Se ci limitassimo a leggere i numeri del report della cabina di regia (Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità) sull’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2, il livello di preoccupazione sarebbe tutto sommato accettabile: l’indice di trasmissione nazionale è ancora sotto 1, solo tre regioni sono a livello rischio alto, sono diminuiti i posti occupati in terapia intensiva, l’incidenza del numero dei casi per 100mila abitanti è scesa. Ma è un modo molto miope e rischioso di analizzare la situazione, perché tutti gli esperti, a partire da quelli della cabina di regia e del comitato tecnico scientifico, sanno che il nemico sta arrivando, sta contrattaccando e ha chiamato i rinforzi. I nuovi alleati si chiamano “varianti”, le stesse che hanno già messo in ginocchio il Regno Unito e mezza Europa.
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Il tema chiave del report
La frase chiave del report della cabina di regia: «In questa fase delicata dell’epidemia questi iniziali segnali di contro-tendenza potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente realizzate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale anche in considerazione della circolazione delle varianti in alcune aree di regioni italiane».
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Per questo la cabina di regia chiede con forza di non allentare le misure di contenimento: «In alcuni contesti, un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica. Si conferma pertanto la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile».
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Se si guarda all’incidenza dei nuovi casi su base settimanale (numero di positivi ogni 100mila abitanti) spiccano le differenze tra le regioni: Valle d’Aosta e Basilicata hanno una situazione invidiabile, rispettivamente con 43,19 e 58,02; allo stesso tempo c’è allarme rosso a Bolzano (686,57), Umbria (241,56), Trento (241,28) e Friuli-Venezia Giulia (222,93).
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