Chiara Gualzetti, il selfie in carcere del killer e gli insulti. L'ira del papà: «Cosa festeggi?»

Oggi una nuova udienza del processo, ma intanto partono nuove indagini: forse un uso improprio del tablet a disposizione dei detenuti

Chiara Gualzetti, il selfie in carcere del killer e gli insulti. L'ira del papà: «Cosa festeggi?»
Chiara Gualzetti, il selfie in carcere del killer e gli insulti. L'ira del papà: «Cosa festeggi?»
di Enrico Chillè
Martedì 26 Luglio 2022, 14:26 - Ultimo agg. 27 Luglio, 15:22
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Chiara Gualzetti, l'offesa alla sua memoria (e alla giustizia) arriva direttamente dal killer e da un suo amico. La ragazza di 16 anni fu uccisa il 27 giugno dell'anno scorso, dopo essersi data appuntamento con un coetaneo. Oggi l'adolescente, che ha 17 anni, si trova nel carcere minorile del Pratello, a Bologna, e proprio in questi minuti, nel Tribunale per i minorenni, è in corso un'udienza del processo.

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L'omicidio di Chiara Gualzetti

Chiara Gualzetti, 16 anni, era uscita di casa il 27 giugno 2021 a Valsamoggia (Bologna). Doveva incontrare un amico, ma non è mai tornata a casa: fu trovata morta, uccisa a coltellate, in un parco non distante dalla sua abitazione. Per l'omicidio è imputato Andrea, il coetaneo che l'adolescente doveva incontrare: l'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. 

 

 

Il selfie dal carcere e gli insulti a Chiara

Vincenzo Gualzetti, il papà di Chiara, ha denunciato ai carabinieri quanto accaduto sui social. Un selfie di Andrea, insieme a un altro giovane detenuto, è stato pubblicato su Instagram.

I due ragazzi appaiono sorridenti e fanno con le dita la 'V' in segno di vittoria. «Riconosco l'omicida di mia figlia, che fa il segno della vittoria. Perché girano cellulari dentro il Pratello?», si chiede, legittimamente, il padre di Chiara. E come se non bastasse, tra i commenti sono spuntate offese alla memoria di Chiara. Ad alcuni utenti che insultavano e criticavano il presunto omicida di Chiara, un amico ha replicato così: «Fatevi i c***i vostri, non sapete niente. Se avete le palle, entrate qua da noi in carcere, siete bravi a giudicare ma non sapete niente. Se sei così depressa da chiedere a uno di ammazzarti, c***I tuoi». E ancora: «Sì, sì, parlate, ci stiamo facendo una bella galera». Con tanto di emoji con gli occhi a cuore.

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L'ira del papà

«Se avessero scritto qualsiasi altra cosa, forse ci sarei passato sopra. Ma non accetto dare della depressa a Chiara: lei era piena di vita, l'allegria fatta persona. Quelle frasi sono offensive, sia per la memoria di mia figlia che per chi davvero soffre di depressione e ha bisogno di aiuto. La depressione è solo l'ultima giustificazione inventata da chi l'ha ammazzata, come la storia del demone che gli avrebbe ordinato di farlo» - si chiede il papà di Chiara - «In questo momento lo sdegno prevale sul dolore: ma cosa hai vinto, che cosa festeggi? E come è possibile che in carcere si usino i cellulari?».

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Le indagini sul caso

Dopo la denuncia del papà di Chiara, sono già partite le prime indagini interne al carcere minorile del Pratello. Oltre al selfie, ci sarebbe anche un breve filmato girato e diffuso proprio dal carcere bolognese. La Procura minorile, guidata da Silvia Marzocchi, sta indagando sul caso: a quanto pare, foto e video sarebbero stati pubblicati da un tablet messo a disposizione per i giovani detenuti. I tablet dovrebbero essere utilizzati per le videochiamate con i parenti (che dall'inizio della pandemia sostituiscono i colloqui) e per lezioni ed esami universitari. Molto probabilmente, c'è stato un uso improprio di quel dispositivo.

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L'udienza

Proprio in questi minuti si sta tenendo una nuova udienza del processo a carico del 17enne. L'ultima perizia psichiatrica, disposta dal gup Anna Filocamo, ha confermato che Andrea era capace di intendere e di volere. E che quindi l'omicidio sarebbe stato un gesto lucido e premeditato, che non ha nulla a che vedere con quanto riferito agli inquirenti dall'adolescente: «La voce di un demone nella testa mi ripeteva di ucciderla».
Nell'aula di tribunale c'è ovviamente anche Vincenzo Gualzetti. Che alla vigilia dell'udienza aveva anche spiegato: «Ci aspettiamo una giustizia esemplare per la mia bambina e che sia un monito per tutti i ragazzi convinti di restare impuniti. Sarebbe il punto di partenza per realizzare qualcosa in sua memoria, lottare per ottenere modifiche alle leggi in caso di reati gravi: serve un metro di giudizio diverso».

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