Fari accesi sul caso di una popolare tiktoker napoletana che ha denunciato la fuga del figlio minorenne da una comunità alla quale era stato assegnato dai servizi sociali del Comune di Napoli. In uno dei suoi video, la donna, che ha alle spalle un passato turbolento dal quale afferma di stare uscendo, si chiede come sia stato possibile che il ragazzo sia scappato e chiede di sapere dove sta. Sempre nel video, la donna prosegue dicendo di essere comunque in contatto con lui e di stare bene.
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Riguardo all'allontanamento dalla famiglia, spiega che il ragazzo era seguito dai servizi sociali perché non andava a scuola e ammette che lei lo trascurava: poi sarebbero subentrati altri problemi ed il figlio è stato portato via, ma lei non pensava che andasse a finire così. «In comunità non stava bene, cominciava ad avere problemi psicologici», aggiunge la donna, chiedendo il sostegno dei followers.
Trapanese prosegue: «La verità che vediamo sui social non è la verità. Quello che ci viene raccontato da una madre che prova dolore è la sua verità, ma la situazione è molto più complessa e non possiamo raccontarla perché c'è un segreto professionale, c'è la privacy. Ma quando un tribunale toglie un minore alla famiglia è perché si sono provate tante strade e quelle strade hanno fallito. Non è l'assistente sociale che decide di togliere un minore alla famiglia, ma è un'azione congiunta, del tribunale dei minorenni, della procura e dei servizi sociali, un'azione decisa quando non ci sono proprio alternative. Noi ci appelliamo a questa famiglia, alla collaborazione», aggiunge l'assessore. «Il ragazzo è scappato dalla comunità ed è stato sicuramente aiutato, ma deve tornarci perché la legge è uguale per tutti. È importante che ritorni e che la famiglia collabori, perché questa situazione può migliorare affidandosi alle istituzioni, bisogna vedere nei servizi sociali non dei nemici, ma dei professionisti che tengono al benessere dei nostri figli e delle nostre famiglie».