Molestie sessuali in cambio di un posto nell'Esercito, Papa Francesco non concede la grazia al sacerdote: Antonio Marrese non è più prete

Molestie sessuali in cambio di un posto nell'Esercito, Papa Francesco non concede la grazia al sacerdote: Antonio Marrese non è più prete
Sabato 23 Gennaio 2021, 11:34 - Ultimo agg. 11:37
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Ha «creato pubblico scandalo, sofferenze e nocumento alla comunità ecclesiale» ed essendo «ritenuto colpevole di gravi reati, alcuni dei quali lesivi della reputazione di diverse persone», l'ex vicerettore del Santuario Mariano di Pompei, e poi cappellano della 46esima brigata aerea di stanza a Pisa, il sacerdote Antonio Marrese, è stato ridotto allo stato laicale.

La decisione è scaturita da un procedimento canonico condotto dalla Congregazione per il Clero. Lo comunica ufficialmente la Prelatura di Pompei guidata da monsignor Tommaso Caputo, che ha ricevuto la conferma definitiva della decisione approvata in forma specifica da Papa Francesco il 7 novembre 2020, al quale Marrese aveva sottoposto una richiesta di grazia l'11 dicembre scorso. Una richiesta cui Papa Francesco ha detto no.

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L'ex rettore del Santuario di Pompei è attualmente sottoposto pure al vaglio della giustizia italiana che deciderà sulle accuse rivoltegli, intanto la Chiesa lo ha dispensato dagli obblighi sacerdotali, compreso il sacro celibato. Si tratta di un provvedimento inappellabile e non soggetto ad alcun tipo di ricorso, giunto al termine di un processo penale canonico avviato nel 2018.

La Prelatura di Pompei specifica che le accuse all'ex sacerdote non hanno riguardato imputazioni inerenti persone minori, ma aspetti fondamentali della vita sacerdotale. In particolare le indagini su Marrese da parte della magistratura italiana si erano concentrate su uno scambio di favori anche di tipo sessuale in cambio dei quali l'ormai ex prete prometteva corsie preferenziali per accedere a posti pubblici nell’Esercito o nei Carabinieri. 

Antonio Marrese - viene aggiunto - «ha avuto ampia possibilità di difendersi, esercitandola sia attraverso ricorsi gerarchici, sia attraverso deposizioni orali e scritte sue, del suo legale e dei testimoni da lui indicati». «Una pena nella Chiesa viene inflitta sempre in vista di un bene maggiore - è scritto nel comunicato - per colui che ne viene raggiunto e per l'intera comunità cristiana». Antonio Marrese «rimane in comunione con la Chiesa in quanto fratello battezzato in Cristo ed è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia della Parola di Dio e dei sacramenti». «Accogliamo con docilità questa decisione - commenta la Prelatura nella nota - custodendola nella preghiera e nel rispetto dell'interessato».

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