40 anni senza Alfredino: la mamma, il Presidente, il pompiere e lo speleologo. Storie di una tragedia che ha cambiato l'Italia

Alfredino Rampi: 40 anni dalla tragedia di Vermicino. La mamma, il Presidente, il pompiere, lo speleologo: che fine hanno fatto i protagonisti
Alfredino Rampi: 40 anni dalla tragedia di Vermicino. La mamma, il Presidente, il pompiere, lo speleologo: che fine hanno fatto i protagonisti
di Domenico Zurlo
Martedì 8 Giugno 2021, 07:09 - Ultimo agg. 10 Giugno, 16:27
4 Minuti di Lettura

Il 10 giugno 1981 il piccolo Alfredo Rampi, 6 anni, cadde in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino a Frascati (Roma). Venne estratto cadavere il 13 giugno, dopo diversi tentativi di salvataggio. L’Italia intera seguì la sua vicenda attraverso una diretta Rai che durò quasi tre giorni, la prima del genere. Un evento unico che - a distanza di 40 anni - ancora segna la storia e la cronaca del nostro Paese. 

40 anni senza Alfedino. Piero Badaloni: «Condussi per 36 ore. Una diretta nata per caso, poi Pertini e non ci siamo potuti fermare»

 La vicenda ebbe tanti protagonisti, dai genitori al comandante dei Vigili del fuoco di Roma, dagli speleologi agli inviati Rai che raccontarono quello che stava succedendo, fino all’Uomo Ragno che provò a calarsi nel pozzo, e a Sandro Pertini, all’epoca presidente della Repubblica, che si recò sul posto per parlare con Alfredino e cercare di tranquillizzarlo.

Che fine hanno fatto tutti i protagonisti della storia?
I GENITORI E IL FRATELLO Ferdinando Rampi e Franca Bizzarri Rampi, dopo quella tragedia, crearono il Centro Alfredo Rampi onlus che si occupa di psicologia dell’emergenza, cultura della protezione civile, formazione di volontari e psicologi.

L’obiettivo, per la mamma di Alfredino era, ed è, di evitare che tragedie come quella di suo figlio potessero capitare ancora. Riccardo, il fratello minore di Alfredino (2 anni all’epoca dei fatti) è morto nel 2015, a 36 anni, stroncato da un arresto cardiaco (era cardiopatico come Alfredo) mentre festeggiava l’addio al celibato di un amico in un locale di Roma. Sposato e con due figli, faceva l’impiegato e gestiva con la mamma la onlus Rampi


NANDO BROGLIO Era il vigile del fuoco che per ore lunghissime cercò di tranquillizzare Alfredino parlandogli continuamente. Usando un megafono, per sostenerlo e stargli vicino, non smise mai di tenergli compagnia per tre giorni e tre notti: «Non so come facevo, cosa riuscivo a dirgli. Forse pensavo a quello che avrei detto ai miei quattro figli, che erano poco più grandi di lui, quando avevano paura». Broglio diceva ad Alfredino che lo avrebbe portato a vedere la sua caserma e gli avrebbe fatto fare un giro sull’auto dei vigili del fuoco. Uno degli eroi di quei giorni è morto nel 2017, anche lui nel mese di giugno.

ELVENO PASTORELLI Fu il responsabile delle operazioni di salvataggio e divenne famosissimo proprio per via della copertura televisiva del caso. Quando il presidente Pertini sollecitò la creazione della Protezione civile, Pastorelli ne fu nominato direttore generale: nell’82 fu prefetto, dall’84 all’87 capo di gabinetto del ministero, e nel 1992 fu nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Morì nel 1997: aveva 67 anni.

TULLIO BERNABEI Anni dopo, parlando con la mamma di Alfredino, le disse: «Allora ero molto giovane, e quando fummo messi da parte non mi opposi in modo sufficientemente duro. Oggi con la mia esperienza mi sarei comportato diversamente e avrei imposto di lasciar fare a noi». Per anni responsabile regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Bernabei nel settore è uno dei nomi più importanti in Italia: oggi è giornalista e autore di documentari e da diversi anni si occupa di divulgazione di tematiche come geologia, speleologia, archeologia e alpinismo. Ha ideato e diretto programmi per Rai, Mediaset, Sky, National Geographic e Discovery Channel.

ANGELO LICHERI Riuscì a calarsi nel pozzo e a imbracare Alfredino, rischiando la vita per lui, ma senza successo. Come raccontò in un’intervista anni dopo, pur di salvare il bambino uscì di casa dicendo a sua moglie “vado a comprare le sigarette”. Sardo di origini, oggi vive in una casa di cura a Nettuno, nei pressi di Roma: nelle interviste più recenti, Licheri - soprannominato l’Angelo di Vermicino - raccontò di aver tolto il fango da occhi e bocca del bambino, che rantolava, allo stremo delle forze, ma pur provando diverse volte a imbracarlo con corde e cinture, non riuscì a salvargli la vita.


SANDRO PERTINI In quei drammatici giorni, il settimo Presidente della Repubblica italiana fu il simbolo di uno Stato impotente davanti a quella tragedia: parlando con la mamma di Alfredino, ascoltò le sue rimostranze e dopo qualche mese impose la nascita del Dipartimento della Protezione civile, diventato uno dei pilastri del Paese, come abbiamo potuto notare in altri eventi successivi e più recenti (in primis il terremoto a L’Aquila). Già prima di Vermicino aveva denunciato l’inefficienza e l’impotenza dello Stato: era successo dopo il terremoto in Irpinia, di pochi mesi prima. Eletto al Quirinale nel 1978, fu Capo dello Stato fino al 1985: già partigiano durante la Resistenza, poi giornalista e politico, fu il primo socialista ad arrivare al Colle. Morì nel 1990.

© RIPRODUZIONE RISERVATA