Giuseppina, la bidella pendolare travolta dall'odio social. I sindacati denunciano: «Mille euro non bastano»

I sindacati denunciano una situazione simile per tanti operatori scolastici ed insegnanti che per uno stipendio fisso, affrontano ogni giono lunghe tratte in treno perché gli affitti in città sono troppo alti

Giuseppina, la bidella pendolare travolta dall'odio social. I sindacati denunciano: «Mille euro non bastano»
Giuseppina, la bidella pendolare travolta dall'odio social. I sindacati denunciano: «Mille euro non bastano»
di Redazione web
Sabato 21 Gennaio 2023, 12:47 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 14:36
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Oltre la storia del viaggio quotidiano di Giuseppina, la bidella che da Napoli all'alba prende il treno per lavorare in un liceo a Milano e fare ritorno a casa poco prima della mezzanotte, c'è un'anomalia del sistema. Quello di un'Italia di pendolari, che lasciano città e paesi per fare centinaia di chilometri, da regione a regione, per assicurarsi uno stipendio fisso. Stipendio, che come insegna la vicenda della bidella Giuseppina, troppo spesso non basta per vivere in una città, specie se nel Nord e costringe ad una vita molto difficile.

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Solidarietà del sindaco

«Credo che adesso servano soltanto aiuti concreti.

E noi siamo pronti a dare tutto il nostro sostegno a Giuseppina, per permetterle di trovare una soluzione e di non perdere il posto di lavoro» ha detto Abele Parente, segretario regionale Uil Scuola Lombardia a Il Giorno, che avrebbe già contattato i delegati territoriali per cercare di risolvere il problema di Giuseppina Giuliano.

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Stipendi troppo bassi

«Con mille euro al mese, a Milano, è complicatissimo. Tutte quelle ore di viaggio però sono disumane. Ci siamo già mossi per venirle incontro e aiutarla almeno fino alla fine dell’anno scolastico» prosegue il sindacalista, che sottolinea un disagio che in tanti, tra collaboratori scolastici ed insegnanti vivono: «oltre a far fatica a pagare l’affitto, spesso con una busta paga così magra non riesce neppure a trovare qualcuno che gli metta a disposizione un appartamento».

Odio social

Ieri Giuseppina non è andata a scuola, non se l'è sentita di affrontare quel lungo viaggio, perché ha provato sulla sua pelle, il bene ed il male del web. Prima la solidarietà, poi le voci maligne e l'odio che sui social l'hanno travolta, accusandola che la sua fosse una storia inventata.

 

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