«Dammi 5mila euro o arrestiamo tuo figlio»: preso truffatore di anziani

«Dammi 5mila euro o arrestiamo tuo figlio»: preso truffatore di anziani
«Dammi 5mila euro o arrestiamo tuo figlio»: preso truffatore di anziani
Mercoledì 16 Gennaio 2019, 23:28
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«Dammi 5mila euro o oggetti d'oro e noi dimentichiamo tutto», con queste parole Pasquale Gente, originario di Napoli, truffava anziane donne di Ragusa per estorcere loro del denaro. Si spacciava insieme ad altri complici per un esponente delle forze dell'ordine e telefonava alle vittime notificando un fantomatico fermo dei loro figli. L'uomo è stato arrestato, ma le forze dell'ordine credono che in molti siano caduti nella sua trappola. 

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Come si evince dalle denunce, il modus operandi era sempre lo stesso: «Sono stata contattata sull’utenza telefonica di casa da una persona di sesso maschile il quale si qualificava come un avvocato. Lo stesso mi spiegava che mio figlio aveva avuto un incidente stradale e che aveva causato delle lesioni ad un ragazzo che viaggiava con un motorino; detto ciò, il sedicente avvocato passava il telefono ad un’altra persona che si qualificava come un maresciallo che mi confermava che mio figlio era stato trattenuto in caserma in stato di fermo perché aveva investito un ragazzo che era in ospedale; a dire dell’interlocutore, il danno provocato da mio figlio era ammontante a euro 25.000,00 ma, essendo la nostra una famiglia per bene, il nostro avvocato e l’avvocato del ragazzo si erano accordati per un risarcimento di euro 7.500,00».


«L’interlocutore - continua la deposizione - mi riferiva che era stato lo stesso mio figlio a chiedere di contattarmi per procurare il denaro; a quel punto mi chiedeva di recarmi in banca a prelevare del denaro, raccomandandomi l’urgenza; credendo in ciò che mi avevano mi sono subito recata presso la mia banca ed ho prelevato il denaro; ricevevo diverse telefonate ed il sedicente avvocato mi chiedeva se avessi preso i soldi e a quanto ammontava il denaro; riferivo di aver preso euro 5.000,00; l’interlocutore mi esortava a sbrigarmi perché l’avvocato era sotto casa. Dopo l’accaduto chiamavo mia nuora alla quale raccontavo i fatti e insieme a lei capivo di essere stata vittima di una truffa».
 

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