Pordenone, Gerta Allushi muore di tumore a 18 anni. A lezione fino a dicembre: voleva diplomarsi a tutti i costi

La lettera: "Non volevo in nessun modo sentirmi diversa, o anche solo essere vista come la ragazza malata, seppure lo fossi"

Una malattia fatale, a 18 anni il sorriso di Gerta si spegne per sempre
Una malattia fatale, a 18 anni il sorriso di Gerta si spegne per sempre
di Giulia Soligon
Martedì 17 Gennaio 2023, 14:14 - Ultimo agg. 14:19
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Certe cose a diciotto anni non dovrebbero nemmeno esistere. Una malattia incurabile se l'è portata via così, nel fiore della giovinezza, Gerta Allushi, una ragazza che ha continuato a sorridere, anche quando la sfida si è fatta difficile. Si è spenta all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Di origine albanese, era nata in Italia e viveva a Tauriano con la mamma Alma, il papà Arben e la sorella Ana, oggi stretti in un incolmabile vuoto.

Due anni fa aveva partecipato al progetto di scrittura di canzoni del cantautore e musicoterapeuta Marco Anzovino, un laboratorio realizzato insieme agli altri pazienti dell'Area Giovani CRO. "Sei con me" il titolo della canzone, cantata dagli stessi ragazzi e da Gerta, tra le voci soliste.

Studentessa del liceo Grigoletti, nonostante il tumore, scoperto nel 2018, ha continuato a frequentare le lezioni online fino all'inizio di dicembre, perché voleva diplomarsi a tutti i costi. 

"In qualunque posto tu sia Gerta, continua a cavalcare libera e soprattutto felice come eri stata quel giorno che per qualche ora hai fatto l'amazzone" così l'Area Giovani del Cro ha voluto ricordare Gerta, condividendo sulla pagina Facebook il post del professor Giuseppe Losapio, che l'aveva coinvolta a "Pordenonelegge". In occasione dell'ultima edizione della Festa del libro Gerta aveva pubblicato un testo sulla raccolta "Rosa Rosae Rosae" di Samuele Edizioni, presentato durante l'incontro con la scrittrice Viola Ardone.

Una pagina che è ritratto di Gerta, della sua tenacia, che a diciotto anni ti fa mordere la vita. Nonostante tutto.


Cara Olivia,
una cosa che mi è stata rimproverata spesso dalla mia famiglia e dai miei cari, ma per cui vengo allo stesso tempo elogiata, è il fatto di aver continuato a studiare e a fare ciò che ho sempre fatto, in ogni momento della malattia, anche in quelli più difficili. Ho sempre pensato che fosse l’unica scelta che avevo, d’altronde mi dicevo ‘sono un’adolescente, cos’altro posso fare’ … Non volevo in nessun modo sentirmi diversa, o anche solo essere vista come la ragazza malata, seppure lo fossi.
Ora che ci ripenso potevo benissimo lasciare tutto in pausa, anche perché di cose da pensare e da subire ne avevo abbastanza. Però, che senso avrebbe avuto? Mi sarei solamente chiusa in me stessa e lasciato che la malattia avesse la meglio su di me, mi comandasse e mi imprigionasse. E allora ho continuato a fare la mia vita di sempre, a studiare, a vedermi con i miei amici, ad accettare tutte le proposte di attività che mi venivano offerte, sebbene con alcune limitazioni.
Se così non avessi fatto, mi sarei privata di tanti momenti, conoscenze ed esperienze che hanno cambiato me come persona e la mia visione delle cose.
Per cui penso che una scelta che ho fatto, che mi ha permesso di essere libera è stata proprio decidere di vivere la vita che avrei vissuto se non mi fossi ammalata e di impedire alla malattia di impormi la sua. È stato leggendo la tua storia che mi sono resa conto che anche la mia era stata una scelta. Mi sono rivista in te nel momento in cui sei rimasta chiusa in casa dopo l’accaduto e, malgrado ciò, hai deciso di riprendere gli studi.
Non posso dire che sia stato sempre tutto semplice, anzi a volte mi sono sforzata più del dovuto, ma, ripensandoci, ne è valsa la pena.
Ho deciso di essere libera, di esistere e di vivere a prescindere dalla malattia
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