Camorra, demolito il covo di Zagaria, boss dei Casalesi. Piantedosi e De Luca: «Vince lo Stato»

Al via delle operazioni di abbattimento del covo di via Mascagni, a Casapesenna (Caserta), gestite da mezzi dei Vigili del fuoco, è partito un applauso

Camorra, demolito il covo di Zagaria, boss dei Casalesi. Piantedosi e De Luca: «Vince lo Stato»
Camorra, demolito il covo di Zagaria, boss dei Casalesi. Piantedosi e De Luca: «Vince lo Stato»
Giovedì 16 Febbraio 2023, 13:38 - Ultimo agg. 14:15
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Un portone in legno come se ne trovano tanti nei vicoli dei paesi, con accesso ad un villetta con pian terreno e primo piano mansardato dall'aspetto assolutamente ordinario, del tutto diversa da quelle superprotette da mura altissime tipiche dei boss dei Casalesi. Eppure al suo interno, in un sofisticato bunker a scomparsa ricavato nel sotterraneo, un «bunker di ultima generazione» per usare le parole del pm anticamorra Catello Maresca.

All'interno di quel bunker si nascondeva il superlatitante più ricercato della camorra casertana, Michele Zagaria. La villa e il bunker oggi però scompaiono: il secondo tombato dai vigili del fuoco mentre l'abitazione va giù con le ruspe pagate dalla Regione, che consegneranno alla memoria storica quello che fu il covo di Zagaria. All'evento anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.

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Applauso all'abbattimento del covo

Al via delle operazioni di abbattimento del covo di via Mascagni, a Casapesenna (Caserta), gestite da mezzi dei Vigili del fuoco, è partito un applauso, alla presenza del ministro Piantedosi.

Le operazioni di «demolizione controllata», come spiegato dal comandante dei Vigili del fuoco di Caserta Paolo Massimi, «dureranno circa due settimane, e saranno portate avanti con mezzi e strumenti arrivati anche da altri Comandi dei Vigili del fuoco». Verranno demoliti prima il piano mansardato e il pian terreno, e dopo sarà tombato il bunker dove Zagaria si nascondeva; finite le operazioni, nello spazio vuoto sarà realizzato un parco pubblico.

 

Piantedosi: lotta alle mafie si fa anche così

«La lotta alle mafie si fa anche attraverso azioni simboliche come questa, che hanno inoltre un valore pedagogico e di rappresentazione di un importante lavoro che le istituzioni fanno. Ma il simbolo sarà non solo l'abbattimento, anche la ricostruzione», ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. «Questa giornata - ha aggiunto il ministro - è il frutto di una grande sinergia tra le istituzioni di tutti i livelli territoriali, dal sindaco al prefetto, alla Regione che ha dato una mano fondamentale ai Vigili del fuoco. La lotta alle mafie si fa anche dimostrando che le istituzioni sono assolutamente unite nel combattere i fenomeni di criminalità organizzata».

De Luca: un segnale di svolta

«Questo abbattimento è un segnale di grande valore, potrebbe rappresentare un punto di svolta da un tempo nel quale qui regnava la paura, ad un tempo nel quale si potrà lavorare con serenità e tranquillità nel rispetto delle regole, cercando di creare un futuro ad una generazione di ragazzi che dovremmo salvare dalla delinquenza organizzata ma anche dalla disperazione», ha detto a Casapesenna il governatore della Campania Vincenzo De Luca.

«Abbiamo il dovere - ha aggiunto - per fare di tutto per mantenere questi nostri giovani in queste terre e lo facciamo dando lavoro, dignità e il senso delle regole e del dovere. La comunità va avanti ovviamente se c'è l'impegno delle istituzioni pubbliche, ma se c'è anche una crescita dello spirito civico». De Luca hai poi spiegato che «la Regione ha dato una mano al Comune di Casapesenna perché non aveva le risorse per fare interventi di riqualificazione, ed era importante dare un'attenzione; lo abbiamo fatto e ora dobbiamo solo lavorare in maniera sobria, rigorosa ma dimostrando di saper fare il nostro lavoro. Questo è un simbolo negativo che cade, ne cadranno altri negativi, poiché dovremmo demolire un'altra decina di villini abusivi costruiti sul litorale».

Il covo scoperto nel 2011

Era il 7 dicembre 2011 quando la Polizia, in particolare gli investigatori delle Squadre Mobili di Napoli e Caserta, fecero irruzione nella villetta della famiglia Inquieto, in via Mascagni a Casapesenna, comune di nascita di Zagaria e dei suoi familiari, dove ormai erano certi che vi fosse il capoclan. In varie occasioni precedenti gli investigatori furono vicini alla cattura, poi sempre sfumata. Nel dicembre 2011 invece non sbagliarono, anche se i poliziotti dovettero sfondare varie parti di muro in diverse stanze, poi iniziarono nel corridoio vicino al soggiorno, e ad un certo punto, quando si stavano avvicinando al risultato, sentirono la voce del boss, ormai consapevole che non c'era più nulla da fare e che la sua latitanza era ormai terminata. «Basta, non sfondate, sono qui. Mi arrendo», furono le parole concitate di Zagaria, che fu poi preso in consegna dai poliziotti esultanti.

Il capo dei Casalesi, rappresentante di quell'ala imprenditoriale del clan, poteva entrare nella villetta sovrastante degli Inquieto attraverso una scaletta che collegava il bunker sotterraneo con una piccola stanza la cui porta dava sul corridoio nei pressi del soggiorno; nella piccola stanza c'era un congegno elettrico che permetteva di spostare il pavimento e a Zagaria di uscire da una botola. Gli inquirenti scoprirono poi l'esistenza di un impianto elettrico di videosorveglianza che non solo metteva in collegamento il bunker con l'appartamento sovrastante - in particolare con la mansarda dove era installata una piccola telecamera - ma anche con un ulteriore immobile sito in via De Gasperi 6, dove Vincenzo Inquieto aveva l'ufficio della sua ditta di termoidraulica.

Nel vicolo dove c'era la villetta, in un'edicola votiva era stata inoltre installata una telecamera collegata con l'intero impianto. Dunque Inquieto e la moglie Rosaria Massa - entrambi condannati per favoreggiamento aggravato - potevano tenersi in contatto e soddisfare ogni esigenza di Zagaria, in qualunque momento, e controllare anche i movimenti esterni al vicolo e l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine. Prima e dopo la cattura di Zagaria, sono stati scoperti altri covi - non lontano da quello di via Mascagni - dove il boss ha trascorso altri momenti della sua latitanza. Gli inquirenti hanno anche scoperto una rete di citofoni che praticamente copriva l'intero paese e permetteva al boss di parlare con i fratelli e i suoi fedelissimi. La villetta degli Inquieto è stata sequestrata subito dopo la cattura di Zagaria e acquisita al patrimonio del Comune di Casapesenna, che avrebbe voluto utilizzarla mentre invece l'Agenzia dei Beni Confiscati era di diverso parere. Alla fine si è deciso di abbatterla perché abusiva e di farci un parco pubblico.

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