Adriano Urso, parla il fratello: «Non faceva il rider, voleva solo uscire e rendersi utile. L'infarto? Aveva una visita medica il giorno dopo»

Adriano Urso, il fratello: «Non faceva il rider, voleva solo uscire e rendersi utile. L'infarto? Aveva una visita medica il giorno dopo»
Adriano Urso, il fratello: «Non faceva il rider, voleva solo uscire e rendersi utile. L'infarto? Aveva una visita medica il giorno dopo»
di Silvia Natella
Venerdì 15 Gennaio 2021, 19:16 - Ultimo agg. 21:03
4 Minuti di Lettura

«Voleva rendersi utile, non era in difficoltà economiche». Emanuele Urso fa chiarezza sulle condizioni del fratello Adriano, il musicista colto da infarto mentre faceva le consegne con la sua auto e morto a 41 anni. In tanti hanno raccontato la storia del pianista jazz romano che aveva intrapreso un'attività di rider dopo essere stato costretto a rinunciare alle serate nei locali. La pandemia e le restrizioni per arginarne la diffusione lo avevano spinto a cercare una via d'uscita, più per noia che per motivi economici. 

Leggi anche > Italia a fasce, 12 regioni «arancioni»: ecco quali sono. La Lombardia torna zona rossa, la Campania resta gialla

I FATTI

«Ho letto tante inesattezze sul perché mio fratello svolgeva questa attività di fattorino.

Non lo faceva per necessità, dal momento che noi siamo una grande famiglia benestante. Voleva sentirsi utile dopo tanti mesi senza suonare e perché era abituato a stare con la gente. Aveva bisogno del contatto con le persone, di andare in giro di notte, di incontrare un’amico», spiega Emanuele, anche lui musicista e collega inseparabile.

LA VITA STRAVOLTA

«La chiusura di tutte le attività per lui era un problema. Era abituato a "vivere" dopo i concerti e aveva trovato in questa attività un modo per socializzare», aggiunge sottolineando che la frequenza era di due volte a settimana e non aveva alcuna remunerazione, al massimo un rimborso per le spese di benzina. «Voleva uscire un po’ e aveva iniziato solo un mese fa, facendolo in tutto cinque o sei volte». «La sua storia - precisa - è stata romanzata e stava degenerando».

LA SCAPPATOIA 

Alla domanda su come abbia spiegato le sue intenzioni alla famiglia, Emanuele risponde: «Un giorno ci ha detto: «Lo faccio per svagarmi un po’, non ce la faccio più a stare a casa». Adriano, abituato a muoversi di notte e a incontrare tante persone «si annoiava». «Si era trovato una scappatoia: le consegne erano una scusa per fare un po’ più tardi».

LE AVVISAGLIE

L'artista aveva soltanto 41 anni e si è sentito male per strada. Secondo quanto riporta il fratello aveva avuto delle avvisaglie nei giorni precedenti, motivo per cui avrebbe dovuto sottoporsi a una visita medica il giorno dopo. «Non soffriva di nulla, ma da qualche giorno lamentava un dolore al petto. Lui è laureato in farmacia e diplomato al conservatorio, tendeva a farsi delle autodiagnosi. A noi diceva che sicuramente erano dolori intercostali e reumatici. Avrebbe dovuto fare un controllo lunedì e si è sentito male la domenica».

IL MALORE

Sulle dinamiche dell'accaduto precisa: «C’era la sua macchina in mezzo alla strada, mi hanno raccontato che aveva un problema con la batteria, che si era scaricata a causa del freddo. Ha cominciato a spingere l'auto e ha incontrato un passante che lo ha aiutato. Dopo essersi messo al volante non ha più risposto a questa persona.  Il 118, arrivato sul posto, non è riuscito a rianimarlo. Hanno inciso sicuramente lo sforzo, poi forse anche l'angoscia di non riuscire a consegnare in tempo. Un po’ di cose messe insieme. Ultimamente era un po’ preoccupato perché la macchina poteva rompersi». 

LA MUSICA 

Emanuele e Adriano hanno condiviso la passione per la musica sin da piccoli: «Dal 1994 avevamo diverse formazioni musicali. Da giovanissimi abbiamo cominciato a fare i primi concerti e a mettere su un’industria musicale. Mio fratello, però, aveva anche portato a termine gli studi in farmacia, convinto di dover avere un piano B. Di questa laurea non è riuscito a beneficiarne nemmeno durante i mesi della pandemia. Ha provato inutilmente a mandare proposte per tenersi occupato. Non avendo avuto risposte ha colto questa occasione per rendersi utile».

IL RICORDO

Nessuna carriera rovinata, ma solo tanta voglia di vedere gente. Per Emanuele, Adriano avrebbe voluto essere ricordato così: «Un pianista assolutamente geniale e unico, un genio perché scriveva musica e aveva l’orecchio assoluto. Il suo era un dono incredibile e tutti lo ricordano come una persona d’altri tempi nel senso più nobile. Viveva nel passato e lo mostrava con i suoi modi gentili. Sempre impeccabile e un fratello per me esemplare. Insostituibile musicalmente e umanamente. Senza di lui sarà difficile». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA