Homo Sapiens, scoperti in Bulgaria i resti più antichi d'Europa grazie a una ricerca tutta italiana

Homo Sapiens, scoperti in Bulgaria i resti più antichi d'Europa grazie a una ricerca tutta italiana
Lunedì 11 Maggio 2020, 17:01 - Ultimo agg. 19:35
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Un dente e cinque frammenti ossei di 45.000 anni fa sono i resti più antichi dell'Homo sapiens in Europa. Sono 2.000 anni più antichi degli altri fossili di sapiens europei finora noti e descrivono anche le interazioni dell'uomo moderno con i cugini Neanderthal. Pubblicato sulle riviste Nature Ecology & Evolution e Nature, il risultato si deve a un gruppo internazionale coordinato dall'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva e del quale l'Italia fa parte con l'Università di Bologna.

I resti sono stati scoperti in Bulgaria, nella grotta di Bacho Kiro, e l'analisi del Dna li ha attribuito all'Homo sapiens. Sono stati analizzati nelle due ricerche coordinate da Helen Fewlass e Jean-Jacques Hublin, entrambi dell'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva. Ha coordinato la datazione dei reperti l'italiana Sahra Talamo, dell'università di Bologna.

«L'analisi al radiocarbonio conferma che i fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa», rileva Talamo. Il sito, ha osservato Hublin, «documenta una prima ondata di Homo sapiens, che entrò in contatto con gli uomini di Neanderthal e portò in Europa nuovi comportamenti». La conferma della presenza dell'Homo sapiens in Europa già prima di 45.000 anni fa permette di ampliare di 2.000 anni il periodo di convivenza tra la nostra specie e l'Uomo di Neanderthal, che scomparve circa 40.000 anni fa. 

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Una coesistenza prolungata che ha inevitabilmente influenzato i percorsi delle due specie, come mostrano alcuni indizi trovati sempre nella grotta di Bacho Kiro. Oltre ai resti umani, i nuovi scavi hanno infatti portato alla luce anche alcuni manufatti in avorio e osso e ornamenti in denti d'orso, risalenti anch'essi alla fase iniziale del Paleolitico superiore. Oggetti che somigliano in modo «sorprendente a quelli prodotti dai Neandertaliani nella fase precedente alla loro estinzione e venuti alla luce nella Grotte du Renne, in Francia», spiega Talamo. Questa similitudine, secondo Hublin, sostiene l'ipotesi secondo cui questi comportamenti Neandertaliani siano il risultato di incontri ravvicinati e quindi scambi e contatti con i primi gruppi di Homo sapiens arrivati in Europa.

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