Treni, si allenta la stretta: più posti per l’Alta velocità

Treni, si allenta la stretta: più posti per l’Alta velocità
Treni, si allenta la stretta: più posti per l’Alta velocità
di Francesco Bisozzi
Venerdì 11 Settembre 2020, 00:29
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Stanno per allentarsi le barriere anti-Covid contro il riempimento dei treni ad alta velocità. L’obiettivo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è di aumentare il livello di capienza consentita nelle carrozze, portandolo dal 50 all’80 per cento del totale, come già avvenuto per il trasporto pubblico locale e per i convogli regionali. «Italo e Trenitalia ci hanno mandato tutta una serie di proposte che in questi giorni abbiamo valutato attentamente, alcune di queste le abbiamo integrate e altre ci sembrano adatte a garantire la sicurezza dei passeggeri con un riempimento maggiore delle carrozze», ha spiegato ieri la ministra Paola De Micheli. In questo modo i due vettori, che devono compensare la perdita di passeggeri legata al Covid-19, potranno almeno fare il pieno di viaggiatori sulle tratte con più richiesta.

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Oggi i treni ad alta velocità sfrecciano in media con un terzo dei posti occupati: come anticipato dal Messaggero, se le regole non cambieranno Italo a partire dalla prossima settimana taglierà progressivamente i collegamenti e non esclude di arrivare a sospendere le attività a novembre. Nel primo semestre il gruppo ha perso 200 milioni di euro, che potrebbero diventare 500 entro la fine dell’anno se nulla cambia. A rischio 1.500 posti di lavoro, cinquemila con l’indotto.

 

LE DIFFICOLTÀ

Il coronavirus non ha risparmiato nessuno. Trenitalia con le sue Frecce ha però risposto alle restrizioni aumentando l’offerta e predisponendo un piano flessibile che in parte ha retto l’urto della crisi. Sono stati modulati al meglio il numero dei treni in circolazione sulle rotte più trafficate, dalla Roma-Milano alla Torino-Milano-Napoli-Salerno, incrementando il numero delle Frecce in servizio sulla linea adriatica e puntando sulla linea Torino-Reggio Calabria e altre tratte. Insomma, le Ferrovie si sono mosse in anticipo e con profitto, probabilmente anche perché dispongono di una dotazione maggiore di risorse. Come noto, le restrizioni anti-Covid sui treni ad alta velocità sono al momento più severe rispetto a quelle in vigore per gli aerei e per il trasporto pubblico locale. Ad alta quota il distanziamento è finito nella stiva già all’inizio di questa estate, un po’ perché i sistemi di filtraggio dell’aria offrono secondo gli esperti maggiori garanzie rispetto a quelli in funzione sugli altri mezzi di trasporto e un po’ perché numerosi vettori di peso, come Ryanair, avevano minacciato di lasciare addirittura a terra la flotta se la strategia dei sedili vuoti non fosse stata accantonata. Risultato, in aeroplano oggi si può viaggiare gomito a gomito. Per quanto riguarda invece il trasporto pubblico locale è consentito riempire i mezzi fino all’80% della capienza totale.

E lo stesso vale per i treni regionali in base alle nuove linee guida per il contenimento della diffusione del Covid-19 allegate al dpcm del 7 settembre, approvate dalle Regioni. L’80% si raggiungerà occupando tutti i posti a sedere e limitando il numero di quelli in piedi. Così in questo momento il Mit sta ragionando con il ministero della Salute e con il Comitato tecnico scientifico per vedere se anche sui treni a lunga percorrenza è possibile aumentare il riempimento senza correre rischi. Difficilmente si tornerà però al massimo della capienza: il Dpcm del 14 luglio, che di fatto aveva messo un punto al distanziamento sui treni, quest’estate ha sollevato numerose proteste, oltre alle critiche degli esperti del Cts, tant’è che alla fine è intervenuto il ministro Roberto Speranza, ripristinando in accordo con la ministra Paola De Micheli l’obbligo per i convogli di viaggiare mezzi vuoti. Contrordine che a Italo è costato appena un mese fa circa 3 milioni di euro tra cancellazioni e rimborsi, visto che in seguito al dietrofront la società si è ritrovata costretta a sopprimere un nutrito pacchetto di corse.

 

LA SOLUZIONE

Insomma, si cerca in queste ore una via di mezzo in grado di accontentare tutte le parti coinvolte. L’ipotesi più probabile è che venga adottata la stessa soluzione individuata per il Tpl e per i treni regionali.
Dovranno essere rispettate però determinate condizioni, dal ricorso a un sistema di filtraggio dell’aria adeguato all’uso obbligatorio della mascherina chirurgica. Ma non solo. Il ministero di Porta Pia valuta anche la possibilità di concedere nuovi sostegni a Trenitalia e Italo, dopo che con il decreto Rilancio sono stati stanziati 70 milioni di euro per l’anno 2020 e 80 milioni di euro annui dal 2021 al 2034 per aiutare le due società a fronteggiare le perdite innescate dall’emergenza e un calo dei passeggeri del 30%.

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