Coronavirus, scramble, rarissimo aereo fantasma intercettato dagli Eurofighter dell'Aeronautica - La mappa del “deserto” dei cieli italiani

Scramble, rarissimo aereo fantasma intercettato dagli Eurofighter dell'Aeronautica militare - La mappa del “deserto” dei cieli italiani
Scramble, rarissimo aereo fantasma intercettato dagli Eurofighter dell'Aeronautica militare - La mappa del “deserto” dei cieli italiani
di Paolo Ricci Bitti
Giovedì 19 Marzo 2020, 19:11 - Ultimo agg. 14 Giugno, 12:52
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Scramble al tempo del'emergenza coronavirus: per aria ci sono pochissimi aerei, ma uno di essi è riuscito a far scattare nei cieli italiani un allarme internazionale. Ovvero come capire anche dalla rarefatta mappa del traffico aereo sull'Italia la drammaticità di questi giorni. Alle ore 18 del 19 marzo sulla verticale della penisola e dei suoi mari si contano, uno più uno meno, trenta velivoli, il 90% in meno, a essere stretti, di quelli tracciati da siti ad esempio come Flightradar prima che la pandemia mettesse a terra sia gli aerei sia i conti delle compagnie di tutto il mondo.

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Allora non è proprio di routine, ma comunque discretamente frequente, il caso di questa mattina, quando due caccia Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto hanno intercettato un Airbus 320 Easyjet decollato da Londra e diretto a Malta che aveva perso i contatti radio con gli enti del traffico aereo civile. Un'operazione tecnicamente chiamata appunto "scramble" che indica un rapidissimo intervento - sul filo dei minuti - dei piloti sia che si trovino già in volo com'è accaduto oggi sia che debbano decollare dalle basi dell'Aeronautica militare. 

Che fosse effettivamente un volo dell'Easy Jet (l'8823 o il 7431) partito da Londra e diretto a Malta lo si è scoperto solo quando i piloti hanno scorto con i loro occhi i colori della compagnia low cost britannica.  Il comandante dell'aereo di linea, vista l'inattesa compagnia dei caccia, ha subito capito che si era perso qualcosa e ha riattivato i contatti radio. Un ultimo oscillare d'ali di saluto e i due caccia italiani sono rientrati. Tutto bene, insomma, capita quasi sempre così. E' vero che il tragitto lineare, la velocità costante sui 900 kmh  e la quota attorno agli 8.000 metri dell'Airbus 320 neo non davano particolari preoccupazioni, ma è chiaro che tutto ciò che vola sulle nostre teste senza farsi  identificare o senza essere identificabile può rappresentare una minaccia. E quindi grazie ai piloti dell'Aeronautica che anche questa volta hanno escluso ogni dubbio. Anche perché questi "scramble" hanno permesso di tanto in tanto di evidenziare potenzialmente rischiose avarie agli apparati radio dei velivoli. 


Caccia Eurofighter in volo per intercettare un «volo sospetto» 

Epperò a cercare elementi e dettagli di questa vicenda ci si è di nuovo imbattuti, stavolta dall'alto, in tutta l'enorme portata dell'emergenza coronavirus e dei suoi condizionamenti e delle sue conseguenze su abitudini che si danno, che si davano, per scontate. Alzate gli occhi al cielo, di giorno o di notte, e non vedrete più che rarissime scie o "lucine": e una di esse, questa mattina, per qualche tempo, è riuscita persino nell'impresa di essere misteriosa.   

I due caccia, al momento della richiesta di intervento, erano già in volo per una missione di addestramento. L'ordine di rimodulazione della missione da addestrativa  a reale è stato dato dal Caoc (Combined Air Operation Centre) di Torrejon in Spagna, ente Nato responsabile nell'area, in coordinamento con il Comando Operazioni Aeree (Coa) di Poggio Renatico.

 





Il personale "guida caccia" dell' 11° Gruppo D.A.M.I. di Poggio Renatico ha fornito ai piloti dei due Eurofighter in volo le coordinate e le informazioni necessarie per raggiungere il velivolo civile ed effettuare la prevista procedura di "visual identification" (VID), per accertare che non vi fossero condizioni di emergenza. Dopo il ripristino delle comunicazioni radio, i due caccia hanno fatto rientro sulla base aerea maremmana.


Quattro  sono gli Stormi dotati di assetti Eurofighter, che l'Aeronautica Militare impiega per il servizio di Difesa Aerea: il 4° Stormo di Grosseto, il 36° Stormo di Gioia del Colle, il 37° Stormo di Trapani, il 51° Stormo di Istrana. Da marzo 2018 inoltre, nel sistema di Difesa Aerea sono stati integrati anche i velivoli F35 del 32° Stormo di Amendola, che contribuiscono, con specifiche capacità operative e tecnologia di ultima generazione, alla difesa dei cieli italiani e che sono stati i primi aeroplani di 5^ generazione ad essere stati impiegati dalla NATO per salvaguardare lo spazio aereo dell'Alleanza in una operazione di Air Policing.

Paolo Ricci Bitti




Il complesso sistema di difesa mediante il quale l'Aeronautica Militare assicura, senza soluzione di continuità, la sorveglianza dello spazio aereo nazionale è integrato, anche in tempo di pace, con quello degli altri paesi appartenenti alla NATO. L'ordine di decollo immediato - in gergo tecnico "scramble" - o come in questo caso di intervento di velivoli già in volo, viene impartito dal CAOC (Combined Air Operation Centre) di Torrejon (Spagna), l'ente della NATO responsabile del servizio di sorveglianza dello spazio aereo nell'area,  che integra le capacità di sorveglianza e controllo del 11° gruppo D.A.M.I. e 22° Gruppo radar. 

 L'Air Operation Centre (AOC) nazionale svolge compiti fondamentali nell'organizzazione del servizio di difesa aerea ed effettua una costante attività di supervisione sul corretto funzionamento del dispositivo. Qualora si presenti una minaccia non militare allo spazio aereo italiano, l'IT-AOC riprende il comando dei velivoli intercettori affidati alla NATO, per la successiva azione di contrasto. Ciò avviene, ad esempio, quando un velivolo civile in transito nello spazio aereo nazionale evidenzi una condotta anomala e, quindi, potenzialmente pericolosa per la sicurezza, oppure qualora necessiti di supporto aereo per problemi tecnici che ne compromettano la sicurezza del volo, come nel caso odierno, dovuto alla perdita di comunicazioni radio.​






 

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