Fase 2, il rientro nelle aziende: scanner, turni ridotti e all'ingresso c'è il triage

Fase 2, il rientro nelle aziende: scanner, turni ridotti e all'ingresso c'è il triage
di Giusy Franzese
Martedì 5 Maggio 2020, 07:18 - Ultimo agg. 09:52
4 Minuti di Lettura

Tutto è filato liscio. La prima giornata di rientro massiccio dei lavoratori in fabbrica e sui cantieri è andata bene. Le aziende hanno rispettato i protocolli di sicurezza e i lavoratori non vedevano l'ora di riprendere l'attività. Sulla paura del contagio - che ancora aleggia - ha prevalso la voglia di tornare alla normalità. Nei grandi distretti industriali del Nord come in quelli del Centro e del Sud.

Rezza (Iss): «Attenti all’effetto euforia e agli spostamenti in bus»

Virus Italia. Chi sarà pronto il 18: Lombardia in bilico, Piemonte a rischio

A Bergamo, una delle province più martoriate dalla furia del virus, ieri hanno riaperto 48.000 aziende e, dopo oltre 50 giorni di lockdown hanno varcato i cancelli 137.000 lavoratori. Chi ha potuto ha cercato di raggiungere il posto di lavoro con mezzi propri. È andata così in tutto il territorio nazionale. «Nei giorni scorsi sono state tante le aziende che hanno comunicato ai propri dipendenti di aver allargato la zona parcheggi con spazi aggiuntivi» racconta Gianfranco Refosco, segretario Cisl del Veneto. Proprio il Veneto è stata una delle regioni che ha visto una riapertura massiccia: «Calcoliamo siano rientrati trecentomila dipendenti solo del settore metalmeccanico. E poi ci sono tutti quelli del sistema moda, tessile, abbigliamento, concia. E le attività artigianali» continua Refosco.
 



SANIFICAZIONI
Misurazione della temperatura all'ingresso, mascherine e guanti per tutti, distanziamento fisico, spazi comuni (come gli spogliatoi, le mense) regolamentati e scaglionati. Queste le misure minime adottate dappertutto. Poi ci sono le aziende ancora più virtuose. «La fine di ogni turno di lavoro arriva dieci minuti prima - racconta Graziano Barsotti, 58 anni, operaio della Piaggio di Pontedera - per consentire a un nebulizzatore di sanificare la linea di produzione, così i colleghi del turno successivo lavorano su macchinari perfettamente puliti». Alla Azimut Benetti, marchio leader nella costruzione di barche e yacht di lusso, per lo stabilimento di Avigliana (Torino) che occupa oltre mille dipendenti, quattro giorni fa è stato sottoscritto un accordo aggiuntivo sulla sicurezza, che prevede tra le altre cose l'ingresso in azienda attraverso un percorso con tenda triage, turni e orari di lavoro studiati per ridurre al minimo i contatti tra le persone.
Se il primo giorno della fase 2 è andato bene, molto è dipeso anche dal fatto che in realtà non è tornata al lavoro l'intera platea potenziale di 4 milioni persone. «In effetti sono poco più della metà, perché tante grosse aziende devono ancora capire come tira il mercato. E purtroppo, a partire dal settore auto ma anche la siderurgia, il mercato non tira. Diverso il discorso per gli elettrodomestici che invece sembra pronto a ripartire a pieno regime» dice Rocco Palombella, segretario generale Uilm. Tra dipendenti in smart working e tanti ancora in cig, secondo Palombella a varcare i cancelli delle fabbriche ieri è stato solo il 30% degli interessati. Si spiega così anche il miracolo trasporti pubblici rimasti mezzi vuoti senza grandi problemi. «Purtroppo la ripartenza non dipende più dal permesso del governo, bensì dal permesso del mercato» commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine.

IL FUTURO
Il dispositivo più semplice, le mascherine potrebbero rivelarsi il punto debole nei prossimi giorni. Il reperimento da parte delle aziende resta difficile e complicato. «Complessivamente alle aziende del solo Piemonte ne servono 80 milioni al mese. Per questa fase 2 ne sono state recuperate qualche centinaia di migliaia» dice preoccupato Maurizio Ferrari, segretario Cisl Piemonte. Molte aziende hanno deciso di fare, a loro spese, anche i test sierologici su base volontaria ai dipendenti. Tra queste c'è il gruppo Sella con cinquemila dipendenti. Si è attrezzata per i test anche la bresciana Colosio. Non mancano i casi. Come quello all'ex Ilva di Taranto: l'azienda aveva iniziato a fare i test sierologici su base volontaria e gli operai avevano apprezzato. Nei giorni scorsi è intervenuta la Asl bloccando tutto, ieri dopo un vertice è stato concesso nuovamente il via libera. Alla Whirlpool a Napoli, oltre a guanti e mascherina, nel kit di protezione distribuito agli operai all'ingresso ci sono anche occhialini di protezione.
Nel Centro e nel Sud, comunque, la sensazione è che il vero stress test da riapertura arriverà fra un po'. Nel Lazio, ad esempio, pur avendo riaperto il 70% delle imprese manifatturiere i numeri assoluti dei rientri sono stati contenuti. Tra smart working e personale ancora in cig, hanno ripreso i loro turni circa centomila addetti. «Tutto gestito senza criticità. I veri problemi ci saranno poi con le realtà commerciali» prevede Enrico Coppotelli, segretario generale Cisl del Lazio. Circa duecentomila gli operai edili tornati ieri nei cantieri, sparsi in tutta Italia. E anche in questo caso per il segretario generale della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi, è stata «una ripartenza senza grossi problemi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA