Donna si dà fuoco a Mestre di fronte al tribunale dei minori: protesta per l'affido della figlia

Donna si dà fuoco davanti al tribunale dei minori a Mestre
Donna si dà fuoco davanti al tribunale dei minori a Mestre
Lunedì 20 Gennaio 2020, 13:03 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 13:20
3 Minuti di Lettura

Ha chiesto di incontrare il giudice che segue a Mestre il caso della figlia, dichiarata adottabile dal Tribunale dei minori, ma prima ancora di ricevere risposta è tornata sui suoi passi dirigendosi verso il piazzale esterno dell'edificio giudiziario: qui si è data fuoco dopo essersi cosparsa di benzina. Sono giudicate gravi le condizioni di una 50enne di origini marocchine ricoverate all'ospedale di Padova per ustioni in gran parte del corpo. «È stato un attimo» racconta una delle guardie giurate che sorvegliano il palazzo. «Abbiamo capito che qualcosa non andava - aggiunge - quando la donna ha infilato un bastone, con due fogli, nella terra dell'aiuola davanti all'ingresso». Poi il gesto disperato. In quelle pagine la 50enne ha spiegato le ragioni del gesto. La figlia era stata affidata ad una comunità e dichiarata adottabile dopo «vari interventi di supporto alla genitorialità» e verifiche «delle capacità dei genitori tra loro non conviventi per dare le cure morali e materiali di cui ha bisogno per la sua crescita».

LEGGI ANCHE --> Ostia, esplode appartamento: donna ferita



Dalla relazione dei giudici affiora una storia di disagio materiale e morale, di malattia psichica e dipendenza. Un contesto familiare materno e paterno ritenuto non idoneo per la crescita della ragazzina. Per la donna l'unico responsabile della situazione era l'uomo con il quale aveva concepito la figlia. Non a caso nel cartello lasciato accanto alla tanichetta di liquido infiammabile con il quale si è lasciata bruciare ha riportato le generalità dell'ex compagno, comprese la professione e la residenza. Poche frasi, in un italiano stentato, per puntare l'indice contro «un tipo di padre che ha violentato l'infanzia» della bambina.

«Ha fatto il massimo - si legge sempre nel cartello accusatorio - per allontanare la piccola e mandarla in comunità: che vergogna». «È venuta in cancelleria chiedendo di parlare con il giudice assegnatario del fascicolo, quindi ha chiesto di avere copia degli atti - ricostruisce la presidente del Tribunale dei minori Maria Teresa Rossi - e, senza attendere che le venisse consegnato quanto richiesto, è uscita dal palazzo - .Dopo è tornata sul piazzale antistante il palazzo di giustizia minorile, si è cosparsa di sostanza infiammabile e si è data fuoco».
 

 

Per Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.,Amici dei Bambini, organizzazione nata da un movimento di famiglie adottive e affidatarie, quanto avvenuto richiede «ogni sforzo per riportare la serenità nei rapporti fra istituzioni e famiglie in difficoltà». «La nostra proposta di istituire l'avvocato del minore - conclude - figura terza rispetto agli interessi dell'uno o dell'altro genitore ma anche rispetto al contesto istituzionale non può più essere rinviata».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA