Coronavirus, i coniugi di Wuhan allo Spallanzani: «Nessuno contagiato da noi»

Coronavirus, i coniugi di Wuhan allo Spallanzani: «Nessuno contagiato da noi»
di Mauro Evangelisti
Sabato 1 Febbraio 2020, 07:49 - Ultimo agg. 15:23
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ROMA Sono pensionati e aspettavano con ansia questo viaggio in Italia, tanto da non rinunciare a partire neppure quando ormai a Wuhan e nella provincia di Hubei, dove abitano, l'allarme per il contagio del coronoavirus era ormai intenso. In un Paese dalle cento lingue come la Cina, parlano un dialetto di Wuhan, più simile al mandarino, che al cantonese, che sta dando qualche grattacapo agli interpreti, così ogni tanto si chiede aiuto alla figlia che vive in America. Hanno 66 lui e 65 anni lei, si presentano come pensionati, sono di buona cultura e di una classe sociale alta. Da mercoledì sono ricoverati nel reparto di Malattie infettive ad alto rischio di contagio perché sono i primi due casi di infettati dal coronavirus in Italia.

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Sono in due stanze differenti, super isolate, ma le loro condizioni, per fortuna, sono considerate «discrete» dagli specialisti dell'Istituto Spallanzani. Hanno spiegato: «La moglie presenta un iniziale interessamento interstiziale polmonare, febbricola e congiuntivite bilaterale, mentre il marito ha un interessamento polmonare più pronunciato, con febbre, tosse e astenia». La terapia? Spiega il professor Emanuele Nicastri: «Reidratazione per via endovenosa, la terapia antibiotica per l'uomo e una terapia locale per la congiuntivite della moglie». Secondo quanto racconta Adnkronos, la coppia ha confermato che di fatto a Roma non sono mai usciti dalla stanza dell'Hotel Palatino, proprio perché avevano cominciato a sentirsi male: non hanno visitato musei, non hanno frequentato luoghi pubblici.

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IN STANZA
«Appena siamo arrivati a Roma ci siamo ammalati - hanno detto -, non abbiamo preso mezzi pubblici, siamo sereni e vogliamo rassicurare tutti. A Roma non abbiamo girato, non abbiamo visitato nulla. Ringraziamo l'ospedale Spallanzani per quanto sta facendo per noi». Lungo il percorso da Parma a Roma, con una tappa a Firenze, i due coniugi di Wuhan hanno deciso di non utilizzare il pullman con i connazionali assistiti dallo stesso tour operator, e si sono affidati a un Ncc cinese, un autista. Ecco, secondo gli esperti questa era la persona per la quale c'erano maggiori preoccupazioni che potesse essere stata contagiata, visto che per molte ore è rimasta chiusa in macchina insieme alla coppia. Portato allo Spallanzani, è stato sottoposto ai test che però sono risultati negativi. Ieri si era diffusa anche la notizia di un altro caso sospetto: un operaio romeno che si occupava della manutenzione all'Hotel Palatino e che l'altro pomeriggio si è presentato al pronto soccorso di Tivoli con tosse e febbre. Si è messa in moto la macchina delle verifiche, l'uomo è stato accompagnato allo Spallanzani.

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Il fatto che non avesse avuto alcun contatto con i due turisti di Wuhan rendeva poco probabile il contagio e l'esito dei test ha confermato che era solo un'influenza. In un'ala dello Spallanzani sono ospitati anche i 20 turisti cinesi che hanno fatto parte del viaggio, fino a Parma, con la coppia. Ieri i vertici dello Spallanzani hanno confermato che sono tutti «asintomatici», stanno bene, ma che sono precauzionalmente tenuti in ospedale, in attesa che tutti i test siano completati. Tra l'altro, non saprebbero dove andare, visto che ora i voli per la Cina che, avrebbero dovuto riportarli a casa, sono bloccati. Altre tre persone, che hanno avuto contatti con i due contagiati mentre erano in hotel, sono sotto osservazione in isolamento ma nelle loro case.
 



Allo Spallanzani in realtà gli allarmi per nuovi casi sono continui, anche se ad oggi quasi tutti infondati. Proprio ieri mattina, mentre l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, stava conducendo la conferenza stampa, allo Spallanzani sono arrivate due ragazze che erano su un pullman diretto a Perugia; dal Vannini in serata è stato accompagnato, con l'ambulanza isolata, un paziente. Allarme per un bambino di 12 anni di Sora, di origini cinesi, accompagnato al Bambino Gesù. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico Spallanzani: «Dire che non ci saranno altri casi è non guardare in faccia la realtà. Ma il rischio di diffusione è nella scala che va da basso a molto basso».
 

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