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Il finto ginecologo e i racconti delle vittime. «Mi diceva: sei una schiava». Arrestato infettivologo di Milano

L'uomo, 43 anni, incastrato dai sei giovani. Chiedeva alle donne di sottoporsi a visite a domicilio o dopo l'orario di chiusura

Il finto ginecologo e i racconti delle vittime. «Mi diceva: sei una schiava». Arrestato infettivologo di Milano
Il finto ginecologo e i racconti delle vittime. «Mi diceva: sei una schiava». Arrestato infettivologo di Milano
di Federica Zaniboni
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 27 Settembre 2022, 06:32 - Ultimo agg. : 24 Febbraio, 12:49
3 Minuti di Lettura

MILANO Le visite mediche erano una scusa per approfittarsi di loro. Creava un rapporto di fiducia e lo sfruttava per commettere violenza. Domande sul sesso, controlli alle parti intime e incontri fuori dall'ambulatorio. «Mi ha costretta a un rapporto sessuale e mi diceva che ero la sua schiava». Le vittime di Marco D'Annunzio, 43 anni, infettivologo di Milano finito agli arresti domiciliari lo scorso giugno, hanno confermato ancora una volta ciò che sarebbero state obbligate a subire. Sentite ieri davanti al gip Giulio Fanales nel corso di un incidente probatorio, in quattro hanno descritto di nuovo quelle tremende violenze. Le altre due donne verranno ascoltate nelle prossime settimane.
IL RACCONTO
Il racconto è sempre lo stesso. Spacciandosi per ginecologo, il medico del centro specializzato in malattie sessualmente trasmissibili, faceva leva sulla vulnerabilità delle pazienti. Gli abusi venivano mascherati da pratiche sanitarie. Le visite ginecologiche spesso non necessarie e che in ogni caso non sarebbe stato D'Annunzio a dover svolgere erano esageratamente lunghe. E le insistenti domande sulla vita sessuale si allontanavano sempre di più dall'ambito medico. Le vittime hanno più volte descritto il «disagio» che provavano durante quegli incontri, al punto da decidere di vestirsi in modo meno appariscente all'appuntamento successivo. A dissuaderle dall'idea di denunciarlo, anche il timore di non essere credute.

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«Avrei voluto colpirlo con un calcio, ma ero paralizzata», aveva dichiarato un'altra donna. «Arrossivo per la profonda vergogna e sudavo freddo». A una di loro, una volta, il dottore aveva detto di presentarsi nel centro di viale Jenner dopo l'orario di chiusura. Dopo averla fatta spogliare, D'Annunzio aveva cominciato con le molestie e le «domande fuori luogo», ignorandola quando lei lo supplicava di fermarsi. Preoccupato che la signora addetta alle pulizie notasse qualcosa, a un certo punto il dottore le aveva proposto di continuare a casa sua. «Ho approfittato dei pochi minuti in cui lui andava a prendere la macchina per fuggire in bici, pedalando a più non posso. Una volta al sicuro, ho realizzato di avere subito un abuso». Nei casi in cui l'uomo era riuscito a ottenere i contatti delle vittime, le molestie proseguivano anche per messaggio, con inviti a uscire insieme. In un caso, poi, l'infettivologo era riuscito a convincere una delle pazienti a farsi visitare a domicilio, approfittando dell'urgenza che aveva la ragazza di ottenere una diagnosi. Una volta a casa della sua paziente, quindi, aveva abusato di lei. E mentre lui le diceva «sei la mia schiava», la donna «sopraffatta dalla paura», non riusciva a reagire.

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LE ACCUSE
Tutte le violenze messe a verbale dalle vittime lo scorso giugno e confermate ieri da quattro di loro durante l'incidente probatorio, sarebbero state commesse tra l'agosto del 2021 e il febbraio di quest'anno. In seguito all'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, D'Annunzio era stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale aggravata. Nei mesi scorsi, poi, sono state raccolte le dichiarazioni di altre pazienti e testimoni per valutare se vi siano ulteriori casi di molestie. Come aveva scritto il gip nell'ordinanza di misura cautelare, il professionista avrebbe «agito senza manifestare alcun tipo di scrupolo in merito alla scelta delle vittime, ragazze giovani e il più delle volte psicologicamente fragili». D'Annunzio avrebbe manifestato «condotte spiccatamente aggressive e prevaricatrici, sia fisiche che psicologiche», abusando inoltre del suo ruolo di sanitario in pubblico servizio».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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