«Io mi vergogno da cittadino italiano». Si sfoga così Massimo Giletti a Non è l'Arena dopo la scarcerazione del boss mafioso Pasquale Zagaria per motivi di salute. Da sempre in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, ricorda l'intera vicenda nella puntata andata in onda su La 7 ieri sera e chiede spiegazioni al Dipartimento di amministrazione penitenziaria e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Del Dap, tuttavia, sottolinea che l'impegno di prendere parte alla trasmissione per fornire chiarimenti non è stato rispettato: «Non mi si dice prima vengo, poi non vengo, non riesco a collegarmi... ci vuole serietà».
Leggi anche > Poliziotto muore per sventare furto in banca: aveva 37 anni, grave un collega. Arrestati due Rom
«Ho in mano l'ordinanza del dottor De Vito e la dottoressa Soro - spiega - Il 25 marzo il boss Zagaria manda un certificato medico chiedendo la scarcerazione per gravi motivi di salute... Il 31 marzo il Tribunale di Sorveglianza chiede la verifica al presidio sanitario, che conferma. A quel punto i magistrati allertano il Dap il 9 aprile, chiedendo in quale struttura trasferire il detenuto... Non arriva nessuna risposta dal Dap, mi risulta che sia stato indicato l'ospedale di Cagliari, non adatto a un boss. Stranamente non vengono indicate né la struttura di Roma né quella di Viterbo».
«Il 23 aprile Soro e De vito prendono atto del silenzio del Dap e stabiliscono che Zagaria può andare a casa. Il 24 aprile, la beffa: il Dap indica il carcere di Viterbo, ma è troppo tardi». «Io italiano - conclude il conduttore -, che ho perso amici nella lotta contro la criminalità organizzata, ho negli occhi un carabiniere che è morto caduto da una scogliera per mettrere una microspia, io come cittadino italiano mi vergogno, è un fatto inammissibile e intollerabile».
È stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari a disporre la scarcerazione di Zagaria, 60 anni, recluso al 41 bis con una condanna definitiva a 20 anni, legato al clan dei Casalesi e fratello del superboss Michele Zagaria.