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Frana Casamicciola, un disastro annunciato. L'isola delle sanatorie: ben 27 mila richieste di condono su 63 mila abitanti (e in gran parte inevase)

Il geologo: «Costruire qui è come giocare alla roulette russa. Ma la gente non ascolta»

Frana Casamicciola, un disastro annunciato tra dissesto e condoni: nell isola terzo evento franoso in 15 anni
Frana Casamicciola, un disastro annunciato tra dissesto e condoni: ​nell’isola terzo evento franoso in 15 anni
di Mariagiovanna Capone e Ciro Cenatiempo
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 26 Novembre 2022, 23:12 - Ultimo agg. : 27 Novembre, 00:50
4 Minuti di Lettura

Ambiente, colate di cemento, dissesto territoriale. L’isola verde più che l’emblema degli eccessi, è la sintesi di una incompiutezza legislativa da colmare: Ischia è la cartina di tornasole di un fenomeno che attanaglia l’Italia. La prima legge di condono edilizio risale al 1985, le altre al 1996 e al 2003: erano opportunità per sanare lo status di immobili, abitazioni, aziende. Il dato è inequivocabile: le domande di condono sono 27.000, in grandissima parte inevase. Solo una minima fetta di richiedenti ha regolarizzato la posizione nell’arco dei decenni. Gli altri restano in attesa di risposte e si trasmettono da padre in figlio una scomoda eredità, su un’isola che conta 63mila abitanti distribuiti su 46 chilometri quadrati, frazionati in sei Comuni. Le ordinanze di demolizioni dei Comuni sono sospese «ex lege» a causa dei procedimenti di condono avviati e non definiti. «In Soprintendenza c’è poco personale e ci vorrà mezzo secolo, se non di più, per smaltire l’enorme carico», spiega l’avvocato Bruno Molinaro tra i maggiori studiosi del fenomeno.

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LA FERITA

È una delle ferite aperte: i bulldozer dietro l’angolo. Pochissime demolizioni, non più del 2 per cento, sono state eseguite. Si tratta quasi sempre di prime case. La cronaca recente, poi, parla per lo più di autodemolizioni da parte dei privati. «Lo Stato è incapace di reprimere per ragioni economiche e – spiega l’avvocato - di ordine pubblico». Ma come si aggira l’impasse? «La soluzione - sottolinea Molinaro - potrebbe essere una legge volta a riabilitare, attraverso il “ravvedimento operoso” del trasgressore, gli immobili destinati ad uso residenziale e non aventi le caratteristiche di lusso. La legge sarebbe finalizzata a un effettivo contrasto dell’abusivismo edilizio e alla negazione del condono quale strumento di governo del territorio. Consentirebbe la riabilitazione e, quindi, la revoca delle sanzioni amministrative e penali solo una volta accertata l’esecuzione, da parte del trasgressore presso gli immobili interessati, di opere di prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, di bonifica, di messa in sicurezza permanente, di miglioramento della qualità architettonica, energetica e abitativa».

La frana tragica, intanto, rilancia l’interrogativo cruciale: perché quelle case sono state costruite proprio lì? I geologi locali ricordano che l’area interessata è fuori dal «rischio sismico» ma non dai gravi rischi di collasso delle ripide dorsali montagnose. Rischi moltiplicati dalla mancata manutenzione degli alvei e delle briglie di contenimento della lava. Dove c’erano sparute case coloniche, dal Dopoguerra in poi le costruzioni si sono moltiplicate. A dispetto dei vincoli - ben undici - istituiti un po’ alla volta. Vincoli fin troppo difficili da rispettare: e perciò semplicemente ignorati, nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto controllare. Si tratta del terzo grave evento franoso in quindici anni nell’isola di Ischia. Il territorio è da sempre martoriato da eventi simili, è la sua natura geologica, in particolare il versante dell’Epomeo rivolto verso Casamicciola sembra essere epicentro di disastri naturali: alluvioni, frane, terremoti. Una terra tanto bella quanto fragile, in cui gli interventi dell’uomo non hanno aiutato a mantenerne il labile equilibrio. Eppure basterebbe poco per capirne la pericolosità, che una lettura alle cartografie esistenti rende evidente anche all’occhio inesperto tramite segni colorati rossi e blu.

 

MAPPA

E se questo non bastasse, ecco altre informazioni reperibili dalla app Georisk voluta dall’Ordine dei Geologi della Campania «per incentivare la consapevolezza delle aree a rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale» come sottolinea il presidente Egidio Grasso. In questo caso le aree a rischio molto elevato ed elevato sono evidenziate da sfumature di rosso, proprio a ridosso dell’area del stacco, a circa 780 metri sul monte Epomeo. Ci sono polemiche per l’ultimo condono a Ischia, la sanatoria che fu inserita nel decreto del 2018 sul ponte Morandi: gli ambientalisti contestarono il provvedimento in uno scenario di 27mila richieste di sanatoria edilizia. Oggi dicono: ennesimo disastro annunciato. Spiega Grasso: «Se la pioggia rappresenta l’elemento scatenante, la mancata manutenzione può pregiudicare l’equilibrio di quest’area così fragile. Abbiamo provato a informare quelli delle aree a rischio, senza risultati. Quando avvengono tragedie simili si cerca il colpevole, ma costruire qui è giocare alla roulette russa».
 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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