Coronavirus, i penalisti a Bonafede: «Incomprensibile chiudere scuole e stadi, ma non i tribunali»

Coronavirus, i penalisti a Bonafede: «Incomprensibile chiudere scuole e stadi, ma non i tribunali»
Coronavirus, i penalisti a Bonafede: «Incomprensibile chiudere scuole e stadi, ma non i tribunali»
Venerdì 6 Marzo 2020, 10:01
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Le scuole e gli stadi sì, i tribunali no. Perché? Ecco allora una lettera indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per chiedere «risposte inequivoche» sulle misure a tutela degli «utenti della giustizia» in relazione all'emergenza coronavirus. A scriverla è la Giunta dell'Unione delle camere penali. «Quali differenze il governo ritiene sussistano, ai fini dell'obiettivo di contenimento della diffusione del coronavirus, tra uno stadio, un'aula scolastica, una sala cinematografica, e invece un Tribunale?», è la domanda che i penalisti rivolgono al ministro, sottolineando che «è giunto il momento di dare agli utenti della Giustizia una risposta logicamente e scientificamente ineccepibile: perché non si può andare al cinema, ma si deve andare in udienza?».

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«Sin dal diffondersi di questa epidemia, l'Unione delle Camere Penali ha ritenuto di schierarsi dalla parte di chi rifiuta allarmismi e isterie, e sceglie, come sempre, ragionevolezza e buon senso. Ma se avete deciso, e ne avrete avute tutte le ragioni, di chiudere le scuole di tutta Italia, dovete spiegarci perché non chiudere, salvi i processi urgenti ed indifferibili, i Tribunali - è la richiesta delle Camere penali - Ancor meno comprensibile è l'idea di rimettere ogni decisione ai responsabili degli uffici giudiziari, senza vincolarli a parametri univoci e categorici, ispirati e regolati dagli unici criteri rilevanti, cioè quelli della scienza medica e della tutela della salute pubblica».
A giudizio dell'Ucpi «è del tutto ovvio e condivisibile affermare che non possa essere rimessa agli avvocati la valutazione delle condizioni e dei parametri di salvaguardia della salute pubblica; ma perché questa ineccepibile considerazione non dovrebbe invece valere per un Procuratore della Repubblica o per un Presidente di Corte di Appello? In nome di cosa, cioè di quali cognizioni scientifiche si chiudono alcuni Tribunali, e se ne tengono aperti altri?». «Ecco le domande alle quali ci attendiamo adeguate risposte da parte di chi ha la difficile responsabilità di governare un Paese. Dovreste comprendere Voi per primi che in una situazione di allarme sociale e di crescente ansia dei cittadini, regole di comportamento inspiegabilmente diverse adottate in relazione a situazioni equivalenti creano sconcerto, rabbia, smarrimento - denunciano i penalisti - ed avviano l'allarme verso la strada pericolosa della paura irrazionale e incontrollabile. Attendiamo fiduciosi le risposte Sue e del Governo del quale Ella è così autorevole parte, sin dalle prossime ore», conclude la nota.

 

 

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