Cosa nostra, chi sarà il nuovo capo dei capi? Dal killer di fiducia di Totò Riina ai membri della "nuova Cupola"

I nomi su cui puntare non sono poi moltissimi

Nella foto Giovanni Motisi, possibile successore di Matteo Messina Denaro
Nella foto Giovanni Motisi, possibile successore di Matteo Messina Denaro
di Gianluca Cordella
Martedì 17 Gennaio 2023, 18:49 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 17:48
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Tra gli uomini delle forze dell'ordine il “ritornello” mediatico delle ultime 24 ore sta risuonando sempre nello stesso modo: con l'arresto di Matteo Messina Denaro non finisce la mafia. Lo sanno i grandi ex, i dirigenti in carica, gli uomini attivi sul campo. Non è la cattura di un boss – per quanto iconico nella storia di Cosa nostra – a mettere fine a un'organizzazione criminale così storicamente radicata sul territorio. E per di più con una grossa capacità di sapersi rigenerare. Insomma: un altro leader arriverà, un altro uomo forte nel solco dei Riina e dei Messina Denaro, una figura in grado di stare al vertice della piramide e di tenere insieme le anime differenti dell'organizzazione si starà già muovendo per raccogliere la sua eredità criminale.

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I nomi su cui puntare non sono poi moltissimi. Il primo che viene in mente, per una serie di motivi, è quello di Giovanni Motisi, il killer di fiducia di Totò Riina. Noto nell'ambiente come “U pacchiuni”, il grasso. Palermitano, 64 anni, condivide con Messina Denaro anche la lunghissima latitanza. Le sue tracce si sono infatti perse quasi del tutto dal 1998, anno in cui gli vennero attribuiti diversi omidici, tra cui quello del commissario Giuseppe Montana. Dal 2001 è anche ricercato per associazione di stampo mafioso e dal 2002 per strage. Compare nella lista dei quattro super latitanti ancora presenti nel programma speciale di ricerca del gruppo Interforze. In realtà ci fu un avvistamente successivo alla data di inizio latitanza: nel 1999 presenziò alla festa di compleanno della figlia: lo testimoniava una foto ritrovata nella sua villa di Palermo.

Uno scatto fatto con grande cautela: le pareti della casa in cui si ttrovava con la figlia erano ricoperte di lenzuale bianche per rendere irriconoscibile il posto.

L'altro nome caldo è quello di Stefano Fidanzati, 70 anni. Fratello dello storico boss di Cosa nostra, Gaetano, morto nel 2013, è membro della famiglia di narcotrafficanti dell'Arenella, che costruì il proprio impero economico tra Milano e Palermo.

La "nuova Cupola"

Ci sarebbero poi altri due nomi che nella “griglia” sembrano partire un po' più indietro. Si tratta di Giuseppe Auteri e Sandro Capizzi. Il primo, 49 anni, molto legato al boss Tommaso Lo Presti, avrebbe custodito la cassa del clan assieme a un altro personaggio di spicco di Porta Nuova, Giuseppe Incontrera, assassinato il 30 giugno alla Zisa. Soprannominato “vassoio”, è uno dei giovani che Cosa nostra tiene più in considerazione anche alla luce dei tanti anni di carcere che ha già alle spalle con condanne per mafia ed estorsione aggravata. Attualmente è latitante da un anno.

Il secondo, 41 anni, è figlio di Benedetto Capizzi, storico componente della Cupola. Anche lui è molto tenuto in considerazione per le relazioni intrattenute con la Palermo bene. Entrambi fanno parte della cosiddetta “nuova Cupola”.

Il tutto porta con se un'indicazione: se la scelta dovesse cadere su uno dei giovani piuttosto che – come da tradizione – su un grande vecchio, certificherebbe una volta per tutte l'ingresso della mafia in una nuova era, da quella degli stragisti e dei criminali feroci a quella delle strette di mano e del business.

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