«Attenzione al furto del Green pass, chi ha la stessa età e lo stesso sesso può facilmente utilizzare», spiega un investigatore. Il tallone d'Achille dei Green pass è uno: ristoratori, titolari di bar non chiedono il raffronto tra il documento d'identità e il risultato che restituisce l'app di verifica. Una condizione che permette lo scambio, il prestito del certificato verde. In pratica, questo è ciò che temono le forze dell'ordine, più che la vendita dei documenti contraffatti, c'è la diffusione di un altro fenomeno: l'affitto del Green Pass di chi si è vaccinato.
Green pass rubati, ecco cosa accade
Oppure il furto dello stesso certificato verde autentico, venduto sempre al No vax. Insomma il nuovo scenario è questo, più che la contraffazione. Tant'è che gli stessi hacker più che creare dal nulla i nuovi documenti lavorano su come rubarli dagli smartphone delle persone. Oppure allacciare rapporti con chi per motivi lavorativi può disporre dei dati sensibili di altre persone.
Un esempio di questo nuovo fenomeno è emerso grazie all'indagine (di fine novembre) del nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della guardia di finanza diretta dal colonnello Gianluca Berruti. Le fiamme gialle coordinate dalla procura di Milano hanno individuato e perquisito diversi persone in Veneto, in Liguria, in Puglia e in Sicilia, amministratori degli account Telegram, che promettevano a numerosissimi “clienti” di fornire Green Pass autentici. I truffatori, avrebbero assicurato l’autenticità del certificato grazie a una presunta complicità di personale sanitario che forniva i preziosi documenti.
Green pass, furto di “chiavi” per generare certificati europei falsi
Le indagini hanno consentito di smascherare i membri dell’organizzazione criminale - i quali hanno immediatamente ammesso le proprie responsabilità - ricostruirne completamente la rete della clientela e sottoporre a sequestro i profitti illeciti in criptomoneta. Bitcoin ed Ethereum erano quelle preferite per il pagamento.