Dama in rosso, riaperto dopo 30 anni il caso di omicidio: il corpo trovato in una discarica, il marito tra gli indagati

Secondo il medico legale venne strangolata all'una del mattino. In seguito il corpo fu trasportato nella discarica

Dama in rosso, riaperto dopo 30 anni il caso di omicidio: il corpo trovato in una discarica, il marito tra gli indagati
Dama in rosso, riaperto dopo 30 anni il caso di omicidio: il corpo trovato in una discarica, il marito tra gli indagati
Venerdì 22 Ottobre 2021, 17:53 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 00:11
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A trent'anni di distanza dal delitto la procura di Torino ha riaperto l'inchiesta sulla morte della 'Dama in Rosso', la donna trovata senza vita in una discarica alle porte della città nel settembre del 1991. Il caso è rimasto irrisolto, ma le nuove tecniche di analisi scientifiche sui reperti potrebbero permettere di risalire all'autore (o agli autori) del crimine, su cui per ora c'è mistero fitto. L'enigma monopolizzò a lungo le cronache torinesi.

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La vittima

La vittima, Franca Demichela, 48 anni, fu soprannominata 'Dama in Rosso' dal colore del vistoso abito a balze, abbinato a una specie di turbante sul capo, che indossava.

Fu strangolata il 15 settembre e poi gettata in una discarica tra Moncalieri e La Loggia, vicino alla tangenziale. A svolgere le analisi saranno gli esperti del Gabinetto della polizia scientifica di Roma.

Le tracce trovate sui vecchi reperti verranno confrontate - grazie ai nuovi sistemi che sono stati sviluppati nel frattempo - con il Dna di alcune persone. Si tratta di accertamenti irripetibili sul «materiale genetico» dell'interessato, che deve però avere assistenza legale. Ecco perché sono state effettuate cinque iscrizioni nel registro degli indagati. Quattro delle quali già entrate nell'inchiesta degli anni Novanta.

Franca, descritta come bella, vistosa ed esuberante, viveva in un lussuoso appartamento in città con il marito, Giorgio Capra, di un anno più anziano, funzionario Fiat, che nelle cronache era raccontato come il prototipo del grigio contabile tutto casa e ufficio. La coppia, comunque, da un pezzo non era più tale. Capra fu arrestato il 21 settembre. Ma il 9 ottobre il tribunale del riesame, accogliendo il ricorso dei suoi avvocati, Gian Paolo Zancan e Stefano Castrale, lo rimise in libertà: non solo aveva un alibi («ero da mia madre») ma, come ammise la stessa Procura, era «venuta meno l'univocità degli indizi».

I sospetti

I sospetti quindi si appuntarono su un gruppo di nomadi di origine slava. La sera del 14 settembre Franca aveva cenato con due di loro in un locale del centro storico; poi, alle 22.30, li aveva lasciati spiegando che aveva un appuntamento. Dei testimoni affermano di averla vista rincasare con un uomo e di avere sentito voci che lasciavano pensare a un litigio. Poi, il nulla.

Strangolata all'una del mattino

Secondo il medico legale, venne strangolata all'una del mattino. In seguito il corpo fu trasportato nella discarica. Anche per questo filone di indagine i magistrati disposero l'archiviazione. Ora sono di nuovo indagati tre nomadi (Nikola, Radenko e Nenad) più un quarto (Stanko), che all'epoca non era stato coinvolto e che oggi fa sapere di non capire il motivo: «Avrò visto quella signora al massimo un paio di volte al campo nomadi dove abitavo e che lei frequentava quando si davano delle feste. Non ci hanno mai nemmeno presentati». Come «atto dovuto» è stato indagato anche Capra. «Esco di prigione - disse subito dopo la scarcerazione - ma non dall'incubo. Io so di essere innocente. Ma sono stanco, molto stanco». Oggi ha 79 anni.

Gli accertamenti irripetibili

«Gli accertamenti scientifici hanno lo scopo di esaminare i reperti di trent'anni fa con le metodologie di oggi, sotto il profilo della genetica ma non solo, con l'intenzione di fare emergere eventuali nuovi elementi». Lo afferma all'ANSA Luigi Mitola, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Torino che insieme al Servizio Centrale Operativo indaga sull'omicidio di Franca Demichela, la 'donna in rosso' per via dell'abito indossato quando, nel settembre del 1991, venne strangolata e poi gettata tra i rifiuti sotto un cavalcavia della tangenziale tra Moncalieri e La Loggia, nel Torinese. Un cold case riaperto grazie alle nuove tecniche di investigazioni scientifiche, portata avanti in sinergia tra i tecnici della polizia di Roma e di Torino. «Le prime analisi inizieranno proprio domani - si limita ad aggiungere Mitola - ma per gli esiti ci vorrà comunque qualche giorno». Cinque le persone indagate, che per gli accertamenti irripetibili possono ora nominare legali e consulenti di parte.

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