Fase 2, offensiva dei governatori: «Riapriamo prima del 18»

Fase 2, offensiva dei governatori: «Riapriamo prima del 18»
di Barbara Jerkov
Mercoledì 6 Maggio 2020, 06:18
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Mentre il governo rinuncia alla procedura d'urgenza nel ricorso contro l'ordinanza della Calabria che ha aperto bar e ristoranti (anche perché alla fin fine solo Cosenza ha seguito la linea della governatrice Jole Santelli: gli altri capoluoghi - da Reggio a Catanzaro - si sono attenuti alla prudenza raccomandata da Roma) i presidenti delle Regioni insistono: vogliamo riaprire prima del primo giugno, possibilmente anche prima del 18, tutte quelle attività - dai bar ai ristoranti ai parrucchieri alle palestre - su cui il governo va invece con i piedi di piombo per non ritornare bruscamente nella fase 1 del Covid.

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Giuseppe Conte assicura: «Non ignoro le richieste di alcune Regioni e di alcune particolari categorie di anticipare l'apertura delle rispettive attività. Siamo al lavoro anche per questo, avendo sempre come prioritario l'interesse generale della tutela della salute di tutti i cittadini». Ma è chiaro che il governo prima di dare il tana libera tutti aspetta di vedere la curva epidemiologica come evolverà, pressing o non pressing. O, sempre per dirla con Conte: «Non dimentichiamo che la strada è lunga e non dobbiamo mai abbassare la guardia». Anche se, quasi in segno di buona volontà, Patuanelli si appresta a dare l'ok alla riapertura dei negozi di biciclette, barche e toelettatura di animali.
I dati della Protezione Civile confermavano anche ieri la discesa della diffusione del virus, ma si procederà con la massima cautela, con un approccio differenziato a seconda della situazione in cui ogni Regione si troverà nel momento in cui andranno rivalutate le misure contenute nel Dpcm. È per questo che il premier ribadisce che «fino al 17 maggio saranno in vigore le misure contenute nell'ultimo Dpcm».
«Se tutto andrà come ci auguriamo - dice il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini - i tempi previsti per bar, ristoranti e parrucchieri potrebbero essere anticipati» dal 1 giugno al 18 maggio. Il presidente del Veneto Luca Zaia parla invece di anticipare alcune misure ancora prima del 18. «Con il governo stiamo lavorando all'ipotesi», dice. L'idea del governo sarebbe di alleggerire le misure anche prima dei tempi previsti, ma con una differenziazione a livello regionale in base a quelli che saranno i dati aggregati: più basso sarà l'indice di rischio più sarà possibile aprire. Ma poiché è evidente che i numeri non saranno uguali in tutta Italia, è altrettanto chiaro che bisognerà procedere in maniera differenziata. Su bar, ristoranti, parrucchieri e, anche, sugli spostamenti per raggiungere le seconde case fuori dalla Regione di residenza.
Ad oggi, ad esempio, muoversi dalla Campania alla Basilicata è molto meno a rischio che consentire uno spostamento tra la Lombardia e il Piemonte e la Liguria.

ATTESA PER IL REPORT
Decisioni che comunque non riguardano l'immediato e che terranno anche conto del nuovo report che il coordinatore della task force Vittorio Colao dovrebbe consegnare al premier la prossima settimana: gli esperti stanno ascoltando vari soggetti economici - dalle pmi alle banche fino alle categorie che non hanno potuto ripartire all'inizio della Fase 2 - per capire come rimodulare le misure e intervenire in quei settori ancora fermi, verificare cosa non funziona. Scelte da fare con la massima prudenza perché il rischio è di tornare indietro.
Intanto sarà un'udienza collegiale del Tar di Catanzaro, fissata per sabato prossimo, a decidere sull'impugnazione del governo dell'ordinanza della presidente della Regione Calabria che consente il servizio ai tavoli, se all'aperto, per bar e ristoranti. L'Avvocatura dello Stato, infatti, ieri ha rinunciato alla richiesta di decreto cautelare monocratico al presidente del Tar di Catanzaro che avrebbe potuto portare ad una sospensione del provvedimento. Una scelta, spiega l'avvocatura, presa su sollecitazione dello stesso presidente del Tribunale amministrativo, per giungere «in tempi molto brevi ad una decisione collegiale, anche di merito, della causa, tenuto conto dell'importanza e della delicatezza dei valori in gioco». Nessun passo indietro, dunque, anche perché l'avvocatura è convita della «piena fondatezza del ricorso proposto e della sussistenza dei motivi d'urgenza, così consentendo la fissazione dell'udienza straordinaria del 9 maggio». Ma prima di entrare nel merito del ricorso del Governo, i giudici amministrativi catanzaresi dovranno dirimere il quesito posto loro dai legali che sostengono le ragioni della Cittadella regionale calabrese. E cioè che sulla materia non sono loro a doversi pronunciare ma la Corte costituzionale trattandosi, a loro dire, di un conflitto tra poteri dello Stato.
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