Trivulzio, il patto con la Regione nel mirino. Il dg: gestiamo noi i malati

Trivulzio, il patto con la Regione nel mirino. Il dg: gestiamo noi i malati
di Claudia Guasco
Sabato 18 Aprile 2020, 08:17 - Ultimo agg. 12:02
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MILANO Una task force tra Pio Albergo Trivulzio e Regione Lombardia per il trasferimento dei pazienti positivi al coronavirus dagli ospedali alle case di riposo. La Baggina afferma: «Non abbiamo accolto malati», eppure aveva accentrato a sé tutta la gestione di pazienti a «bassa intensità» Covid. Il governatore Attilio Fontana si smarca: «Abbiamo ascoltato i nostri tecnici». Ma ora quella delibera dell'8 marzo che ha aperto le porte della Baggina (e delle altre Rsa lombarde) all'infezione è nel mirino dei pm che indagano per epidemia colposa e omicidio colposo.

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REGIA E PIANIFICAZIONE
Tutto ruota attorno alla «Centrale unica regionale dimissione post ospedaliera», la cui «costituzione e gestione» è stata affidata al Trivulzio. In un documento del 24 marzo, firmato dal direttore generale della struttura Giuseppe Calicchio, primo nome nel registro degli indagati, emerge il ruolo centrale della casa di riposo nella fase due dei pazienti Covid, ovvero le loro dimissioni dagli ospedali con un certificato di positività. Quindi sono ancora in grado di trasmettere il virus. Una fase delicata, che se non gestita con attenzione può generare nuovi focolai tra i pazienti delle strutture di lungodegenza. La Baggina opera «in coordinamento con l'Unità di crisi regionale», si legge nel documento approvato da Calicchio che nomina anche due responsabili, un direttore sanitario e un direttore operativo, per gestire la «Centrale». Nel provvedimento vengono elencati i compiti di questa nuova organizzazione: «Facilita i rapporti tra struttura dimettente e strutture accettanti, garantendo la pianificazione, la regia e il monitoraggio d'esito dell'intero percorso assistenziale che si colloca tra la dimissione ospedaliera e il rientro al domicilio». Oltre a lavorare con l'Unità di crisi regionale, si rapporta con «la centrale di coordinamento dei letti ospedalieri istituita presso l'Ospedale Sacco».

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E il medico «con funzioni di direttore sanitario» nominato da Calicchio «garantisce il coordinamento e il confronto con la Centrale di coordinamento dei letti ospedalieri» del Sacco. Il Trivulzio, insomma, dall'8 marzo è una figura istituzionale di primo piano nella lotta al virus, che però ha fatto strage nelle Rsa della regione così come tra le stesse mura della Baggina. I pm di Milano coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano stanno analizzando i cosiddetti «ingressi pringe», cioè quelli di pronto intervento geriatrico di pazienti trasferiti al Pio Albergo da altri ospedali: si tratta di centinaia di cartelle cliniche da gennaio in poi che avrebbero rivelato svariate criticità, con molti pazienti ricoverati per polmoniti e sintomi da insufficienza respiratoria anche prima delle direttive post epidemia (tra l'8 e il 13 marzo). Gli inquirenti hanno suddiviso in tre aree le verifiche sulle cartelle: quelle dei decessi, dei nuovi ingressi di pazienti e degli anziani più gravi curati nella struttura senza essere portati nei pronti soccorso, come invece prevedono le indicazioni regionali.

«NESSUN ERRORE»
Fulcro dell'inchiesta, oltre al rispetto delle norme di sicurezza da parte del Trivulzio, sono le comunicazioni del Pirellone alle case di riposo sui rischi epidemiologici. Il governatore Attilio Fontana rivendica la correttezza delle decisioni: sulle Rsa «credo proprio che non abbiamo assolutamente sbagliato niente», afferma. «Abbiamo fatto una scelta. L'Ats doveva controllare le condizioni delle delibera, ossia l'isolamento in singoli reparti e dipendenti dedicati esclusivamente a quei pazienti, e, sulla base delle risultanze tecniche, abbiamo portato avanti il provvedimento». Lo rifareste? «Certamente, in quel periodo drammatico che stavamo vivendo. Abbiamo liberato posti in ospedale», afferma Fontana.

IL COMITATO
Ieri intanto il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio ha depositato alla procura una denuncia con l'obiettivo di «fornire un primo contributo informativo nell'ambito delle indagini, rappresentando le evidenze raccolte in ordine a gravi inadempienze nella salvaguardia della salute dei degenti durante l'epidemia che appare tuttora in corso all'interno della struttura». La lettera dei medici del Trivulzio, sottolinea il Comitato, «chiarisce d'altronde la gravità della situazione che determina a tutt'oggi un grave e perdurante rischio per la salute dei degenti e dei dipendenti».

 

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