Coronavirus, sindaci contro i governatori. Ed è battaglia sulle riaperture

Coronavirus, sindaci contro i governatori. Ed è battaglia sulle riaperture
di Simone Canettieri
Venerdì 24 Aprile 2020, 06:21
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Fughe in avanti, scontri tra enti locali. E poi governatori contro i prefetti, Regioni che se la prendono con il Governo e sindaci che alzano la voce: d'ora in poi vogliamo trattare direttamente noi con lo Stato centrale. Alla vigilia della fase due si procede spediti in ordine sparso. Verso dove? Non si sa.
A tener banco solo le richieste del Nord per anticipare le riaperture delle imprese già dalla prossima settimana. Capofila del pressing è il leghista Luca Zaia che dice «di aver già depositato il piano, fatto osservare dalle parti sociali e del mondo imprenditoriale». E quindi il Veneto è «in attesa di una decisione». E il capo della task force Vittorio Colao cosa ne pensa? «È d'accordo con noi», annuncia Zaia. Che coglie il senso del braccio di ferro visto andato in scena finora: «Noi non abbiamo la potestà giuridica per intervenire». Ma è proprio questo il punto.

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E il fronte coinvolge anche la Liguria di Giovanni Toti pronto a chiedere in vista della fase due «l'autonomia di applicare le regole tenendo conto delle esigenze e delle differenze tra territori. Di sicuro non possiamo aspettare molto...». L'unica sicurezza è l'incertezza di una strategia omogenea. Un caso emblematico viene sollevato, per esempio, da Enrico Rossi, governatore della Toscana che denuncia la «riapertura del distretto tessile di Biella» al contrario di quello di Prato «in virtù del potere dato alle prefetture».
Mentre in Lombardia è arrivato lo stop del Tar (tribunale amministrativo regionale) alle attività di e-commerce che le ordinanze di Fontana «avevano nei fatti deregolamentato e reso libere in contrasto con i Decreti del Governo con i quali si sono limitate una serie di attività produttive per contenere la diffusione del virus».
I nodi dunque continuano ad aumentare e in più c'è anche la richiesta di gran parte delle regioni in scadenza elettorale di votare a luglio. Battaglia bipartisan portata avanti dai governatori del Veneto Luca Zaia, della Liguria Giovanni Toti, della Campania Vincenzo De Luca e della Puglia Michele Emiliano. Un'istanza emersa durante la conferenza delle Regioni, presieduta da Stefano Bonaccini, nel corso della quale si è ritornato per forza sulla ripartenza. «Ci vogliono linee guida nazionali - ha detto il presidente dell'Emilia Romagna - su temi come la sicurezza e il trasporto pubblico».
Ma nel corso del cabina di oggi con il governo si capirà anche se su due filiere (manifatturiera con carattere internazionale e quella dei cantieri) si potrà partire già dal 27 aprile, come reclamano i governatori.
LA LETTERA
In questo scenario c'è anche un altro protagonismo che inizia a emergere: è quello dei sindaci metropolitani. Con una lettera i sindaci metropolitani di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Bari, Palermo, Catania, Venezia, Cagliari, Reggio Calabria - al termine di una riunione presieduta dal presidente dell'Anci Antonio Decaro - vanno all'assalto delle Regioni. Che «devono smetterla di interferire sulle nostre competenze, come gli oneri di urbanizzazione e l'occupazione di suolo pubblico».
Perché, dicono Raggi, Sala, Appendino, de Magistris, Orlando, Pogliese, Bucci, Brugnaro, Truzzu, Merola, Falcomatà, «se il loro intento è collaborare, doveroso in questa fase, ci diano una mano a recuperare le risorse per quei servizi che i cittadini si aspetteranno da noi».
Per i sindaci è «urgente, per esempio, un fondo per il sostegno agli affitti di quelle attività commerciali».
Gli amministratori delle grandi città chiedono norme chiare sull'uso delle mascherine, sulla nuova capienza dei mezzi pubblici e più fondi per il terzo settore. Con tanto di appello finale a Conte: «Il costo del trasporto pubblico locale deve essere integralmente coperto, al di là del reale sviluppo dei chilometri programmati, inevitabilmente ridotto. Rivendichiamo chiarezza su chi fa cosa».
Simone Canettieri
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