Coronavirus, Italia come Cina e Corea? Rezza: «No alla privacy, mappare gli spostamenti»

Coronavirus, Italia come Cina e Corea? Rezza: «No alla privacy, mappare gli spostamenti»
Coronavirus, Italia come Cina e Corea? Rezza: «No alla privacy, mappare gli spostamenti»
Lunedì 23 Marzo 2020, 11:31 - Ultimo agg. 11:36
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L'Italia come la Cina o come la Corea del Sud? Secondo il direttore del dipartimento malattie infettive dell' Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, il modo migliore per fermare la pandemia deve essere mappare gli spostamenti via Gps, mettendo da parte la privacy. «Va bene aver chiuso fabbriche e uffici ma bisogna adottare il metodo coreano per rintracciare e isolare i positivi. Anche mappando gli spostamenti con il Gps dei cellulari», ha detto in un'intervista al quotidiano La Stampa. «Scrivetelo per favore, siamo in guerra e bisogna rispondere con tutte le armi che abbiamo».

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Alla domanda se era necessario spegnere il motore dell' economia in tutta Italia, risponde: «Da epidemiologo dico che più fai per garantire il distanziamento e meglio è. E da Roma in giù la stretta può servire a tamponare gli effetti delle fughe recenti da nord a sud di decine di migliaia di persone. Poi le decisioni spettano a economisti e politici. Però è innegabile che nelle fabbriche il distanziamento è difficile da applicare e poi il contagio può avvenire anche sui mezzi di trasporto usati per gli spostamenti casa-lavoro».

Sulla questione dei test e sul se dovremmo seguire il modello coreano e farne di più, risponde: «Si. Loro hanno effettuato test rapidi ed estesi ma mirati, utilizzando la mappa degli spostamenti di ciascun positivo accertato, ottenuta utilizzando il Gps dei cellulari. Così sono riusciti individuare e a isolare i soggetti a rischio. Poi hanno utilizzato le informazioni per creare App che hanno consentito ai cittadini di individuare le aree di maggior transito di potenziali contagiati, così da evitarle o adottare il massimo delle precauzioni. Una strategia efficace che ha consentito di ridurre molto la crescita della curva epidemica. Anche se manca ancora un tassello», «quello della trasmissione intra-familiare. Abbiamo centinaia di migliaia di persone in quarantena perché positive o a rischio di esserlo che in casa non riescono a garantire il distanziamento necessario». 

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