Oltre la storia del viaggio quotidiano di Giuseppina, la bidella che da Napoli all'alba prende il treno per lavorare in un liceo a Milano e fare ritorno a casa poco prima della mezzanotte, c'è un'anomalia del sistema. Quello di un'Italia di pendolari, che lasciano città e paesi per fare centinaia di chilometri, da regione a regione, per assicurarsi uno stipendio fisso. Stipendio, che come insegna la vicenda della bidella Giuseppina, troppo spesso non basta per vivere in una città, specie se nel Nord e costringe ad una vita molto difficile.
Solidarietà del sindaco
«Credo che adesso servano soltanto aiuti concreti.
Stipendi troppo bassi
«Con mille euro al mese, a Milano, è complicatissimo. Tutte quelle ore di viaggio però sono disumane. Ci siamo già mossi per venirle incontro e aiutarla almeno fino alla fine dell’anno scolastico» prosegue il sindacalista, che sottolinea un disagio che in tanti, tra collaboratori scolastici ed insegnanti vivono: «oltre a far fatica a pagare l’affitto, spesso con una busta paga così magra non riesce neppure a trovare qualcuno che gli metta a disposizione un appartamento».
Odio social
Ieri Giuseppina non è andata a scuola, non se l'è sentita di affrontare quel lungo viaggio, perché ha provato sulla sua pelle, il bene ed il male del web. Prima la solidarietà, poi le voci maligne e l'odio che sui social l'hanno travolta, accusandola che la sua fosse una storia inventata.
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