Indagati Covid, i pm di Bergamo: «Speranza firmò il decreto sulla zona rossa, il premier Conte no»

Posizioni diverse per l'ex premier e l'ex ministro della Salute

Covid inchiesta: Speranza firmò il decreto per la zona rossa nel Bergamasco, Conte no
Covid inchiesta: Speranza firmò il decreto per la zona rossa nel Bergamasco, Conte no
Venerdì 3 Marzo 2023, 16:24 - Ultimo agg. 20:15
4 Minuti di Lettura

Toccherà al Tribunale dei Ministri di Brescia valutare la posizione dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, tra gli indagati dalla Procura di Bergamo nell'inchiesta sulla gestione della prima ondata di Covid in Val Seriana, la zona più colpita d'Italia e dove tra la fine di febbraio e i primi di marzo 2020 la diffusione del virus era oramai «incontrollabile» a causa, secondo la prospettazione dell'accusa, di una serie di ritardi e omissioni dovuti alla mancata istituzione della zona rossa e alla non applicazione del piano pandemico influenzale del 2006, quello che tre anni fa era in vigore in quanto mai aggiornato. «Ora denunce per non aver chiuso a sufficienza, in precedenza invece per aver chiuso», ha commentato l'ex premier Giuseppe Conte, che ha detto di aver riferito alla Procura sulla zona rossa e di essere «tranquillo».

I pm bergamaschi hanno inviato, intanto, gli atti relativi alle posizioni dell'allora capo del Governo e ora presidente di M5S e dell'attuale deputato di Articolo 1 ai colleghi bresciani. Faldoni di carte che ora il Procuratore Francesco Prete con i suoi sostituti hanno cominciato ad esaminare. Come prevede la legge avranno tempo 15 giorni, non per indagare, ma solo per "studiare" la documentazione per poi inviarla al collegio composto da tre giudici con eventuali richieste istruttorie. In questo caso il Tribunale dei Ministri entro 60 giorni dovrà decidere se consentire ulteriori approfondimenti, altrimenti entro 90 giorni dovrà compiere le indagini preliminari in seguito alle quali potrà disporre o l'archiviazione (non si può impugnare) o la trasmissione al Procuratore affinché chieda l'autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza. 

Lo scenario

Secondo gli accertamenti Conte e Speranza hanno due posizioni differenti. Entrambi rispondono di epidemia colposa aggravata ma per due diversi fatti. L'ex presidente del Consiglio è accusato di non aver istituito la zona rossa nel comuni di Nembro e Alzano Lombardo nonostante «l'ulteriore incremento del contagio» in Lombardia e «l'accertamento delle condizioni che (...) corrispondevano allo scenario più catastrofico». Una contestazione, questa, che non riguarda Speranza che risponde solo per la mancata attuazione del piano pandemico. Infatti l'allora responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa aveva firmato una bozza di decreto con cui proponeva di estendere la misura urgente di «contenimento del contagio» già adottata nel Lodigiano, ai due comuni della Bergamasca. Tale bozza invece non venne sottoscritta da Conte. Il quale, quando nel giugno 2020 venne sentito a Roma dai pm di piazza Dante come persona informata sui fatti, aveva spiegato di aver agito «in scienza e coscienza» assumendosi la responsabilità di una scelta politica che arrivò dopo un confronto all'interno del governo e tra l'esecutivo e gli esperti. Una scelta. disse, che fu condivisa con la Regione Lombardia che, come previsto dalla legge, avrebbe potuto agire anche autonomamente.

Per questo ora è indagato pure il governatore Attilio Fontana.

Anche lui, in base alla ricostruzione, con due mail del 27 e 28 febbraio 2020, inviate a Palazzo Chigi, aveva chiesto di mantenere misure più blande (da zona gialla) nonostante «avesse piena consapevolezza» della situazione e senza segnalare «alcuna criticità» nonostante l'indice di trasmissione avesse raggiunto la soglia del 2. Dunque il non aver voluto questa seconda zona rossa in Lombardia, per i pm, ha comportato la diffusione dell'epidemia con un incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone morte. «Ci abbiamo messo il massimo impegno, lavorando giorno e notte. Siamo stati accusati di tutto e il contrario di tutto, ho avuto denunce in tutte le procure d'Italia per aver chiuso. Sono stato accusato di essere un pazzo criminale e liberticida e adesso invece ci sono anche denunce per il fatto di non aver chiuso a sufficienza», ha commentato ancora oggi Conte che ha ripetuto di essere «assolutamente tranquillo e a disposizione: ho già fornito ai procuratori tutte le informazioni in mio possesso e adesso se ci sarà una nuova occasione fornirò ancora la massima disponibilità». Infine, mentre Fratelli d'Italia, con Galeazzo Bignami, chiede una commissione d'inchiesta sulla pandemia, il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani già ieri ha aperto un fascicolo sulla fuga di notizie in quanto i nomi degli indagati sono stati pubblicati la sera prima della notifica dell'avviso di conclusione dell'indagini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA