Giovani sempre più violenti. Cristian Pagliariccio, psicologo, esperto del gruppo Psicologia e Scuola dell’Ordine Psicologi del Lazio, come si spiega tutto ciò?
«Molto dipende dalla supervisione degli adulti, spesso carente. Tanti genitori, ormai, hanno gettato la spugna, specie nell’età in cui i figli cominciano a navigare online durante la notte. E comunque non possono controllare tutto quello che avviene. Neppure la scuola può essere lasciata sola, però».
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Cosa si dovrebbe fare?
«Dare il buon esempio.
Anche nella cronaca quotidiana, ci sono sempre più episodi violenti: questo può influenzare i giovani?
«La visione di crimini efferati rappresentati verosimilmente può sollecitare nei giovani comportamenti aggressivi. In un film o comunque in un prodotto di fantasia, di solito le costruzioni narrative non incitano alla violenza e sono controbilanciate da azioni positive. Nelle notizie da Tg, difficilmente è così».
Allora cosa si può fare?
«Mancano strategie di prevenzione efficaci. Fare sensibilizzazione non basta e parlare delle pene non aiuta. Anche a scuola, bisogna prevedere momenti pratici di prosocialità, per insegnare a stare bene con gli altri, uscendo così dalla teoria».
Ad esempio?
«Si possono organizzare lavori collaborativi, in aula. E anche coinvolgere i giovani in servizi utili alla collettività. Poi, a casa, si deve navigare in Rete con loro e bisogna rispettare i limiti previsti per determinate app. Non si deve mai banalizzare uno strumento: se certe app o alcuni siti vanno usati dopo una certa età, ci sono delle ragioni e il limite va rispettato. In generale, comunque, serve più cura per i giovani, è fondamentale prestare loro attenzione».
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