Barbera (Guardia di Finanza): «Con il Covid rischio elevato di infiltrazioni criminalità nell'economia»

Barbera (Guardia di Finanza): «Con il Covid rischio elevato di infiltrazioni criminalità nell'economia»
di Ebe Pierini
Domenica 7 Giugno 2020, 15:31
4 Minuti di Lettura
Nella lotta alle mafie un ruolo fondamentale ricopre il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza guidato dal generale Alessandro Barbera il quale ha lanciato l’allarme di un rischio di infiltrazione da parte delle stesse nel tessuto economico del nostro Paese in crisi a causa dell’emergenza coronavirus.

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Generale in che modo può avvenire la contaminazione dell’economia da parte della criminalità organizzata in questa situazione emergenziale?
La complessa situazione che il Paese sta affrontando a seguito dell’emergenza epidemiologica da covid 19 costituisce uno scenario di indubbio interesse per la criminalità organizzata naturalmente capace di adattarsi ai mutamenti del contesto socio-economico al fine di cogliere nuove opportunità di investimento, trasformandosi per acquisire nuove fette di mercato nell’economia legale e riciclare denaro derivante dai traffici illeciti e guadagnare consenso sociale. Le ingenti disponibilità di liquidità accumulate dalle mafie attraverso i tradizionali business illeciti possono ulteriormente agevolare le operazioni di riciclaggio e di penetrazione nell’economia legale nelle forme più diverse, sia mediante l’offerta di prestiti usurari sia attraverso l’acquisizione di attività economiche, grazie all’interposizione di prestanome e lo sfruttamento intensivo di network relazionali costituiti da esponenti infedeli della pubblica amministrazione, faccendieri, facilitatori, la cosiddetta area grigia, e imprenditori collusi, tutti disposti a scendere a patti con la criminalità per aumentare il proprio business ai danni degli imprenditori onesti e rispettosi delle regole di leale concorrenza sul mercato. C’è da dire, inoltre, che il crimine organizzato è profondamente cambiato rispetto al passato. Ha accantonato l’azione svolta con la violenza che lo poneva sotto i riflettori e sollecitava l’attenzione delle istituzioni e ha scelto di muoversi in modo silenzioso per poter destare meno sospetti e poter infettare il tessuto economico con maggior facilità.

Quali sono le attività ed i settori maggiormente a rischio?
Molteplici possono essere le potenziali opportunità di business per la criminalità organizzata. Si pensi a settori economici come la filiera agroalimentare e della logistica in generale, quelli relativi ad approvvigionamento, immagazzinamento delle scorte, trasporto, packaging e distribuzione dei prodotti, nonché  quello inerente lo smaltimento dei rifiuti che non hanno mai interrotto la propria attività anche in piena pandemia. La criminalità organizzata non resta insensibile alle nuove opportunità d’investimento nei settori economici che hanno significativamente espanso il proprio giro d’affari e i conseguenti profitti come è avvenuto per la filiera di produzione di gel disinfettanti, dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e guanti, fino ai presidi medici e ai servizi di sanificazione degli ambienti.  Anche i comparti economici che hanno subito gravi perdite e danni in conseguenza dell’emergenza sanitaria possono risultare particolarmente appetibili come i settori della ristorazione, della ricezione alberghiera e della filiera collegata al turismo. Le organizzazioni mafiose potrebbero inoltre rafforzare il proprio monopolio nell’usura e nelle estorsioni sia ai danni delle aziende in grave crisi finanziaria che nei confronti della fascia più debole della popolazione che, a causa della pandemia, ha visto crescere ulteriormente il proprio disagio sociale.

Per quanto riguarda nello specifico l’area romana?
L’area romana non è immune dalla presenza strutturata e stabile di soggetti e di gruppi criminali, in relazione diretta con Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta.  Il rischio, in un momento di crisi come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia, che vengano immesse sul mercato ingenti liquidità di provenienza illecita per conquistare nuovi spazi di mercato, va considerato concreto e molto alto.  In più, la realtà criminale romana risulta assai più complessa e variegata rispetto alle altre province laziali, non esaurendosi nel radicamento di esponenti espressione delle mafie tradizionali ma registrando, parallelamente, l’agire di organizzazioni che, pur adottando il tipico modus operandi delle mafie, non fanno riferimento ai sodalizi originari del Meridione d’Italia. Parliamo, infatti, di organizzazioni che hanno assunto una propria autonomia, con strutture piramidali, ben organizzate e che controllano ampie fette di  territorio, come il clan Fasciani e quelli di matrice rom dei Casamonica e degli Spada.

Avete già registrato evidenze di infiltrazioni legate all’emergenza coronavirus?
Recenti attività operative condotte dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato la tendenza della criminalità comune, e quindi anche quella non legata alle mafie, ad infiltrarsi nei settori connessi con l’emergenza covid 19. Una tangibile testimonianza emerge nell’operazione denominata “The Mask” conclusa dalla Guardia di Finanza di Roma relativa ad una gara per la fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche aggiudicata ad una società agricola a responsabilità limitata, non collegata alla criminalità organizzata, poi risultata inadempiente. A testimonianza della capacità delle mafie di saper cogliere ogni illecita opportunità d’investimento anche in periodo di crisi emerge il sequestro di bar ed esercizi di ristorazione siti nella Capitale operato, qualche giorno fa, sempre dalle Fiamme Gialle di Roma. Il destinatario della misura, già arrestato nel 2017 in quanto ritenuto al vertice di un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni, nonché contiguo al clan di camorra degli Scissionisti, durante il periodo del lockdown, aveva acquisito altri 3 esercizi commerciali. 
 
 
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