Covid, i virologi: il blocco notturno non basta, in Lombardia la situazione è esplosiva

Covid, i virologi: il blocco notturno non basta, in Lombardia la situazione è esplosiva
Covid, i virologi: il blocco notturno non basta, in Lombardia la situazione è esplosiva
di Claudia Guasco
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 08:50
5 Minuti di Lettura

Il Comitato tecnico scientifico lombardo chiedeva misure più severe, con oltre 2.000 nuovi contagi di cui 1.054 in provincia di Milano soltanto ieri la diffusione dell'epidemia di Covid-19 rischia di sfuggire al controllo. L'Ats ha già gettato la spugna, ammettendo che il tracciamento è impossibile. È evidente quindi che il coprifuoco che scatterà domani, tutti a casa dalle 23 alle 5 del mattino, e la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana sia solo un primo intervento in vista di una stretta più severa.

Coprifuoco e chiusure localizzate, Italia prova a piegare la curva

Covid a Roma, piazze off limits ma stretta a metà: luoghi affollati non vietati, solo transenne


NUOVE LIMITAZIONI
«La situazione è esplosiva. Ne abbiamo parlato nel vertice di venerdì scorso e avevamo già fatto presente al presidente Attilio Fontana la necessità di porre delle limitazioni. Bisogna ridurre momenti come le cene ed evitare tutti i contatti non necessari mantenendo fisse la scuola e le attività lavorative, eccetto la filiera della ristorazione», afferma il virologo della Statale Fabrizio Pregliasco, membro del Cts.

Il coprifuoco notturno, secondo Pregliasco, «non è del tutto sufficiente per Milano, per densità di popolazione, interscambi lavorativi, i contatti legati alla tipologia abitativa. La città è sicuramente è un malato più grave». Al momento le terapie intensive «sono ancora abbastanza vuote, ma visto questo crescendo ormai esponenziale bisogna prendere delle iniziative forti, una svolta rispetto a un Dpcm che ha tenuto conto delle doverose mediazioni».

Covid, da Fedez a Marta Losito influencer schierati: «Senza mascherina sei solo un cretino»

Coprifuoco e serrate: decidono le Regioni. La svolta del governo

Il Cts, tanto per cominciare, ha proposto la chiusura dei locali in Lombardia «dalle nove di sera, o anche prima», serrata a cui si oppongono i ristoratori che ieri hanno protestato sotto il Pirellone sostenendo che «è la morte». Ma un mattone alla volta il muro per proteggere la Lombardia dal virus si alza. Al Comune di Milano, spiega il sindaco Giuseppe Sala, «porteremo rapidamente lo smart working al 50%, se servirà anche di più». Mentre in alcune scuole è stata avviata la sperimentazione dei tamponi antigenici rapidi con esito in quindici minuti. Muoversi subito per evitare il peggio, esortano gli esperti. «Salviamo l'economia da un nuovo lockdown generalizzato, che oggi avrebbe gravi costi sociali ancor maggiori e metterebbe tutti in grande difficoltà. Occorre agire adesso, con misure energiche, ma ancora sostenibili», è l'appello del direttore di malattie infettive del Sacco Massimo Galli e del collega del Papa Giovanni XXIII di Bergamo Marco Rizzi. «In questa delicata fase, occorrono interventi mirati e selettivi. Togliamo le gambe al virus, immediati provvedimenti rigorosi circoscritti agli ambiti territoriali più critici possono evitare di dovere adottare in un prossimo futuro generalizzati provvedimenti restrittivi di difficile sostenibilità», affermano. E dunque: didattica a distanza e blocco delle attività ludiche e ricreative, perché «se nel periodo buio dei primi mesi ci si poteva arrendere al fatto di essere stati colti di sorpresa, ora il ritardo di una efficace risposta non può più essere giustificato». Il Covid «è rimasto sostanzialmente immodificato, non è più tempo delle discussioni estenuanti, le trattative al ribasso, gli sterili distinguo». Bisogna chiudere.

Coprifuoco, giro di vite se i casi crescono: «Chiusure anticipate alle 22». Tra dieci giorni nuovo step


MANCANO I MEDICI
La pressione sugli ospedali lombardi, infatti, è molto forte tanto che entro questa settimana l'hub in Fiera sarà di nuovo operativo. Costato 21 milioni di euro, nella prima ondata ha ospitato in tutto solo una ventina di pazienti tant'è che sul presunto spreco di risorse (fondi privati raccolti con donazioni) la Procura ha aperto un'inchiesta. In base al timing della fase uno, il reparto riaprirà quando i ricoveri in terapia intensiva supereranno i 150, e ieri erano già 123. I posti letti potenziali a regime sono 221 suddivisi in quattro moduli, il problema tuttavia non sono gli spazi bensì il personale: nella prima ondata hanno lavorato cinquanta operatori suddivisi in tre turni, pochi se come si prevede nelle prossime settimane i contagi aumenteranno. In tutta fretta è quindi scattato il reclutamento di medici da tutta la Lombardia. Come avverte Antonio Pesenti, coordinatore delle unità di crisi della Regione Lombardia e primario di Rianimazione al Policlinico, «bisogna avere la ruota di scorta gonfia e non bucata».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA