, manifatturiero, costruzioni per un totale sul territorio nazionale i 2,75 milioni».

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Ieri si è tenuta la riunione del ministro del lavoro Nunzia Catalfo con le parti sociali allo scopo di avviare l'integrazione dei protocolli aziendali, partendo da quello del 14 marzo e dagli aggiustamenti già stipulati (Ferrari-Fca) come ha sollecitato esplicitamente la stessa relazione. Le pre-condizioni devono basarsi su valutazioni che già nella prima settimana di lavoro devono essere fatte sulla «situazione epidemiologica (trend giornalieri, indicatori chiave su base locale), adeguatezza del sistema sanitario locale, sia ospedaliero che di risposta territoriale all'emergenza Covid (dimensionamento specifico, intensivo e sub-intensivo disponibile, numero di operatori sul territorio nazionale per gestione di pazienti in quarantena), disponibilità dei materiali previsti dai protocolli di sicurezza». L'insieme di tutto questo serve per tenere aperta l'Italia che deve e vuole ripartire da lunedì 4 maggio.

IL SUMMIT
Per accompagnare la ripresa, la task force si sarebbe già rimessa al lavoro e oggi, nella nuova riunione in video conferenza, stilerà il cronoprogramma per definire i termini della curva epidemiologica riguardo i range da monitorare, la mappatura della capienza delle strutture sanitarie, in particolare le terapie intensive e la dotazione dei dispositivi di mascherine. E' evidente che il monitoraggio accompagnerà tutta la durata della fase 2 e fase 3, quando cioè arriverà il vaccino. Nel documento si legge chiaramente: «Riapertura totale e gestione flessibile: idealmente entro 2020». Infatti i parametri sanitari chiave per le riaperture «debbono essere quotidianamente monitorati dalle regioni per individuare con il massimo anticipo possibile, potenziali riduzioni dei livelli di tutela sanitaria della collettività». Questo perchè «peggioramenti della situazione epidemiologica e/o il deterioramento degli indicatori sul sistema sanitario locale possono portare alla necessità di azioni mirate su specifiche aree, aziende, enti a carico delle regioni e Prefetture agendo di concerto». Gli scienziati svolgeranno un ruolo chiave durante la fase 2. Le decisioni devono essere immediate: «Effettuare reazioni mirate, senza penalizzare attività economiche e sociali in aree sicure, ma agendo con tempestività e precisione in aree a rischio».
Il processo di monitoraggio «e condivisione dati sarà importante per garantire ai cittadini fiducia nelle riaperture e nella fase due diventerà essenziale al crescere della mobilità inter-regionale e delle attività commerciali delle imprese».
La fase 2 vuole restituire spazi all'organizzazione della vita sociale rispetto ai nuclei familiari e gli individui, all'interno della «progressiva riapertura delle attività». L'obiettivo degli esperti di Colao è «cercare di alleviare le difficoltà delle persone e delle comunità dovute al prolungato lockdown» tenendo presente quattro elementi: 1) il «piano di gestione delle strutture educative (in particolare le scuole e soprattutto le scuole medie, elementari e dell'infanzia) in funzione del progressivo ritorno al lavoro dei genitori; 2) le «condizioni di salute fisica e mentale della popolazione e in particolare dei più vulnerabili e di chi è in condizione di solitudine»; 3) «specifiche esigenze dei disabili»; 4) la funzione che le «organizzazioni del terzo settore svolgono in diversi territori, specialmente a favore dei più vulnerabili e delle persone in stato di disagio».

EMERGENZA SENZA PRECEDENTI
Il tutto con una premessa: «Covid-19 è un'emergenza senza precedenti dal secondo dopoguerra», come si legge nel cappello delle quattro pagine più una di slide rappresentativa dell'intero processo. Se le condizioni di lockdown sono state provvidenziali per contenere la diffusione, «potrebbe produrre, se protratte a lungo, l'effetto collaterale di aggravare la situazione economica e sociale complessiva del paese. Soprattutto rispetto all'incertezza dei tempi di sviluppo di un protocollo sanitario risolutivo».

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