Filomena Galeone, la psichiatra uccisa dal figlio con 30 coltellate a Napoli: gli aveva vietato la playstation

Filomena Galeone, la psichiatra uccisa dal figlio con 30 coltellate a Napoli: gli aveva vietato la playstation
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 17 Giugno 2022, 08:26 - Ultimo agg. 16:56
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Un banale litigio, di quelli che scandiscono la quiete domestica nelle famiglie di tutto il mondo. Una discussione, la voce che si alza, il ragazzino che se ne torna in camera. Poi, la conversazione che ritorna sullo stesso argomento: la mamma che rimbrotta il figlio di 17 anni per aver effettuato la ricarica della Playstation (siamo sulle cento euro), fino a quando la discussione si fa più ruvida e violenta. Pochi attimi dopo, in un tranquillo appartamento del centro storico, la scena è quella di un mattatoio. Lo studente ha ucciso la madre. Ha usato un coltello da cucina, ha inflitto una trentina di coltellate contro Filomena Galeone, la mamma che amava e da cui non si staccava mai. Una sorta di blackout nella vita di un tranquillo liceale napoletano, che si ritrova al centro di un orrore: si affaccia al balcone, ha le mani insanguinate, ferite dai tagli che si è provocato nei colpi sferrati alla mamma. Urla dal terrazzino, si comprende che farnetica, cambiando versione nel giro di pochi istanti: «Mi ha pugnalato...»; poi, subito dopo: «Non volevo ucciderla...».

Filomena Galeona, uccisa dal figlio 17enne dopo una lite: la donna era una psichiatra dell’Asl di Napoli

Si sbraccia (come emerge da un video pubblicato da Internapoli), chiede aiuto. È barricato in casa. Nella stessa abitazione dove ha condotto una vita serena, accudito dall’amore dei genitori, è solo.

Non c’è il padre (come erroneamente pubblicato nell’edizione di ieri, sulla scorta delle primissime attività di indagine), che è fuori per lavoro. Viene arrestato dagli uomini dell’Upg agli ordini della dirigente Francesca Fava, portato in un centro minorile dove viene accudito e medicato. È chiuso nel suo dolore, tanto che anche quando avrà modo di incontrare i suoi difensori, i penalisti Ilaria Criscuolo e Flavio Ambrosino, si lascia andare a poche parole: «Non volevo, sono pentito, non volevo ucciderla, ho distrutto una famiglia felice... perché noi eravamo felici». 

 

Nel corso delle ore, il ragazzo prende coscienza, anche se appare gelido e stranito, quando compare dinanzi al pm della Procura minorile, il magistrato Fabrizia Pavani. Sul tavolo degli inquirenti, ci sono i primi esiti scientifici (il numero delle coltellate, l’arma usata, al punto tale da rendere scontata l’ipotesi investigativa): omicidio volontario, con l’aggravante della crudeltà, secondo un’ipotesi che questa mattina attende il vaglio di un giudice. Ore 10.30, Tribunale dei Colli Aminei, la convalida del fermo spetta al gip Draetta, che dovrà interrogare il ragazzo e provare a ripercorrere il drammatico pomeriggio di mercoledì scorso. Una tragedia nella tragedia è quella del marito-vedovo, padre del ragazzino matricida. Esprime tutta la propria umanità, nel far arrivare al proprio figlio il proprio calore di padre. Agli avvocati chiede di dire al ragazzo parole cariche di significato e di tensione emotiva: «Papà ti vuole bene, ti sarò sempre vicino...». 

 

Vicenda drammatica, che fa i conti con una storia familiare descritta da tutti come serena. Una vita da liceale, con buoni esiti scolastici, due genitori premurosi, attenti alla crescita del loro ragazzo. Una famiglia che amava rimanere unita, fare piccoli viaggi, ascoltare musica, condividere emozioni semplici, legate allo sport e al cinema. Come tanti ragazzi della sua età, il diciassettenne aveva l’abitudine di dedicare molto tempo al computer e ai circuiti informatici. Musica ascoltata dalle cuffie, anche quando era in strada; la passione per l’ultimo programma della playstation. Aveva ricevuto in regalo dei soldi per il suo compleanno e aveva effettuato una ricarica per giocare alla “pes”, provocando la reazione della mamma.

Video

Toni composti ma decisi, da parte di una donna preoccupata (come tutti i genitori assennati) dell’eccesso di realtà virtuale, dell’isolamento emotivo e attitudinale che circonda la vita dei più giovani, in un’età difficile come l’adolescenza. Subito dopo il primo rimprovero, lo studente era tornato nella sua stanza, accettando la lezione impartita dalla mamma. Poi, il discorso è caduto di nuovo sui soldi spesi, qualcosa ha rotto un equilibrio che sembrava solido e costruito nel tempo. Un blackout nella vita di un ragazzino che questa mattina deve rivedere il tempo della sua vita felice. Quando - ricorda oggi chi gli vuole bene - non andava a dormire, senza pretendere baci e coccole materne. 

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