Giulia Di Sabatino, l'imputato cancella 134mila file segreti. Dalle chat il tariffario choc a 17 anni

Giulia Di Sabatino, l'imputato cancella 134mila file segreti. Dalle chat il tariffario choc a 17 anni
di Teodora Poeta
Venerdì 30 Ottobre 2020, 09:59 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 15:40
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É con un nuovo collegio di giudici, composto da Flavio Conciatori, Francesco Ferretti ed Enrico Pompei, che ieri mattina è entrato nel vivo il processo che vede imputato per induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile il 30enne di Giulianova, Francesco Totaro. É lui uno dei tre all’epoca indagati e poi archiviati nell’inchiesta per la morte di Giulia Di Sabatino, la stessa ragazza il cui nome è stato ritrovato in un file all’interno di una pennetta usb sequestrata proprio a Totaro.

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A confermarlo sono stati gli esperti informatici della Polizia postale chiamati a testimoniare dall’accusa. Sono loro che hanno scoperto nei dispositivi sequestrati all’imputato sottoposti ad una consulenza in seguito alla perquisizione in casa del 30enne a Giulianova dove viveva con la nonna inferma, che Totaro aveva cancellato oltre 134mila file che riguardavano proprio Giulia Di Sabatino, di cui oltre 42mila erano immagini e 2mila erano, invece, video in cui si vedevano rapporti sessuali. Una vicenda che risale all’epoca in cui Giulia era ancora minorenne, aveva 17 anni, mentre lui era già un uomo. Coinvolte nell’inchiesta anche altre ragazze, amiche della giovane di Tortoreto misteriosamente precipitata da un cavalcavia sull’A14 la notte del suo compleanno e dilaniata dai Tir di passaggio, il primo settembre del 2015, ma solo la famiglia di Giulia si è costituita parte civile a processo, fiduciosa che proprio da questo dibattimento possano emergere altri importanti elementi utili per poter far riaprire le indagini sulla morte della loro figlia, nella convinzione che si sia trattato di un omicidio.

Perché Giulia negli anni era stata irretita da quell’uomo che in cambio di foto hard le prometteva denaro. E non solo a lei. Fino al punto da scriverle, quando ormai però era già maggiorenne, una sorta di tariffario in una delle loro chat: prestazioni sessuali che venivano ricompensate da 80 a 10 euro.

A scoprire quel nome sono proprio gli investigatori, dopo la morte di Giulia, mentre fanno degli accertamenti sul suo cellulare. Improvvisamente si accorgono di foto e chat scambiate anche tramite whatsapp e Facebook, ma dalla cronologia è chiaro che all’epoca, è ottobre del 2013, Giulia era ancora minorenne.

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E così parte un’informativa alla Distrettuale dell’Aquila perché l’ipotesi, così com’è stato spiegato ieri in aula dai testi della polizia giudiziaria, «era che ci fosse stato uno scambio di denaro». Tra gli apparati informatici sequestrati a Totaro è stata ritrovata anche una spy cam, una telecamera spia nascosta, dentro una chiavetta con la ripresa di una donna nuda mentre fa la doccia. Giulia negli anni si era legata a Totaro. È emerso anche questo dalle chat. Ma poi, dopo la maggiore età, ha preso le distanze da lui, fino ad arrivare a scrivergli: «Mi pento di un sacco di cose. Me ne accorgo solo adesso che è troppo tardi. Sappilo». La mamma di Giulia, Meri Koci ieri non ha avuto la forza di assistere al processo, c’era il padre Luciano Di Sabatino, è stato sempre in silenzio ad ascoltare. Assente l’imputato.

 

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